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Il tradimento dei comunisti

di Mauro Tozzato - 13/07/2010

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Un articolo apparso sul Corriere del 10.07.2010 pare scritto apposta per corroborare ulteriormente le tesi che il blog e La Grassa da anni stanno portando avanti e rielaborando sino all’ultimo intervento scritto da GLG proprio domenica (a partire da il Teatro dell’assurdo pubblicato nel “lontano” 1995 da G. La Grassa assieme a C. Preve). Il titolo dell’articolo è «Pentapartito addio», disse la Cia - Già nel 1988 gli Usa consideravano logora l' alleanza di governo. Riporto di seguito alcuni passi dell’articolo scritto da Ennio Caretto:
Nel crepuscolo della guerra fredda, grazie anche al dialogo apertosi tra gli Usa e l' Urss sotto Reagan e Gorbaciov, la Cia cambiò gradualmente idea sui comunisti italiani. Documenti che vanno dalla fine dell' 85 all' inizio dell' 88 svelano che per Washington il Pci si sta evolvendo in quel periodo “in un partito ragionevolmente moderato, di tipo occidentale, che pare accettare veramente il sistema di economia mista e l' appartenenza dell' Italia alla Nato”.[…] alla morte di Berlinguer, nell' 84, il Pci non ne aveva ricusato l' eredità, anzi su di essa aveva creato una nuova classe dirigente e una nuova politica. Il partito, scrive la Cia alla fine dell' 85, è a una svolta, come la Dc. «Ha un' ala marxista leninista guidata da Cossutta, un' ala moderata guidata da Napolitano, un' ala centrista guidata dal segretario Natta», ma l' ala estremista verrà emarginata a poco a poco. E perché? Perché alle elezioni di primavera «il Pci ha subito una pesante sconfitta, e Natta ha colto l' occasione per un salto generazionale nella sua direzione e per un mutamento di strategia: probabilmente i comunisti passeranno dall' alternativa democratica al dialogo con la Dc». La sconfitta elettorale del Pci, conclude la Cia, è stata un bene per l' Italia: ne ridurrà gli scontri politici. E per gli Usa: «Il Pci non è più stalinista». Secondo Washington, «la nuova élite comunista è molto meno proletaria che in passato, annovera meno leader nati in famiglie rosse e più leader del ceto medio, favorisce il dibattito interno a discapito del centralismo democratico, non è monolitica». I suoi esponenti più importanti sono Occhetto, il numero due, e D' Alema, il primo dei giovani, gente che in politica interna «rispetta il pluralismo e si dimostra pragmatica, e in politica estera tiene le distanze da Mosca anche se continua a diffidare dell' America». Ma la convergenza tra il Pci e la Dc non sarà facile, dice la Cia, perché «l' ala moderata di Napolitano e del sindacalista Lama vuole invece la completa rottura con il Cremlino, più democrazia nel partito, e una stretta cooperazione col Psi di Craxi».
In un rapporto del marzo 1988 inoltre
i  servizi americani non scommettono più sul pentapartito: «Alla fine degli anni Settanta ha fermato i comunisti, ma adesso la sua sopravvivenza è in dubbio a causa della guerra tra i democristiani e i socialisti». Craxi avrebbe bloccato un governo De Mita o Andreotti, spiega la Cia, e avrebbe finito per stancare «persino i centristi della Dc come Gava e Forlani che lo avevano appoggiato». Forse a chiamare i comunisti al governo sarebbe stato Andreotti: «È abbastanza opportunista da farlo se non vedesse alternative». È uno sbaglio clamoroso, perché il 13 aprile dell' 88, un mese dopo, il pentapartito, Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli, varerà il governo De Mita, a cui subentreranno i due ultimi governi Andreotti. Uno sbaglio sintomatico dell' umore di Washington verso l' Italia. Dopo avere puntato sulla Dc e sul Psi per arginare il comunismo, l' America non sa più a quale partito rivolgersi. È delusa dei leader su cui aveva fatto affidamento, e non riesce a individuarne i successori, tanto da ammonire che l' Italia, uno dei suoi più fedeli alleati, «adotterà una politica estera più indipendente, a esempio più filoaraba in Medio Oriente». La rassicurano solo l' evoluzione del Pci in senso democratico, come indica il rispetto della Cia per Napolitano e per D' Alema, e la evoluzione parallela del Cremlino sotto Gorbaciov. Un anno e mezzo più tardi il muro di Berlino crollerà, e sulla scia spariranno l' impero sovietico e «il pericolo rosso» in Italia. Da quel momento l' America accetterà serenamente i post-comunisti.
A questo punto mi pare opportuno inserire una ampia citazione dall’ultimo intervento di La Grassa per dimostrare come si possa tranquillamente dire che le varie considerazioni (del blog e dei vari documenti che continuano ad emergere) combacino quasi alla perfezione:

<<La “Bolognina” era inscritta in quel lungo processo; si attendeva soltanto la sanzione ufficiale che non poteva avvenire fino a quando non fosse crollato l’antagonista storico degli Usa. Gruppi politici importanti di tale paese si fidavano ormai della quasi totalità della dirigenza piciista, ma sapevano dell’esistenza di frange “nostalgiche” (valutate nella seconda metà degli anni ‘70 intorno al 15%) che non dovevano mettere il naso nella Nato; e il pericolo ci sarebbe stato con il Pci in possesso di alcuni Ministeri in un eventuale Governo. Craxi avvertì certo “sul collo il fiato” del Pci americanizzato, e lo combatté dunque con molto maggior accanimento della Dc; anche la battaglia sulla “scala mobile” (referendum del 1985 indetto per abrogare il taglio di 4 punti della stessa decretato oltre un anno prima dal Governo Craxi) si inscrive in questo tentativo di impedire che il Pci, ben più grosso, sostituisse il Psi nella condirezione del paese. Per motivi inspiegabili, almeno secondo quanto mi riesce di capire, Craxi si illuse invece che il “crollo del muro” decretasse la fine del Pci e la definitiva vittoria dei socialisti; fu molto meno preveggente di Andreotti, che divenne molto serio e preoccupato, mostrando continuamente di rimpiangere il periodo precedente. Immagino questo dimostri come il Psi avesse poca influenza sui Servizi, mentre un buon democristiano era avvertito di quanto stava maturando. Se si erano occidentalizzati molti “comunisti” dell’est, figuriamoci a quale punto di “cottura” fosse già giunto il processo di “atlantizzazione” dei piciisti italiani.>>
Sembra a questo punto scontato, come ha evidenziato La Grassa, che mentre Andreotti e parte della DC erano comunque al corrente di “molte cose”, proprio Craxi che pareva ad un certo momento il personaggio “dominante” era stato accuratamente tenuto all’oscuro riguardo alcune importanti “faccende”.