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Come si confeziona un criminale di guerra

di Jeff Klein - 09/05/2006


 
 
   

I crimini di Saddam Hussein e dei suoi scagnozzi durante gli anni ’80 sono tornati alla ribalta nei notiziari quando si è riaperto il processo di Baghdad. Sebbene un tribunale costituito sotto l’occupazione statunitense sia discutibile sotto il profilo della legalità e della legittimità, è fuori dubbio che Saddam e gli altri accusati siano colpevoli delle atrocità commesse contro la propria gente e dei crimini di guerra per gli attacchi ai paesi confinanti. In modo particolare sono colpevoli per l’atroce utilizzo di armi chimiche contro i curdi iracheni e i soldati iraniani.

Tuttavia, ciò che i mezzi di comunicazione mainstream sembrano dimenticare nelle loro storie è che il dittatore iracheno godette del pieno appoggio del governo Usa mentre commetteva tali crimini. L’Amministrazione Reagan fece di tutto per supportare l’Iraq nella guerra con l’Iran, dopo la detronazione del “suo” Scià. Il governo statunitense e i consulenti per gli affari, molti dei quali riciclati nella seconda amministrazione Bush, volarono a Baghdad offrendo aiuto, supporto dei servizi segreti e lo scambio di prodotti dalla doppia valenza civile-militare, inclusa la tecnologia delle armi chimico-biologiche e le materie prime per realizzarle. Gli Stati Uniti fecero ogni sforzo possibile alle Nazioni Unite per proteggere l’Iraq da una qualsiasi condanna o sanzione economica per le atrocità commesse; l’oscena alleanza venne ben simbolizzata dalla famosa “stretta di mano” tra Donald Rumsfeld e il dittatore iracheno (questa sordida vicenda e i suoi documenti principali sono raccolti nel rapporto:
SHAKING HANDS WITH SADDAM HUSSEIN: The U.S. Tilts toward Iraq, 1980-1984, National Security Archive, 25 febbraio 2003).

Naturalmente, I crimini statunitensi in Iraq non sono solo vecchie notizie; secondo qualsiasi standard legislativo coerente, inclusi i processi di Norimberga dopo la seconda guerra mondiale e l’atto costitutivo delle Nazioni Unite, le cariche istituzionali degli Stati Uniti, dal Presidente in giù, sono colpevoli di reati punibili come crimini di guerra. I nazisti vennero impiccati, dopo il 1945, per aver scatenato una guerra di aggressione, per lo sterminio di civili e l’autorizzazione a torturare ed abusare dei prigionieri, ma è impensabile che uno qualunque dei nostri esecutori materiali venga giudicato (vedi
When War Crimes Are Unspeakable di Norman Solomon, e Returning to the Scene of the Crime: War Crimes in Iraq di Noam Chomsky).

Non mi capita spesso di scrivere delle mie esperienze personali, ma devo confessare un cupo segreto: sono stato un inconsapevole strumento dello sforzo Usa nel sostenere la dittatura di Saddam Hussein!

Io e Saddam, una storia vera…

Qando lavoravo come macchinista nella Divisione Marittima e Turbine a Vapore della General Electric, a Lynn, uno degli ultimi progetti civili che portammo avanti nei primi anni ’80 si chiamava semplicemente “IRAQ”. Il nostro compito era costruire l’equipaggiamento per una centrale elettrica da realizzarsi in qualche luogo nella Mesopotamia di Saddam Hussein. Più tardi, appresi che l’accordo venne finanziato dall’USAID (United States Agency for International Development, Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti). Non sapevo molto dell’Iraq a quel tempo, e i mezzi d’informazione non erano particolarmente ostili nei suoi confronti. Piuttosto, era di quei pazzi Ayatollah iraniani che ci dovevamo preoccupare, insieme con i comunisti Sandinisti del Nicaragua che si riversavano oltre il Rio Grande (fiume sul confine USA-Messico, NdT) pronti ad invadere il Texas. Comunque, ero felice di poter lavorare su un progetto civile mentre la maggior parte degli impianti andava configurandosi come fornitore esclusivo per il programma di ampliamento della flotta di navi da guerra di Reagan. (Quando iniziai a lavorare per la GE, nei tardi anni ’70, avevamo un grosso contratto per la costruzione di cannoniere ad alta velocità per l’Iran, ma dopo la deposizione dello Scià le navi vennero infine vendute all’Arabia Saudita... ma questa è un’altra storia).

I licenziamenti periodici erano una cosa normale per i lavoratori della GE di Lynn; quando iniziò il declino della Divisione Turbine, dopo il 1985, persi il posto di lavoro insieme a molti altri membri del sindacato. Io fui più fortunato di tanti altri: per la mia maggiore anzianità, trovai un altro lavoro da macchinista nel dipartimento dei motori aeronautici. Per la maggior parte, il lavoro era di tipo militare, elicotteri da combattimento e aerei da caccia. Uno dei nostri compiti principali era la produzione dei motori per i cacciabombardieri F-18 della Marina. Molti di questi, trasportati su portaerei, furono uno strumento assai efficace nel bombardare le industrie e le infrastrutture irachene durante la Prima Guerra del Golfo. Fu così che, pochi anni dopo, provai una soddisfazione patriottica nel sapere che avevo contribuito, nel mio piccolo, a distruggere proprio quella centrale elettrica che avevamo recentemente costruito per il malvagio Saddam Hussein.

Naturalmente, al tempo della Guerra del Golfo del 1991 ero stato definitivamente licenziato dall’oramai striminzito stabilimento di Lynn. Il progetto “IRAQ” fu uno dei nostri ultimi lavori civili, perché poco dopo la GE appaltò la sua tecnologia nella progettazione e realizzazione di turbine ad aziende in Corea e Giappone. La Divisione Turbine di Lynn venne chiusa permanentemente da lì a poco. Adesso, sono la Hitachi e la Hyundai che continuano la produzione di centrali elettriche, di progettazione GE, per il solido mercato asiatico, pagando ingenti royalties all’affabile industria che “Porta cose buone alla vita” (uno dei più famosi slogan della GE, NdT). Ma i lavoratori statunitensi del reparto turbine sono acqua passata. (Ormai, qui non si producono più neanche le lampadine; la produzione è stata spostata in Messico e gli impianti, comprati ad un prezzo stracciato, nell’ex Repubblica Popolare Ungherese.)

Al giorno d’oggi, la GE è universalmente riconosciuta come una delle società meglio gestite al mondo. Saddam Hussein potrà anche affrontare le accuse per crimini di guerra, ma il leggendario Presidente della GE, Jack Welch, si gode una pensione da nababbo a New York, 9 milioni di dollari all’anno, vive in palazzi principeschi e si muove su limousine forniti dall’azienda e possiede una suite sopraelevata allo stadio degli Yankee. In Iraq, la società di Welch ha fatto lucrosi affari in tutti i sensi, distruggendo e ricostruendo. General Electric ed altre multinazionali come la Bechtel e la Halliburton stanno di nuovo facendo cassa con i costosissimi progetti di “ri-costruzione”, comprese le nuove centrali elettriche che, in realtà, sembrano non essere in grado di portare corrente nelle case irachene.

Una tripla giocata! Non è fantastica la libera impresa?

E ora, avanti con l'... IRAN!

Jeff Klein può essere contattato all’indirizzo: jjk123@comcast.net

Fonte: http://www.counterpunch.com/
Link: http://www.counterpunch.com/klein04222006.html
22-23.04.06

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di PAOLO LEMBO