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Ong in Liberia «Sesso in cambio di cibo»

di Massimo A. Alberizzi - 09/05/2006

Il rapporto di «Save the Children» sui campi profughi 

 Bambine vittime di operatori umanitari e truppe Onu

 
DAL NOSTRO INVIATO
NAIROBI - Il rapporto di «Save the Children» è terribile. Decine di minori in Liberia sono costretti a prostituirsi in cambio di quattro soldi, un po’ di cibo o qualche favore. Per un anno i ricercatori dell’organizzazione non governativa hanno visitato campi profughi o le aree dove gli sfollati sono rientrati a casa, hanno fatto domande, preso appunti e ieri hanno pubblicato lo studio con le crudeli conclusioni. «Chi sfrutta i bambini - spiega Tirana Hassan che ha partecipato alla ricerca - sono tutti quelli che hanno un certo potere. Gli uomini d’affari, chi ha un commercio ed è un po’ più ricco e poi chi lavora con le organizzazioni non governative. Oltre naturalmente ai soldati delle truppe dell’Onu».
Per una ventina d’anni la Liberia è stata sconvolta da una feroce guerra civile cui, loro malgrado, hanno partecipato anche i bambini: «Reclutati da guerriglieri ed esercito, separati dalla loro famiglie, sono stati testimoni di atrocità orribili, violentati e torturati. A migliaia sono fuggiti dalle loro case e finiti in un campo per profughi o sfollati - aggiunge Tirana -. Ma con la pace le loro odissea non è finita. Ora tornano a casa, ma molti subiscono la violenza dello sfruttamento sessuale».
«La situazione è disperata - commenta al telefono Mauro Armanino, un sacerdote che conosce bene la Liberia - e la gente non ha più niente. Molte volte sono gli stessi genitori che tollerano la prostituzione dei loro figli per avere qualche soldo con cui campare. Il rapporto di "Save the Children" non dice niente di nuovo, ma ha il merito di denunciare una situazione che si sta incancrenendo. Bisogna agire e subito».
In gennaio 5 russi che lavoravano per una compagnia ingaggiata dalle Nazioni Unite sono stati accusati di aver violentato due ragazzine. Hanno passato una notte in guardina. Il giorno dopo sono stati rilasciati e quindi sono fuggiti. A nulla è valsa la richiesta di estradizione avanzata dalle autorità liberiane e sostenuta dalle stesse Nazioni Unite
L’infanzia negata purtroppo non è un’esclusiva dei bambini liberiani. Accade dappertutto e i rapporti in questo senso sono frequenti. Chi ha un po’ di soldi e un po’ di potere lo esercita chiedendo favori sessuali. L’Aids ha aggravato il fenomeno perché in molti casi gli adulti (ma soprattutto i vecchi) cercano ragazzine vergini per essere sicuri che non abbiano contratto il virus.
«E’ noto per esempio - continua padre Mauro - che uno dei luoghi più comuni di sfruttamento sessuale è la scuola. I maestri, già nella primaria, e i professori, nella secondaria, abusano sessualmente delle loro allieve. Tutti lo sanno, ma nessuno fa niente. C’è una sorta di acquiescenza e comprensione. Non voglio giustificare, ma la situazione disperata, in cui versa la maggior parte della popolazione, serve a spiegare il perché questo accade con così grande facilità. Se non si interviene in profondità, nella struttura dei rapporti sociali non si può modificare lo stato delle cose».
A Monrovia, da 20 anni, non ci sono acqua e non c’è corrente elettrica. Unica capitale al mondo assieme a Mogadiscio. E non c’è lavoro. L’elezione alla presidenza di Ellen Johnson Sirleaf, lo scorso novembre, ha innescato molte speranze e molte aspettative.
«General Car-o-Pupu» è un ex combattente che nel 2003 in piena guerra guidava le milizie dell’ex presidente Charles Taylor. Allora vestiva con una bandana in fronte e teneva ben in vista un caricatore a tracolla. Brandiva un mitra e un lanciarazzi. Non ha mai voluto spiegare quanti nemici abbia fatto a pezzi. Ora ha 28 anni, una moglie e un paio di figli piccoli ed è tornato al suo vero nome: Justin.
In novembre con l’elezione di Ellen Johnson sperava tanto di trovare un lavoro, invece ancora nulla: «Conosco tante bimbe che vanno con uomini adulti - conferma al telefono -. Il mio quartiere è pieno. I genitori chiudono un occhio e lasciano correre. Cosa vuoi, qui non abbiamo nulla da mangiare». Sì, ma tutti avete il cellulare. «Ormai non possiamo farne a meno». Ma è vero che le bambine si prostituiscono anche per una carta ricaricabile? «Beh, forse per una no, ma per una decina credo proprio di sì».