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Concorsi esterni di consenso criminale

di Stefano Moracchi - 21/03/2012

Fonte: attuazionista.blogspot


L'aspetto più importante per indagare in maniera appropriata il governo Monti è sicuramente quello di comprendere il ruolo che hanno avuto le “forze” (le debolezze, invero) che si opponevano al governo Berlusconi.
Le stesse forze che oggi, nonostante la plateale disparità di “trattamento” tra le fasce a basso reddito e quelle medio-alte, rimangono ancora confinate all'interno del perimetro politico che favorisce, piuttosto che arginare o superare, il nuovo disegno di ricomposizione sociale.

Il governo Monti è l'espressione più alta finora raggiunta della saldatura tra economicismo e autoritarismo. Economicismo e autoritarismo che si riflettono sulla popolazione italiana o, per meglio dire, su uno specifico gruppo sociale privo di rappresentanza politica (terra di nessuno), per via dello stesso economicismo e autoritarismo (Usa) di cui è soggetto a livello internazionale il nostro Stato fantoccio.

L'economicismo non è altro che la perdita del carattere politico del nostro Stato, mentre l'autoritarismo non è altro che la prova di forza di chi detiene il potere politico (Usa).

Per questo, nonostante l'esperienza degli anni passati, gli aspetti economici che caratterizzano specificatamente questo governo, se pur veri, non vanno presi come modello di comprensione, perché rappresentano la facciata dell'edificio e non fanno vedere le vere stanze del comando che lo governano.

Se si effettuasse un radicale spostamento dell'attenzione teorica e politica sul terreno dei fattori integrativi di un ordinamento sociale, potremmo vedere con maggiore obiettività le debolezze che stanno alla base di quelle che ancora vengono ritenute di maggior successo, come ad esempio quelle basate sulla “apparente” conflittualità.

La conflittualità apparente è uno degli elementi cardine dei fattori integrativi. Essa serve, soprattutto in momenti di transizione avvenuta, ma che ancora necessita di assestamento dei rapporti sociali basati su una produzione che non è più quella finora conosciuta (la quale, detto per inciso, non era più tale da anni), a inglobare i “sentimenti” di quelle fasce sociali “scontente” e “indignate” e, proprio per questo, maggiormente “reperibili” da forze totalmente (im)politiche ma utili a fotografare il presente e conservarlo per il futuro assestamento.

Queste forze esterne di consenso verso il potere costituito (sia a livello internazionale attraverso l'appoggio ad organizzazioni criminali manovrate dalla supremazia Usa, sia a livello nazionale nell'ingabbiare il dissenso) volgendo l'attenzione su presupposti contenuti di classe del governo Monti non fanno altro che nascondere il vero motivo per cui ci è potuto andare al governo: ovvero la crisi di rappresentanza politica che esso esprime.

Il motivo per cui non riescono ad esprimere la vera motivazione sta tutto nell'atteggiamento teorico refrattario a prendere in considerazione l'elemento che sta alla base di uno Stato: la possibilità di esercitare la sua Politica.

Mettendo in risalto i caratteri economici del governo senza collegarli alla motivazione della debolezza politica (sottomissione verso gli Usa) riproducono automaticamente il progetto criminale.

Lo sconvolgimento delle basi materiali dell'esistenza sociale (nuovi rapporti sociali di produzione) che si sta preparando, dovrebbe indurre a concentrare l'attenzione su quel gruppo sociale scaturito dal progetto criminale perché determinante alla riproduzione di una certa formazione sociale.

L'apparente unità che si è determinata attorno al governo Monti (ciò che esso rappresenta a livello internazionale) non è solo l'aggregazione di diversi ceti ma, cosa più importante, è il fattore determinante costituito dal gruppo sociale privo di rappresentanza politica intorno al quale si è costituita una gabbia (cella) grazie al ruolo giocato dalle mediazioni criminali come le agenzie del lavoro (holding).

Lo stesso meccanismo delle mediazioni criminali adottato a livello internazionale.

L'economicismo autoritario del governo Monti lo ritroviamo nelle cosiddette forze estreme quando puntano il dito contro l'Unione Europea, la Bce, il Fmi senza dire che sono semplici mediazioni criminali per conto degli Usa allo scopo di svuotare gli Stati delle loro prerogative “politiche” e costringerli ad adottare manovre economiche.

Stefano Moracchi