C’è concesso di scrivere la “verità” su i nostri siti o addirittura per qualcuno su gli stessi giornali, perché lo Stato anzi il Potere può permettersi il lusso di concederci di dire tutto ciò che vogliamo o ci passa per la testa; peggio è che il Potere accetta con piacere questo nostro sfogo, anzi lo considera indispensabile per mantenere il suo stesso potere. Con ciò intendo che la libertà individuale (di chi manifesta le proprie opinioni individuali) se non è sottomessa a un progetto che riconosce l’altro, finisce strumento di una politica immatura che agisce non per fini collettivi ma per interessi individuali.

Ad esempio, tutti noi siamo pronti a riconoscere che la Democrazia sia il migliore, anzi l’unico sistema di governo accettabile, distinguendo poi per quanto riguarda l’impresa, la superiorità di quella privata rispetto la pubblica, negando così i valori democratici che sono insiti in questa e negati in quella.

Conseguentemente apprezziamo nella conduzione democratica dello stato essenzialmente la possibilità di fare ciò che più ci conviene e non già il buon governo, come nell’impresa gli utili individuali piuttosto che quelli comuni.

In tale contesto, tra gli uomini che pensano di dire la “verità”, quelli più seri sono certamente coloro che si fanno pagare.