L’Islanda fornisce una lezione di patriottismo autentico e di sovranità all’Europa
di Luciano Lago - 26/10/2015
Fonte: Controinformazione
In quello che dovrebbe esere un esempio per l’Europa ed anche per tutto il mondo occidentale, quello dominato dal cartello delle grandi banche sovranazionali, iniziando dall’Italia e finendo con gli Stati Uniti d’America, risulta interessante focalizzare il caso dall’Islanda, un piccolo paese dove però la giustizia ha già condannato 26 grandi banchieri, in un totale combinato di pene per 74 anni di prigione.
La maggior parte dei banchieri processati sono stati condannati a pene di prigione tra i due ed i cinque anni. La pena massima in Islanda per i delitti finanziari è di sei anni, nonostante che attualmente ci sia no udienze in corso per ampliare i termini massimi oltre i sei anni di carcere.
I banchieri sono stati processati per aver manipolato i mercati finanziari islandesi dopo che l’Islanda aveva liberalizzato il suo settore finanziario nel 2001. Con il tempo, l’accumulazione del debito esterno del paese era cresciuta a dismisura e si era traformata in un collasso di tutto il settore bancario nel 2008.
Secondo l’Iceland Magazine:
“In due risoluzioni separate la scorsa settimana, la Corte Suprema dell’Islanda e il Tribunale del Distretto di Reykjavic, hanno sentenziato i tre alti direttivi di Landsbankinn e di due alti direttivi di Kaupthing, assieme ad un eminente investitore , alla pena detentiva per i delitti commessi nel periodo precedente al collasso finanziario del 2008. Con queste risoluzioni il numero dei banchieri e finanzieri che sono stati condannati alla prigione per i delitti relazionati con il collasso finanziario è arrivato a 26, con un tempo di prigione combinata dei 74 anni”.
I massicci debiti erano ricaduti sui cittadini dell’Islanda, per pemettere che il paese continuasse a funzionare, cosa che significa che gli islandesi ancora oggi stanno pagando al FMI ed a altre nazioni parte di questi debiti, otto anni più tardi.
Si è trattato di un danno tremendo per i cittadini islandesi e per l’economia del paese nordico.
Tuttavia, a differenza di quanto accaduto in vicende simili in paesi come gli Stati Uniti o l’Italia, l’Islanda ha optato per mettere in carcere i criminali che manipolavano il loro sistema finanziario. Per esempio, se paragoniamo quanto accaduto negli Stati Uniti, neppure un solo dirigente bancario fu accusato di delitti relazionati con la crisi finanziari del 2008, nonostante che gli stessi Stati Uniti siano stati quelli che hanno determinato la crisi su scala globale.
Il presidente dell’Islanda, Olafur Ragnar Grimmson, lo ha riassunto perfettamente quando gli è stato domandato come il suo paese è riuscito a recuperarsi dalla crisi finanziaria mondiale.
“Siamo stati sufficientemente saggi come per non voler seguire le ortodossie economiche predominanti e tradizionali del mondo finanziario occidentale negli ultimi 30 anni. Abbiamo introdotto il controllo delle divise, abbiamo lasciato che le banche andassero in fallimento, abbiamo fornito appoggio alla popolazione e non abbiamo introdotto misure di austerità come stava invece accadendo in Europa“.
Da notare che l’Islanda è un piccolo paese che ha mantenuto la sua sovrantà ed a suo tempo aveva rifiutato di entrare nell’eurosistema e questa si può dire che è stata la sua salvezza. Basta confrontare la vicenda Islandese con quella di Cipro, paese di dimensioni simili.
Mentre l’Islanda ha processato coloro i quali hanno causato la loro crisi finanziaria, se prendiamo il caso degli Stati Uniti, in questo paese, dominato dalle grandi banche di Wall Street, è stato fatto tutto il contrario. Nel 2008, dopo che il Congresso aveva riscattato le banche statunitensi, addossando al Bilancio Federale la cifra colossale delle perdite per una somma di 700.000 milioni di dollari, pagati dai contribuenti statunitensi, molti dei dirigenti di queste istituzioni che hanno ricevuto fondi di riscatto, hanno finito col guadagnare grandi cifre di liquidazioni.
In paesi da operetta come l’Italia possiamo dire che siamo sulla stessa strada, anche peggio visto che almeno negli USA i responsabili della bancarotta finiscono in carcere. Da noi questo non succede, vista anche l’apatia generale della popolazione, la memoria ci porta a quando si è verificato ad esempio lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena dove i dirigenti della Banca (Mussari e la sua cricca), collegati con esponenti politici del PD, non hanno fatto neppure un giorno di carcere ma hanno soltanto ricevuto condanne simboliche in primo grado e possiamo scommettere come tutto finirà: in una grossa bolla di sapone. Vedi: Derivati MPS condananti Mussari ed altri due coimutati
Questo mentre le perdite miliardarie sono state accollate al Tesoro per alcuni miliardi, proprio quando il governo dell’epoca, il governo Monti, tagliava le pensioni ed alzava il prelievo fiscale sulle imprese e sulle famiglie a livelli intollerabili, con il pretesto che occorreva tagliare vari miliardi dal bilancio pubbico. Per non parlare degli altri scandali avvenuti in precedenza, come quello dei “furbetti del quartierino” che coinvolse alcuni personaggi per la vendita della Banca Anton Veneta e per bancarotta. Tutti alla fine assolti ed ancora oggi in grandi affari e bella vita. Vedi: Il ritorno dei furbetti del quartierino
L’elenco sarebbe lungo ma in comune tutti questi episodi hanno l’impunità dei dirigenti bancari ed il loro collegamento con gli ambienti politici. Nessuno paga per i debiti delle banche e questi si accollano ai cittadini.
Questo ci porta a concludere che una ventata del gelido vento islandese potrebbe essere salutare anche in questo paese.