Damasco e Mosca nella lotta al terrorismo
di Viktor Titov - 14/12/2015
Fonte: Aurora sito

Le autorità turche hanno sostenuto lo SI per due motivi: il desiderio di distruggere la Siria e le sue autorità legittimamente elette, e sfruttare il contrabbando di petrolio. Dai giacimenti petroliferi al-Tank e al-Umar (lo SI ne ha circa 10 a disposizione), lo SIIL estraeva da 20 a 40 mila barili al giorno, che al prezzo di 10 dollari al barile i terroristi guadagnavano tra i 200 e i 400mila dollari; e gli uomini d’affari turchi ne avevano un ‘margine’ due-tre volte superiore all’importo, essendo il prezzo medio mondiale del petrolio pari a 39 dollari al barile. Lo stipendio del terrorista medio dello SI è 300 dollari, e per sostenerne 30000 (il numero minimo effettivo) bastano solo due campi petroliferi che operino continuamente solo una settimana al mese. È evidente che i turchi, anche ai volumi minimi delle forniture di petrolio siriano, guadagnavano centinaia di milioni di dollari all’anno. Nel contesto dell’avanzata siriana e dell’intensificarsi degli attacchi aerei ai gruppi armati dell’opposizione, così come nell’incertezza di ciò che Ankara può fare, nella cosiddetta ‘opposizione moderata’ appaiono segni di attività di coloro che contrastano al-Assad ma senza essere radicali come le organizzazioni estremiste o terroristiche. Così, alla viglia della riunione degli oppositori al governo legittimo di Damasco, organizzato dai sauditi, i capi di numerosi partiti dell’opposizione patriottica interna annunciavano l’intenzione di riunirsi contemporaneamente con lo stesso ordine del giorno, nella capitale della RAS. Secondo il Segretario Generale del Partito della solidarietà araba siriana Abu Qasim, gran parte dell’opposizione non sarà presente a Riyadh. Il capo del Comitato per l’Azione democratica patriottica, Marai, ha detto che la riunione a Riyadh non ha alcun senso, dato che tutte le decisioni dei suoi partecipanti furono prese molto tempo prima da Stati Uniti, Arabia Saudita e Qatar e che i siriani presenti semplicemente approveranno. Dato che i sauditi non hanno invitato i curdi, questi ultimi annunciavano l’intenzione di tenere la loro riunione con lo slogan ‘per la costruzione di una libera e democratica Siria’. L’incontro, secondo il leader del Partito dell’Unione democratico, si terrà nella provincia di Hasaqah, a Malyaqiya. In ogni caso, è chiaro che Arabia Saudita, Qatar e Stati Uniti, quando hanno visto il successo dell’esercito siriano e delle forze aerospaziali russe, decidevano di uscire dal dialogo sulla riconciliazione intra-siriano sotto la supervisione internazionale, in cui l’Iran è presente con la Russia. E colloqui con i rappresentanti di Damasco, che lentamente ma chiaramente vincono, hanno perso senso per loro, dato che è chiaro che Bashar al-Assad non ha intenzione di lasciare ma intende partecipare alle elezioni dopo la fine del conflitto, con tutte le possibilità di vincere. Allora la domanda sorge spontanea: qual è il vantaggio per la Russia in tale dialogo, nel formato Ginevra o Vienna, anche se gli Stati Uniti hanno proposto di tenere il prossimo round a New York? In particolare, dato che la reazione di Mosca è un segnale: non ci sono obiezioni, ma prima alcune condizioni devono essere soddisfatte. Il discorso del vincente con il perdere per sostituire il leader vincente è dannoso e pericoloso. Invece di scarsi colloqui con i rappresentanti di chi era sempre all’estero o combatteva armi in pugno il proprio popolo per soldi dagli sponsor esteri, è meglio accelerare l’avanzata su tutti i fronti, distruggendo terroristi e loro seguaci. Inoltre, non c’è nulla che Arabia Saudita e Qatar possano fare, visto che non hanno nemmeno una frontiera comune con la RAS, ma che per 4 anni hanno alimentato la guerra civile nel Paese. Se vogliono incontrare i rinnegati del popolo siriano a Riyadh, è affare loro. Ma i sauditi non hanno un posto a Vienna.
In questa situazione, Ankara ha avviato la ricerca attiva di nuovi partner nella lotta alla Russia. E’ degno di nota che aziende dalla difesa turche e ucraine siano impegnate nello sforzo congiunto di sviluppare blindati. Così i progettisti turchi hanno invitato esperti ucraini per collaborare nello sviluppo del sistema di protezione attiva Akkor per il nuovo carro armato turco Altay. Il problema principale del sistema è la bassa efficienza del radar antimissile. Recentemente si è saputo che, con denaro del Qatar, i turchi hanno comprato MANPAD Igla in Ucraina (circa 170 unità), alcuni dei quali consegnati ai turcomanni siriani. Uno di essi, tra l’altro, è stato utilizzato per distruggere l’elicottero russo della missione di ricerca e soccorso del navigatore del Su-24. Così Kiev e Ankara potrebbero essere perseguite per la fornitura di MANPAD ad organizzazioni terroristiche, severamente vietato dalla relativa convenzione internazionale. Finora si potrebbe concludere che l’élite politica turca continuerà ad esacerbare le relazioni con la Russia, quindi finire in un angolo appena la NATO capirà la reale potenza militare della Russia, e molto probabilmente respingendo l’idea del confronto militare con Mosca, anche se può continuare a spingere Ankara a farlo. In occidente sognano come sbarazzarsi in un solo colpo dei due principali concorrenti in Medio Oriente: la Russia guidata da VV Putin, e la Turchia guidata da RT Erdogan. Tuttavia, Mosca lo sa. E’ un peccato che ciò non sia ancora compreso da Ankara.Viktor Titov, dottore di ricerca in Storia e commentatore politico sul Medio Oriente, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook“.