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Prodi: amicizie pericolose

di Giancarlo Chetoni - 11/10/2006

 
Mettiamo delle notizie una accanto all’altra, poi vedremo per associazione di idee che cosa ne verrà fuori.
La fonte che ha riportato l’articolo è la “Middle East Online” della Reuters di New York, la data il 29 Settembre scorso, il testo è di Bob Woodward, il reporter che divenne famoso per aver portato alla luce, con il collega Carl Bernstein, lo scandalo Watergate che si concluse nel 1974 con dimissioni del Presidente Nixon.
Woodward dice che Bush è sicuro che gli Stati Uniti siano sulla strada giusta e cita una frase del Presidente, che avrebbe detto “ … non mi ritirerò neanche se Laura e Barney ( il cane dell’inquilino della Casa Bianca) fossero gli ultimi a sostenermi”.

Intanto i morti ammazzati USA , rinchiusi nelle “black bag”, che continuano a viaggiare con gli Hercules C 130 nella tratta Baghdad-Arlington sono arrivati a circa 2718, feriti ed invalidi a sfiorare i 19.910 feriti fino al 2 Ottobre 2006 (fonte wikipedia) e le spese della “guerra” a oltre 500 miliardi di dollari dall’ Aprile del 2003.

Secondo il giornalista USA il Presidente starebbe prendendo consigli sulla strategia da seguire nella Terra dei Due Fiumi da … Henry Kissinger … che si incontra spesso anche con il vice Cheney. Sua la frase “ la vittoria è l’unica exit - strategy possibile”.

Come si vede l’ex Segretario di Stato USA è un personaggio sempre in vista e in attività, nonostante il peso degli anni e gli acciacchi, con accesso 24-24 H allo Studio Ovale.

Lasciamo da parte le minacce che profferì all’indirizzo di Moro nel periodo che precedette il suo rapimento e la successiva esecuzione tra Piazza del Gesù e Botteghe Oscure del 19 Marzo del 1978 e le sedute spiritiche di Prodi sul covo delle BR di via Gradoli come tutto il resto seppellito nei misteri d’ Italia, dalla strategia della tensione alla strage della stazione di Bologna … e passiamo ad altro.

Ottantunenne, imbolsito, strascicando i piedi per un evidente cattivo stato di salute, ex Segretario di Stato Kissinger, novello consigliere, o meglio agente di influenza, di Washington e Pentagono, approda a Fiumicino Giovedì … 21 Settembre 2006 alle ore 17.30 con il volo diretto American Airlines per scendere poi all’Hilton di Roma.

Chissà cosa aveva di così urgente e di segreto da dire al Presidente del Consiglio che non potesse essere affidato a una lettera, a un fax, a una telefonata o anche a un plico da recapitare per corriere diplomatico !

Venerdì 22 un'auto dell’ambasciata Usa lo preleva dall’albergo, con tanto di scorta dei carabinieri, per accompagnarlo a … Palazzo Chigi dove è atteso dal Presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi per le ore 15.00.

Il colloquio è riservato, riservatissimo (senza la presenza del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Letta) e si protrae fino alle 17.30.

Segue la presentazione alla stampa nella Sala di Rappresentanza con foto di rito e calorosissime strette di mano a suggellare la rimpatriata, con la lingua di fuori, di Kissinger e la sua mai dimenticata amicizia, anche in affari e frequentazioni, con il nostro “Professor” Presidente anche lui di “lunga” carriera a partire dalla plancia di comando della svendita dell’Iri.

Particolare curioso, “statista” ( si fa per dire ) ed “ex” indossano ambedue un completo color castagna incredibilmente eguale, con una cravatta blù intero a puntini rossi per l’amerikano e una bianca e celeste a striscie per l’inquilino di Palazzo Chigi. Sorvoliamo sul cattivo gusto.

L’ultima visita ( ufficiosa anche lì) dell’attuale “consigliere di Bush” nel nostro Paese risale, a quanto ne sappiamo, al 23 Maggio del 2001.

I bollettini della “sinistra alternativa” parlarono allora di “… pesanti interferenze di Henry Kissinger negli affari interni dell’Italia, foriera, si affermò, di gravissime destabilizzazioni … di un modo diretto per far sentire la “voce del padrone “ a uno Stato considerato a “sovranità limitata ”…

A riceverlo ed ascoltarlo quella volta c’era Berlusconi.

Kissinger evidentemente si muove quando i Governi, invariabilmente amicissimi o amici, sono sempre nei primi 100 giorni o giù di lì. Quando si può ancora con una forcella ancorata a terra indirizzare nel modo giusto lo sviluppo desiderato del fusto d’albero.

Il signor “ K ” si disse allora, da sinistra, che era in missione per ambienti reazionari, i più aggressivi in politica estera e i più liberisti in quella economica dell’Amministrazione Bush e degli interessi che legavano l’ebreo, naturalizzato americano, alla City di Londra, allo speculatore della lira e sodale Soros, alla Goldman & Sachs, alla Commissione Trilaterale e alla Società di Consulenza Booz-Allen&Hamilton. E molto, molto altro.

Roba che aveva già condiviso con “amici” e professori- futuri presidenti, regine e “lady di ferro” anche prima di Civitavecchia. Quell’asse ha sempre funzionato al meglio e pesato e ripagato gli affiliati.

Questa volta la visita di Kissinger nel Bel Paese non ha fatto muovere neppure un ciglio. Bertinotti è stato un inappuntabile padrone di casa, insieme a un Napolitano che spande e spende per i 200 cavalli da spazzolare del Quirinale e che corre a Budapest per contrizioni da “maddalena pentita” dopo aver espresso felicitazioni pubbliche per il 70° compleanno del Cavalier di Arcore. Dalla Bolognina al Colle, Parigi val bene una messa.

Sul Colle sventola il guidone della Repubblica Cisalpina e del Partito d’Azione di Ciampi e della Banca d’Italia vecchia e nuova. Con Draghi siamo tornati ancora una volta alla banca d’affari USA Goldam & Sachs. E’ il cerchio istituzionale d’alto bordo che si chiude.<br><br>

Con tutta l’acqua passata sotto i ponti, con la missione del contingente italiano in Iraq ancora da concludere a Dicembre e quello in Afghanistan da integrare in forza combattente della Nato, come chiede da tempo il Comando Operativo a Parisi, nei Palazzi del Potere Henry Kissinger è stato un ospite gradito, graditissimo e senza vandalisti sulla piazza a contestarlo. Un successone.

Il Partito Democratico di Fassino e Rutelli avanza sulle ali infradiciate di salmastro isolano del Ministro della Difesa e di quelle, d’altro, di Prodi.

Mercoledì 4 Ottobre ho spedito un e-mail all’ Ufficio della Presidenza del Consiglio dei Ministri
redazione.web@governo.it con la richiesta di sapere con quale mezzo, telefonico, fax, lettera, fosse stata inoltrata la richiesta del “ex” Segretario di Stato USA per vedersi concessa una visita da Prodi.

Una provocazione mirata. Potrebbe sembrare un problema di lana caprina. Non lo è. Chi l’ha ricevuta avrà strabuzzato gli occhi e pensato al mittente come al solito matto rompicoglioni.

Henry Kissinger, di fatto, a Roma dà il via libera alla coalizione, già rissosa e recalcitrante, di Prodi per mettere a riposo, fino a conclusione della XV legislatura, Berlusconi e sodali affiatati di merende come Bossi.

E’ un cambio di cavallo in corsa, senza scossoni che dovrebbe garantire, nelle intenzioni, l’onda lunga dell’alternanza all’amico “itagliano”.

Berlusconi potrà nel frattempo, come rimborso spese, mettere da parte qualche altro miliardo di euro senza problemi né ostacoli del Garante delle Comunicazioni, di Gentiloni e della Polizia Postale. Assicurano l’impunità Governo e Quirinale.

Washington legittima come affidabile l’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri e le Segreterie dei Partiti dell’ Ulivo e della “Cosa“ da far nascere per la primavera-estate del 2007 come anticipato dal Segretario Nazionale dei Democratici di Sinistra su “La Repubblica”, quotidiano di punta della “Finegil-L’Espresso” dell’editore Carlo De Benedetti. Il chè dice molto.

Un Fassino apparso nei toni e nei contenuti espressi nella “lettera aperta” tutt’altro che preoccupato. C’è già a giro un accordo con qualche “troncone” del centrodestra per sostituire a Camera e Senato i contestatori del nuovo Partito Democratico?

Verrebbe da augurarsi che Kissinger non ci abbia chiesto altro sangue da versare in Afghanistan e un abbonamento cumulativo per S. Maria degli Angeli dopo lo sbarco a Naqura, questa volta sotto l’egida di un Presidente dell’ Onu nuovo di zecca come Ban Ki -Moon, un ex ministro degli esteri della Corea ( USA dal 1956 ) del Sud, a mezzo servizio come Annan, con Bolton e la Casa Bianca di George W. Bush. E non solo.

Cari amici, guai in vista. E grossi. Si vede che dopo le stangate di Tremonti era naturalissimo che arrivasse la medicina amara di Padoa Schioppa. Anche se Fini al posto di D’Alema sarebbe riuscito di certo a far peggio.


Giancarlo Chetoni
10.09.06


P.S.
Il Sig. Prodi quando Chavez era agli arresti e minacciato di essere passato per le armi da un plotone “golpista” espresse apprezzamento per Pedro Carmona, il Presidente degli Industriali del Venezuela.

Da mesi è in atto, evidentemente ispirata dall’alto, (dalla Presidenza del Consiglio? ) una demonizzazione, accanitissima, del Paese Latino Americano con continue notizie di sequestri ed omicidi da parte della criminalità locale a danno di cittadini di origini italiane, familiari e parenti.

Le notizie di Telesur che hanno dipinto “il Professore” come un appartenente alla Stay Behind sono da prendere in seria considerazione.