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Genetica e spazzatura

di Gian Paolo Vallati - 03/03/2008

 


Non passa giorno che non esca su qualche quotidiano la “notizia” della scoperta di un nuovo gene: il gene della calvizie, dell’obesità e perfino quello dell’avarizia.

Quanto siano attendibili questi redazionali a favore delle multinazionali dell’ingegneria genetica lo si può capire da un recente articolo di Repubblica, che spaccia per scoperta scientifica un ridicolo e improbabile studio che avrebbe “identificato” il gene dell’altruismo. (1)

A fornire il megafono all’industria dell’ingegneria genetica sono in genere pochi giornalisti, sempre gli stessi, che hanno il monopolio della divulgazione scientifica sulla grande stampa e che riportano come oro colato tutte le dichiarazioni, più o meno verosimili, necessarie ad alimentare il business della genetica applicata.

A leggere i loro articoli si potrebbe così dare per certa l’esistenza di un gene responsabile per ogni caratteristica fisica o psicologica dell’essere umano.
E che di conseguenza, grazie alle manipolazioni sul DNA, presto esisterà una cura per qualsiasi tipo di malattia o disfunzione.

Questa visione semplicistica è però ben lontana da qualsiasi realtà scientifica.
Come ha spiegato Timothy Hunt, premio Nobel per la medicina 2001: “La scoperta del Dna e la ricostruzione del genoma umano non hanno ancora aiutato nessuno [...] Conosciamo dal 1954 la genetica dell’anemia falciforme e non sappiamo ancora curarla. Chiaramente capire una malattia non equivale automaticamente a curarla.” (2)

L’ipotesi per cui ad ogni gene corrisponderebbe una determinata caratteristica è stata definitivamente sconfitta nel 2001 dai risultati del Progetto Genoma Umano.
La scoperta che invece dei 100mila geni previsti (in base al numero stimato delle proteine umane) i geni dell'uomo siano soltanto 30mila, non molti di più che in una piantina di senape (26mila), ha creato un grande imbarazzo nella comunità scientifica.

Barry Commoner, scienziato americano direttore del Critical Genetics Project, lo ha affermato senza mezzi termini: “Il fatto che un singolo gene può generare una molteplicità di proteine distrugge i fondamenti teoretici di un'industria da molti miliardi di dollari, quella dell’ingegneria genetica” (3)

In effetti il Progetto Genoma, costato oltre 3 miliardi di dollari, si è rivelato una straordinaria catastrofe per quelli che lo avevano sponsorizzato e strombazzato negli anni passati.
Dal punto di vista prettamente scientifico ha rappresentato la confutazione definitiva del “Dogma Centrale della Biologia molecolare”, proposto nel 1953 da Watson e Crick, che era l’idea alla base di un eventuale sviluppo dell’ingegneria genetica. (4)

Così, mentre nel mondo della ricerca scientifica le possibilità di una medicina su base genetica sembrano sempre più allontanarsi verso un futuro immaginario, i nostri indefessi giornalisti non cessano la loro opera di sostegno (certamente ben retribuita) alle multinazionali dell’ingegneria genetica e al giro d’affari collegato: 73,5 miliardi di dollari nel mondo.

Le vere notizie che possono turbare i sonni e i profitti degli azionisti, vengono invece abilmente nascoste o mascherate dietro una serie infinita di articoli-spazzatura sul gene dell’obesità o quello della calvizie, con le inevitabili promesse di mirabolanti farmaci o ipotetiche “cure” che naturalmente, statene certi, arriveranno presto a salvarci la vita.

Gian Paolo Vallati
Fonte: http://pensierolaterale.blog.com/
Link: http://pensierolaterale.blog.com//Genetica/
26.02.08

NOTE

(1) http://newscontrol.repubblica.it/item/392594/avarizia-studio-israeliano-scoperto-gene-responsabile
(2) http://www.corriere.it/Rubriche/Salute/Medicina/2007/07_Luglio/31/newton_nobel.shtml
(3) http://www.complessita.it/article_pub.php?sid=6&PHPSESSID=077a1699c3e642aac66ab079a19d071e
(4) vedi ad es.: Barbiero G., "Il Principio di precauzione nella crisi dell’impianto epistemologico dell’ingegneria genetica", Quaderni CRASL