Netanyahu e la "giustizia" dei vincitori
di Massimo Fini - 01/07/2025
Fonte: Massimo Fini
Adolf Hitler è sempre stato bollato come il “male assoluto” e quindi utilizzato nel senso che tutto ciò che sarebbe avvenuto dopo non poteva essere peggio. Questo è discutibile. Le ambizioni di Hitler si limitarono, non senza qualche ragione, a mettere le mani sull’Europa di lingua e di cultura tedesca. Il nazismo, a differenza della Gran Bretagna, della Francia, del Belgio e persino dell’Italia fascista, non ha mai avuto mire colonialiste. Ha messo solo le mani sulla Namibia, estremo sud dell’Africa, che non a caso è uno dei Paesi meglio organizzati e più pacifici del continente nero.
Si dirà che le modalità delle sue conquiste sono peculiari: razzismo e xenofobia. Ma che sta facendo oggi il “democratico” Netanyahu? Non è xenofoba la sua guerra ai palestinesi che vuole cacciar via dalla faccia della Terra? Con l’aggravante che il nazismo, anche in piena Seconda guerra mondiale, rispettò sempre le grandi Organizzazioni internazionali, a cominciare dalla Croce Rossa. In Palestina assistiamo invece, da parte delle Idf, al disconoscimento di fatto di queste organizzazioni, si chiamino Croce Rossa o Mezzaluna Rossa o della neutralità dei giornalisti. C’è sempre una buona scusa per attaccare gli ospedali, trentasei allo stato attuale e le organizzazioni pacifiste che cercano di portare cibo ai palestinesi. Per cui la mattanza non sta tanto nei 55 mila civili palestinesi uccisi (dato sicuramente in difetto) ma dal fatto che costoro sono ridotti alla fame e hanno una estrema difficoltà, per dire impossibilità, a curarsi.
Israele si dice, è un Paese democratico, ma ammesso che ciò sia vero, non gli dà il diritto di attaccare i Paesi che democratici non sono o non sono considerati. Un esempio molto attuale è quello dell’Iran. L’Iran ha mai attaccato nessuno? E’ una potenza atomica? No perché aderendo al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) ha sempre accettato le ispezioni dell’Aiea cioè l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che nelle sue ispezioni a sentire il suo direttore, l’argentino Rafael Grossi, ha sempre accertato che in Iran l’arricchimento dell’uranio non è mai andato oltre il 60 per cento, cioè per usi civili e medici. Per fare la Bomba l’arricchimento deve arrivare al 90 per cento.
Ma qui il discorso si fa più ampio e risale ai Processi di Norimberga e di Tokyo dove i vincitori, per la prima volta nella storia, non pretesero solo l’essere più forti dei vinti ma anche di esserne moralmente superiori. Dubbi su questi processi furono espressi, all’epoca, proprio da intellettuali liberali. Scrisse Rustem Vambery: “Che i capi nazisti e fascisti debbano essere impiccati e fucilati dal potere politico e militare, non c’è bisogno di dirlo; ma questo non ha niente a che vedere con la legge… Giudici guidati da ‘sano sentimento popolare’, introduzione del principio di retroattività, presunzione di reato futuro, responsabilità collettiva di gruppi politici e razziali, rifiuto di proteggere l’individuo dall’arbitrio dello Stato, ripristino della vendetta tribale… Chiunque conosca la storia del diritto penale sa quanti secoli, quanti millenni, ci sono voluti perché esattamente il contrario di questa storia e di questa prassi… fosse universalmente riconosciuto come parte integrante del diritto e della giustizia…” e Benedetto Croce in un coraggioso discorso all’Assemblea costituente dichiarava: “Segno inquietante di turbamento spirituale sono ai giorni nostri (bisogna pure avere il coraggio di confessarlo) i tribunali senza alcun fondamento di legge, che il vincitore ha istituito per giudicare, condannare e impiccare, sotto nome di criminali di guerra, uomini politici e generali dei popoli vinti, abbandonando la diversa pratica, esente da ipocrisia, onde un tempo non si dava quartiere ai vinti o ad alcuni di loro e se ne richiedeva la consegna per metterli a morte, proseguendo e concludendo con ciò la guerra”.
Più possibilista fu il Guardian, giornale britannico di ispirazione liberale: “Il processo di Norimberga apparirà giusto o sbagliato nella storia a seconda del futuro comportamento delle nazioni che ne sono responsabili”. “Questo comportamento abbiamo avuto modo di verificarlo nella guerra del Vietnam dove abbiamo usato il napalm e armi chimiche, combattendo guerre in Medio Oriente per interposta persona e sulla pelle altrui, “suicidando” Masaryk e Allende, schiacciando nel sangue la rivolta ungherese, invadendo la Cecoslovacchia e l’Afghanistan, umiliando la libertà della Polonia, insidiando con le armi e i servizi segreti la sovranità del Nicaragua e del Salvador, difeso e sostenuto i più feroci, sanguinari e criminali dittatori salvo poi dismetterli, quando non più presentabili, a suon di “golpe”, organizzato decine di colpi di Stato, fomentato e guidato una buona fetta di terrorismo internazionale e, infine, messo il tallone occidentale e accampato le nostre pretese egemoniche su ogni angolo, anche il più recondito, del mondo” (L’Europeo, 1986).
Questo articolo è del 1986, ma poi è accaduto anche di peggio. Gli occidentali, a guida americana, violando tutte le norme del diritto internazionale, hanno aggredito la Serbia (1999), l’Afghanistan (2001), l’Iraq (2003, 650 mila morti), Libia (2011) e ora l’Iran che non ha mai aggredito nessuno.
Ma adesso Israele poiché è un Paese democratico si ritiene in diritto di fare una macelleria di palestinesi in forme e in modi che nemmeno il nazismo aveva tentato. Perché il nazismo cercava di occultare in qualche modo i suoi misfatti, il binomio Netanyahu-Trump, democratici, li fa a cielo aperto sotto gli occhi di tutti noi. Impotenti.