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Il riarmo ci svena e non ci protegge

di Marcello Veneziani - 30/06/2025

Il riarmo ci svena e non ci protegge

Fonte: Marcello Veneziani

Diconsi sovranisti coloro che si piegano ai sovrani del momento. Diconsi progressisti coloro che marciano in corteo per sfuggire alla realtà. Diconsi liberali coloro che difendono il libero mercato con le armi, a partire dal mercato delle armi. Diconsi occidentalisti coloro che sono pronti a distruggere mezzo mondo per salvare il loro diritto a distruggere la propria civiltà. Aggiornate i vostri dizionari. Applicazione concreta al tema del giorno: i liberali occidentalisti vogliono il riarmo, i sovranisti lo subiscono, i progressisti marciano per il gay pride. Un quadro confortante. Trump, Zang, Tumb, per dirla con audace sintesi futurista.
In questo carnevale planetario permettetemi di dire che sto col Papa Leone XIV: “Che la guerra porti pace è falsa propaganda. I soldi vanno ai mercanti di morte”. Parole sante. Sto col papa non perché io abbia tradito o sia rincoglionito; ero già col Papa, Giovanni Paolo II in quel caso, anche al tempo della guerra in Iraq, quando avevo la metà degli anni; e col senno di poi sento di dire che avevamo ragione. A questo punto qualcuno tira fuori la solita menata: ma come sei diventato pacifista, stai con… (a vostra scelta associarmi per infamia a un nome sinistro o parasinistro), rinneghi la destra patriottica e bombastica che è sempre stata dalla parte del riarmo, della guerra, dei militari e degli eroi? Ragazzi, svegliatevi nel mondo reale, non potete giudicare la calligrafia di chi si scrive con lo smartphone…
Allora ragioniamo, anziché professare opinioni prestampate come i moduli per i versamenti. Non ho mai visto una guerra fermata da una marcia pacifista ma ho difficoltà a ricordarmi un riarmo che non sia sfociato in una guerra. Ma oggi più di ieri è avvenuto un cambiamento di fondo che lo rende molto più pericoloso: è finita l’idea della difesa, cioè della guerra in caso di attacco o invasione del nemico. Siamo ormai nell’era della guerra preventiva, non è più si vis pacem para bellum, qui siamo al se vuoi la pace scatena la guerra, meglio una guerra oggi che una domani, prevenire è meglio che curare, e distruggere è meglio di preservare. E se vuoi prevenire il nemico di domani, uccidilo oggi che è bambino.
Non solo: non sono stragi, massacri, genocidi, crimini di guerra quelli compiuti nel nome della libertà, della pace e dell’occidente. Ma operazioni di difesa, di polizia, di prevenzione liberale. Fossero pure contro inermi popolazioni affamate, bambini, donne, vecchi.
E ancora, si può essere considerati belligeranti in virtù della proprietà transitiva: se c’è nel tuo paese un’organizzazione terroristica che magari ti usa come scudo e ti tiene in ostaggio; o se tu mantieni, anche solo per paura o per salvarti la pelle, un vero o presunto rapporto con loro, sei per la proprietà transitiva ritenuto e trattato come un nemico, anzi un materiale ostile da eliminare.
Infine non dimenticate che la politica da tempo conta poco rispetto agli affari e al business globale: e se l’industria del riarmo ha bisogno di venderci nuove armi, saranno pochi e deboli gli argini politici per fermarla. Se comandano gli affari sul bene comune, il profitto non vede in faccia nessuno e non si ferma davanti a niente. Capovolgendo una canzone di Venditti: Roma o non Roma noi arriveremo a bomba.
Ora, scendiamo nello specifico: avrebbe forse avuto un senso se l’Europa avesse deciso, da tempo, di far nascere una forza armata europea, confluendo le singole forze nazionali in un solo organismo di difesa o quantomeno affiancando gli eserciti nazionali con una forza europea. Avremmo razionalizzato le spese militari, avremmo evitato la dispersione in ventisette riarmi nazionali, avremmo ottimizzato le risorse belliche, evitando inutili doppioni, armi superate o inadeguate. No, qui siamo alla confluenza di due diktat folli: il riarmo europeo proclamato pochi mesi fa contro Putin e un po’ contro Trump, e il riarmo obbligato, imposto dalla Nato e dallo stesso Trump, e a latere dai mercanti d’armi, per accollare sui singoli inquilini del condominio europeo le spese di vigilanza e protezione finora in carico alla Nato made in Usa. Il riarmo nasce da una folle prevenzione: la convinzione, già lanciata ai tempi di Biden, che la Russia di Putin voglia invadere l’Europa e attaccare i paesi limitrofi (come del resto si dice dell’Iran che teme la guerra perché capisce che sarebbe la sua fine). Dunque, approntiamoci a far la guerra per sventarla, anzi affrettiamoci a far precipitare gli eventi per farla abortire. I riarmi, così concepiti, probabilmente favoriscono le guerre, anziché dissuaderle. Ma certamente servono solo ai venditori di armi, per esempio americani. E noi dovremmo svenarci per questa follia preventiva che non serve affatto a migliorare le condizioni di pace e gli equilibri internazionali?
A chi invece, dopo aver per una vita deprecato il militarismo nazionalista e fascista, invoca ora la passione eroica e guerriera della destra al servizio del riarmo, vorrei ricordare una cesura storica di cui fu testimone il più grande scrittore di guerra che fu anche eroe di guerra insignito della più alta onorificenza militare. Ernst Jünger aveva elogiato la guerra, era profondamente pervaso di etica eroica, guerriera e sovrumanista. Ma dopo aver partecipato con ardore, impeto e assalto, alla prima guerra mondiale, se ne ritirò disgustato, perché vide nella guerra quello che la tecnologia avrebbe prodotto poi nella vita: la sostituzione dell’umano e dunque delle virtù militari, con la macchina, con i materiali bellici, con le disponibilità economiche e gli arsenali di distruzione. Da un verso la leva universale, la coscrizione obbligatoria, dall’altro la prevalenza dei mezzi sugli uomini, avevano tolto per il guerriero Jünger ogni nobiltà alla guerra. E il Guerriero mutò in lui nel Milite del Lavoro, l’Operaio in fabbrica, o nel Ribelle, che passa al bosco. Junger arrivò a sognare perfino uno Stato planetario e una Pace universale. Lui, che era stato il più grande scrittore di guerra nel primo conflitto mondiale, con le sue tempeste d’acciaio… Già, don Chisciotte era considerato pazzo quando combatteva i mulini a vento prendendoli per mostri, ma oggi non potrebbe dar corso nemmeno alla sua romantica follia, perché sarebbe circondato da pale eoliche e il suo cavallo, Ronzinante, non potrebbe avanzare tra pannelli solari al posto degli ulivi…