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Israele-Hamas, la tregua è finita

di Carlo M. Miele - 19/12/2008



La tregua di sei mesi tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, sancita lo scorso 19 giugno con la mediazione dell’Egitto, è ufficialmente finita e non sarà rinnovata.

Ad annunciarlo è stata la stessa formazione islamica che dal giugno 2007 controlla l’enclave palestinese, secondo cui la responsabilità della rottura va allo Stato ebraico, reo di non avere “rispettato le condizioni”.

La tregua tra le due parti era già stata messa a dura prova nelle ultime settimane dal lancio di razzi in territorio israeliano da parte dei militanti palestinesi e dai raid dell’esercito di Tel Aviv nella Striscia.

Oggi, in occasione della scadenza del periodo di sei mesi fissato, lo strappo è divenuto insanabile.

"Il cessate il fuoco è finito e non vi sarà un rinnovo perché il nemico sionista non ha rispettato le condizioni", ha dichiarato Hamas sul suo sito web.

Le reazioni della controparte non si sono fatte attendere. Hamas ha scelto “la violenza invece che la verità e il lancio di razzi al posto del cessate il fuoco”, ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri di Tel Aviv Yigal Palmor, secondo cui gli ultimi sviluppi dimostrano che la formazione islamica "non pensa agli interessi dei palestinesi ".

"In diverse occasioni – ha aggiunto Palmor - abbiamo detto pubblicamente di pensare che la continuazione del cessate il fuoco sia nell’interesse sia degli israeliani che dei palestinesi”.

All’annuncio di Hamas ha risposto anche il dipartimento di Stato Usa, dichiarando che “la violenza non farà progredire, ma ritarderà, le speranze di pace tra israeliani e palestinesi, che al momento vengono portate avanti dal legittimo governo palestinese del presidente (Mahmoud) Abbas".

Tensione alta

La rottura della tregua arriva in un momento particolarmente critico sia per gli israeliani che per i palestinesi.

Da una parte, l’evento inevitabilmente condizionerà la campagna elettorale e le elezioni politiche che si terranno tra meno di due mesi nello Stato ebraico.

Dall’altra, la fine del cessate il fuoco rischia seriamente di aggravare la frattura politica interna alla società palestinese e di inasprire la lotta di potere tra Hamas e Fatah, la formazione di cui è leader Abbas.

A poche ore di distanza dall’annuncio di Hamas, la televisione palestinese ha mostrato le immagini dei militanti impegnati in esercitazioni militari, mentre - secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Haaretz - l’esercito di Tel Aviv ha allertato le truppe impegnate lungo il confine con la Striscia e ha revocato le licenze concesse per il fine settimana.

Sempre oggi, il giornale ebraico Maariv ha riferito che l’esercito israeliano ha già pronti i piani per ogni situazione che potrà nascere alla fine della tregua, precisando che, in caso di attacco, i militari prevedono l’uccisione di almeno 800 palestinesi.

Uno scontro a fuoco di lieve portata – secondo quanto riferisce l’esercito israeliano – si è verificato oggi nei pressi di un kibbutz vicino al confine con Gaza, mentre due razzi palestinesi sono caduti nella parte sud di Israele, senza causare feriti. L’attacco è stato rivendicato dalla Jihad islamica.

Condizioni disattese

Nel comunicato emesso oggi, Hamas ha denunciato l’atteggiamento adottato nel corso degli ultimi sei mesi da Israele.

In particolare – afferma il Movimento della resistenza islamica – Tel Aviv non ha tolto l’assedio sulla Striscia, che - come denunciano diversi osservatori internazionali e organizzazioni non governative - sta aggravando in maniera drammatica le condizioni della popolazione palestinese.

Oggi, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (Unrwa) ha fatto sapere che è stata interrotta la distribuzione di alimenti (di cui beneficiano circa 750mila persone, la metà della popolazione dell’enclave) perché le scorte sono terminate e tutti i valichi di frontiera restano chiusi.

Le responsabilità israeliane sono state messe in rilievo anche dal parlamentare palestinese Mustafa Barghouthi, leader del Partito di iniziativa nazionale, secondo cui lo Stato ebraico “non si è impegnato a rispettare le condizioni della tregua e ha ucciso persone e assaltato città della Cisgiordania e della Striscia di Gaza".

Il governo israeliano ha risposto alle accuse palestinesi facendo sapere che la rimozione del blocco non rientrava nelle condizioni sottoscritte a giugno, al momento dell’instaurazione della tregua.

(fonte: Bbc News, Ma’an News Agency, Infopal)