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Il fallimento oggi è rivoluzionario! Non dobbiamo sopportare le infamie del FMI

di Uriel - 03/05/2010

Fonte: Wolfstep

Un tempo era costume raccontare strane storie ai bambini. Se non si voleva che facessero la tal cosa, si raccontava di terribili conseguenze nel caso avessero disobbedito. Si tratta di un espediente molto usato anche dalle religioni, al punto che il timore delle terribili conseguenze identificava persino la brava persona: "timorato di Dio", si diceva. Eppure, la stragrande maggioranza di queste "terribili conseguenze" erano pure menzogne. 

Come abbiamo imparato da grandi, masturbandoci non diventiamo ciechi. Come abbiamo imparato da grandi, non c'e' nessun babau, uomo nero, non c'e' nessun inferno se guardo un bel culo.

 

Perche' ci veniva raccontato tutto questo? A raccontarci queste cose era un sistema che temeva la disobbedienza. LA temeva perche' sapeva benissimo che possedere alcuni punti chiave del comportamento umano avrebbe mantenuto la struttura sociale, politica, economica, del periodo.

 

Ogni sistema di potere che intenda essere vessatorio alimenta, per forza di cose, un sistema di simili bugie. Compreso il sistema finanziario attuale. Tali bugie, che servono a tenere in piedi il sistema stesso, hanno come scopo quello di non lasciarci fare quello che vorremmo, o meglio, cio' che il sistema stesso teme.

 

Prendiamo il caso della Grecia. Che cosa sarebbe successo che anziche' richiedere il "prestito" UE lo avesse rifiutato categoricamente? Sarebbe andata in default? No, in default c'e' gia': il loro primo ministro ha gia' ammesso di non avere liquidita' per onorare le scadenze. La grecia, quindi, E' in default.

 

E allora cosa sarebbe successo? Sarebbe successo che le sarebbero stati negati ulteriori prestiti dai mercati. Aha. E invece, adesso che arriva il prestito UE, pensate davvero che i mercati finanzieranno ancora la Grecia?

 

Un tizio mi dice che, fallendo senza pagare i creditori, la Grecia non avrebbe piu' trovato alcun finanziatore e quindi avrebbe dovuto mantenere il disavanzo allo 0%. Invece cosi', dovra' accettare le condizioni dei turboliberisti di FMI, e il disavanzo dovra' essere addirittura negativo, ovvero dovranno fare anche dei tagli.

 

Insomma, alla fin fine che cosa sarebbe mai successo se il governo greco avesse detto "ciao ciao, stupidi voi che non avete controllato i nostri conti, e due volte stupidi perche' ci avete aiutati a falsificarli"? 

 

NIENTE.

 

Se la Grecia non pagasse il debito, mandando in culo i creditori, non le succederebbe NIENTE di peggio di quanto le succedera' gia'. Non c'e' alcuna ragione per la quale i greci dovrebbero accettare il prestito. Non c'e' alcuna ragione per la quale dovrebbero chiederlo.

 

Ma c'e' di piu': le banche proprietarie del prestito potrebbero addirittura rivolgersi ai certificatori dei bilanci greci, e alle agenzie di rating, chiedendo loro per quale motivo un rating cosi' alto sia stato dato ad una nazione dai bilanci palesemente falsi.

 

Non solo i greci potevano fregarsene e tirare dritto senza peggiorare la gia' critica situazione di una virgola, ma potevano farla pagare cara proprio agli speculatori.

 

Circolano in giro terribili anatemi, simili ai babau ed all'uomo nero, sulla serie di bibliche disgrazie che accadrebbero se le nazioni occidentali dichiarassero default. Volete sapere cosa succederebbe?

 

NIENTE.

 

Tempo fa, quando inizio' il credit crunch,  si diceva che alcune aziende andassero salvate perche' erano "Too Big to Fail". Alcune erano cosi' grandi che si scopri' come alcuni stati non potessero nemmeno aiutarle: "Too Big to Bail". Bene, signori, cosa dire delle nazioni del G8?

 

Sapete cosa dire? "Too Big to Fuck With".

 

Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, potrebbero semplicemente dichiarare sin da ora che non pagheranno i debiti e non restituiranno i bond. E che rifiuteranno qualsiasi prestito, aiuto, qualsiasi cazzo di cosa.Sapete cosa succederebbe?

 

NIENTE.

 

Si dice che cosi' facendo le nazioni mancherebbero ad un loro dovere verso i propri cittadini. Ma non e' esattamente cosi' che stanno le cose.

 

Prendiamo per esempio il debito italiano. Esso e' spalmato in titoli che vanno dai pochi mesi a 30 anni. Dove si trova la speculazione? Ovviamente, nei titoli a breve termine, quelli che hanno un rientro entro pochi mesi.

 

 

La media dei nostri titoli ha scadenza a 7.6 anni. Il genio di Tremonti ha consolidato il debito alzando la media delle scadenze OLTRE la durata di un governo. Trappola micidiale.

 

Questo governo ha ancora, nella migliore delle ipotesi, 3 anni di vita. Supponiamo che Tremonti annunci che non restituira' il capitale dei titoli in scadenza, per tutti i prossimi tre anni. Sapete cosa succedera'?

 

NIENTE.

 

Tutti coloro che hanno titoli che scadono DOPO il governo attuale, infatti, sceglierebbero una via prudente, e se li terrebbero in tasca sperando che il prossimo governo decida diversamente. Verrebbero colpiti solo coloro che hanno comprato CDS e buoni del tesoro a breve, cioe' gli speculatori. Chi ha investimenti che scadono a lungo termine, per esempio, continuerebbe a sperarci. 

 

Voi direte: ma isolerebbero il paese. Ma ci butterebbero fuori dai circoli finanziari. Davvero? Se riuscissero a convincere tutti quelli che hanno titoli a piu' di tre anni, per esempio, potrebbero. Ma Tremonti potrebbe dire, che so io, "quest'anno non paghiamo nessuno, dal prossimo anno ricominceremo". Poiche' si tratta di debito storico, di per se' non ci sarebbe bisogno di rinnovarlo.

 

Possiamo anche uscire dal caso italiano, e supporre che una decina di nazioni (Belgio, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda, UK, Austria) decidano di non pagare il debito, se non ai propri cittadini risparmiatori, identificandoli attraverso il canale di vendita. Nel globale, il debito si ridurrebbe a meno della meta'. 

 

Che cosa succederebbe? 

 

Ancora niente.

 

Non esiste il babau. Non esiste l'inferno. Non si diventa ciechi a masturbarsi. Non succede niente a mandare in culo i creditori, a patto di farlo bene. Questo e' il punto.

 

La cosa che nessuno vuole sentir dire, e che nessuno vuole dire, e' che se una qualsiasi delle nazioni del G8, o un qualsiasi gruppo di nazioni del G20 manda a ranare i creditori, non succede assolutamente niente: "Too Big to Complain". 

 

Guardate che cosa ha fatto Dubai. Dubai ha dichiarato che avrebbe mandato in culo i fornitori un venerdi' prima della chiusura delle borse. Per tutto il weekend, l'emiro ha ricevuto baciaculi che sono andati ad elemosinare due spiccioli da lui. Dopodiche', non solo ha "ristrutturato" il debito (ristrutturato significa "ti devo dieci ma di restituiro' 4") , ma nessuno ha protestato particolarmente. 

 

Questa e' la fifa blu che oggi hanno i mercati finanziari. La fifa blu degli speculatori e degli assicuratori: che qualche nazione del G8 decida "ehi, fottetevi tutti. Di aziende che vogliono il mio mercato ho la coda fuori". Il che e' la verita'.

 

Prendiamo il paese nelle condizioni piu' disperate in Europa, cioe' gli UK. Se compilassero i bilanci secondo gli standard UE, il loro deficit sarebbe al 170% del PIL. Supponiamo che vadano in default. Che cosa succederebbe? Succederebbe che il buon primo ministro, chiunque sia, dira' "ehi, cocchi, se volete continuare a mettere piede nella City fatemi gli applausi, che di aziende che vorrebbero entrarci ho la coda fuori dalla porta". Questa e' la verita': moltissime nazioni hanno dimensione tale per cui non solo sono "too big to fail", e anche "too big to bail", ma sono persino "too big to fuck with". Troppo grosse per rompergli i coglioni.

 

Questo e' il concetto principale: era cosi' urgente "salvare" la Grecia(1) perche' si tenesse in piedi la menzogna secondo la quale il default sarebbe un evento terrificante , catastrofico, simile a quello che avvenne in Argentina. Ma attenzione, perche' non e' vero: l' Argentina al momento del deault usciva proprio da un tentativo di salvataggio dell' FMI!

 

Quello che secondo me dovrebbero fare i PIGS, o PIIGS, insieme a tutti gli altri che hanno problemi di debito pubblico, e' di riunirsi e dichiarare default tutti insieme, con la sola eccezione dei propri privati cittadini, cioe' per quantita' di titoli tipiche del risparmio privato.

 

Cosa succederebbe? Niente. I PIIGS sono nazioni che nel bene o nel male sono proprietarie di ottimi mercati, finanziari e mercantili. Nessuno degli speculatori vorrebbe esserne cacciato via. Nessuno dei creditori vorrebbe esserne cacciato via. Nessuno al mondo vuole la recessione globale che arriverebbe se i PIIGS fossero oggetto di embarghi o sanzioni.

 

Questa e' la ragione principale per la quale i PIIGS vengono affrontati uno ad uno. La Grecia prima , il Portogallo e la Spagna dopo, e poi chissa'. Contemporanetamente, tutti i giornali ci spiegano di quale catastrofe sarebbe se la Grecia andasse davvero in default: la UE e la BCE perderebbero "prestigio politico". Ommioddio! Ommioddio!Moriremo tutti ! 

 

Ehm. Di quale cazzo di "prestigio politico" stai parlando, fra'?

 

I mercati, si dice, diverrebbero instabili. Aha. E quando mai sono stati stabili? Qual'e' la novita'? Ci divertiamo a scrivere oroscopi? "scorpione: mercati finanziari instabili". Fico, e' facile prenderci cosi'.

 

Quello che l'opinione pubblica deve fare e' di divenire adulta. Smettere di credere nel Babau. Smettere di credere che a toccarselo si diventera' ciechi. Smettere di credere all'uomo nero. Fare una bella riunioncina, e dire "ehi, ci avete chiamati PIIGS? Fantastico. Perche' adesso i PIIGS vi prestano un dito, e vi mandano affanculo. E se non volete piu' fare business sui nostri mercati, beh, abbiamo la coda , fuori dalla porta".(2)

 

Ovviamente, questo produrrebbe il panico. Tutti sono come bambini, convinti che arriverebbe l'uomo nero. Tutti sono come bambini, e hanno paura del babau.

 

Beh, diventate grandi: non succede niente. 

 

Semplicemente, qualcuno perderebbe il suo potere,e  probabilmente moltissimi dei suoi soldi.

 

Per quanto riguarda l'euro, se i PIIGS decidessero di uscire in questo modo, Trichet verrebbe a baciare culi per convincerli a restare dentro l'euro. 

 

PIIGS di tutto il mondo, unitevi. Anzi: PIIGS di tutto il mondo, fallite.

 

Il fallimento, oggi, e' rivoluzionario.

Chi ci rimetterebbe? Se tutti i PIIGS decidessero di fallire insieme, semplicemente a lasciarci le penne sarebbero queste entita' qui:

  • Barlkays Bank PLC
  • BNP Paribas
  • Citi Group Global Markets
  • Commerzbank AG
  • Credit Agricole
  • Credit Suisse
  • Deutsche Bank
  • Goldman Sachs
  • HSBC France
  • ING Bank NV
  • JP Morgan Securities
  • Merryl Lynch INT
  • Morgan Stanley CO
  • Nomura INT
  • Royal Bank OF Scotland
  • Societe' Generale INV Bank
  • UBS Ltd

Capite per quale motivo i PIIGS vanno affrontati uno ad uno: se fallissero tutti insieme, non li si potrebbe buttare fuori dall' Euro, e come se non bastasse sarebbe la fine del sistema finanziario speculativo cosi' come lo conosciamo.

E no, il babau non esiste.

Chissa' cosa succederebbe se qualcuno proponesse , via internet, una riunione dei governi dei PIIGS che mandino a ranare il debito pubblico e gli speculatori tutti insieme.

Uhm... quasi quasi ci faccio un gruppo su Facebook :)

Uriel



(1) In che cosa sia consistito il "salvataggio" lo sanno solo loro: le "cure" imposte alla Grecia sono molto piu' dolorose delle conseguenze del default. Non si capisce bene che cosa ci abbiano guadagnato, i greci, a prendersi dei soldi e poi fare tagli al bilancio uguali se non peggiori di quelli che avrebbero dovuto fare uscendo dai mercati finanziari.

 

(2) Vi siete mai chiesti perche' non vedete in giro marche di auto cinesi? Perche' non vedete sportelli di banche islamiche? Perche' non vedete catene di benzinai di petrolieri russi? Ecco: sono tutti dietro alla porta, ad aspettare.  



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Lacrime e sangue per Atene e Lisbona-di Francesco Piccioni

su il manifesto del 30/04/2010

Papandreou cede alle pressioni di Ue e Fmi. Chiama i sindacati e annuncia: nuove tasse, flessibilità, libertà di licenziare, taglio dei salari, della sanità e degli investimenti pubblici. Il Portogallo di Mario Socrates si muove sulla stessa linea, prima di esservi costretto. Il governo tedesco attacca le agenzie di rating Usa e pensa di crearne una tutta europea

Il giorno dopo si può misurare meglio la portata delle «riforme» che attendono i greci da qui a poche settimane, ma che coinvolgeranno subito dopo Portogallo e Spagna. La strada fissata - se si vuol dare credito al «recupero di competitività» come obiettivo delle manovre nazionali di riassetto finanziario - vale però fin da subito come indicazione pratica autorevole anche per gli altri paesi dell'Unione europea. A partire dall'Italia, of course.

La Germania ha dato un assenso di massima - condizionato da misure capestro - al «salvataggio» della Grecia, e contribuirà per ora con 8,4 miliardi all'intervento Ue (30 miliardi in tutto) e del Fondo monetario internazionale (altri 15). Ma il budget necessario, alla fine di tre anni, sarà probabilmente superiore ai 100 miliardi. Cosa dovrà fare la Grecia per «meritarsi» una simile massa di prestiti (naturalmente da restituire con gli interessi)?

Il governo guidato da George Papandreou fin qui aveva trattato con Ue e Fmi ponendo «alcune linee rosse insuperabili». Ma, come ha ammesso ieri il portavoce Giorgio Petalotis, «la situazione non lo consente più». Probabili quindi nuovi aumenti dell'Iva su alcolici, tabacchi e benzina; ulteriori tagli alle retribuzioni dei dipendenti pubblici; blocco dei salari , «flessibilità nei rapporti di lavoro» e libertà di licenziamento nel settore privato. In pericolo anche tredicesime e quattordicesime. Lo stesso Papandreou ha visto ieri i sindacati per spiegar loro cosa sarà costretto a fare, dando anche qualche esempio di «misure dolorose». Ne è venuta una sostanziale conferma di quanto sopra riportato, anche perché Ue e Fmi hanno esplicitamente chiesto ad Atene di tagliare del 10% il deficit in soli due anni e di tagliare i salari.

Non sarà semplice, perché nel settore pubblico questo è già avvenuto, in percentuale variabile tra il 10 e il 30%. Oggi un bidello di scuola guadagna 640 euro al mese (erano 750), mentre un poliziotto è già sceso da 1.500 a 1.200. Prevista anche la scomparsa della quasi-gratuità delle medicine per i dipendenti pubblici, mentre i prezzi - grazie anche a un primo aumento dell'Iva - sono in crescita (nei primi tre mesi dell'anno il commercio al dettaglio ha registrato un calo del 22,4%). Ma la borsa di Atene ieri ha festeggiato: +7%. Ci sarà un motivo...

I cugini portoghesi stanno per il momento un poco meglio. Ma il loro deficit è al 9,4% del Pil, mentre il debito pubblico è intorno al 77%; e quest'anno avranno in pratica una «crescita zero». La disoccupazione è in aumento e potrebbe arrivare all'11%. Dati non pessimi, se non fossero uniti a un terrificante 236% di indebitamento (sempre rispetto al Pil) di imprese e famiglie; inutile dire che il tasso di risparmio è pressoché inesistente. Ergo, i lusitani hanno pochissimi margini di manovra. Il premier Mario Socrates (un altro socialista nei guai) ha varato un «piano di risanamento» che prevede - come imposto dal pensiero neoliberista riemerso dal baratro dei subprime come se nulla fosse accaduto - aumento delle tasse, privatizzazioni, salari congelati, tagli agli investimenti pubblici, ecc.

Mentre le società di questi paesi si avviano verso l'implosione, la classe politica continentale procede a grandi passi verso le «riforme» imposte dalla «sfiducia crescente dei mercati verso i debiti degli stati» (va ricordato che questi ultimi sono cresciuti enormemente proprio per la necessità di «salvare» il sistema finanziario e bancario privato, oltre un anno fa). Invidiabile la sintesi proposta dal vicepresidente della Commissione europea, nonché «commissario alla concorrenza», Joaquin Almunia. Parlando della necessità di varare rapidamente il piano di aiuti per la Grecia, è arrivato a spiegare che «in situazioni simili i mercati sono più miopi del solito; non vedono i dettagli, ma solo masse sfocate di problemi». Ammettendo così che il governi - commissione Ue compresa - corrono tutti dietro a un cieco attirato unicamente dall'odore di guadagni facili e terrorizzato dall'idea di rimetterci qualcosa. Confortante visione...

Ma qualcosa si muove anche nei rapporti tra europei e agenzie di rating, quelle tre-sorelle-tre (Moody's, Fitch, Standard&Poor) che con i loro «giudizi» inappellabili indicano alla speculazione le vittime da azzannare. Ieri il vice-premier tedesco Guido Westervelle - liberale, mica «comunista» - ha attaccato duramente queste agenzie «americane», che «non solo sviluppano e offrono prodotti finanziari sui mercati, ma allo stesso tempo li 'valutano', creando così un conflitto di interessi programmato». La soluzione, logicamente, viene vista nella creazione di un'agenzia di rating europea, sul modello della Stiftung Warentest (una fondazione che testa decine di nuovi prodotti per garantirne la qualità ai consumatori).

In attesa di questo evento (non vicinissimo nel tempo), l'Italia ha ieri tirato un momentaneo sospiro di sollievo: l'asta dei Btp è andata a buon fine. Solo pochi giorni fa quella sui Bot semestrali aveva fatto flop. Ma la strada sembra davvero tracciata. E non è panoramica.