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Radiografia del passato

di Mauro Paoletti - 11/05/2010

Fonte: Edicolaweb

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Le conoscenze tecnologiche in possesso dell’uomo in tempi remoti sono state sempre sottovalutate, tanto da ritenere che la civiltà non sia in realtà più vecchia di quanto si crede; inoltre non è mai stata considerata seriamente l’ipotesi che tali conoscenze possano essere giunte da fonti sconosciute estranee alla Terra.
Sembra che l’uomo si sia coperto gli occhi davanti alle testimonianze che giungono dal passato per timore dei cambiamenti che potrebbero sconvolgere il suo modello di vita, il credo e la posizione di potere; perché è evidente che la sua storia inizia molte migliaia di anni più indietro e che le sue conoscenze scientifiche e tecnologiche, a quel tempo, potevano essere maggiori delle attuali.
Il sistema sociale vigente oggi nel mondo non può essere cambiato, la storia dell’uomo non può essere riscritta per ovvi motivi, ma la rilettura di alcuni dati con le nostre attuali conoscenze, i reperti che riemergono dalle sabbie, forniscono dati contrastanti con quelli assunti dalla scienza ufficiale e da quelli declamati da insigni personaggi.
Il passato ci fornisce una chiave di lettura diversa attraverso le ampie conoscenze acquisite dall’uomo e la ricerca della loro origine.
Antiochia fu la prima città ad avere l’illuminazione stradale; gli Aztechi ponevano al centro delle strade una striscia di pietre colorate per delimitare le due corsie di marcia. Le antiche città pakistane di Mohenjo Daro, Harappa, Kalibanga disponevano di un perfetto progetto di pianificazione, di una distribuzione delle acque e di canali di scolo per i rifiuti. I mattoni che servirono alla costruzione erano cotti in fornaci; data la loro robustezza furono utilizzati dagli inglesi, durante l’occupazione del paese, per costruire parte della massicciata della linea ferroviaria Karachi-Lahore.
In Corea le abitazioni erano dotate di tubazioni sotto il pavimento dove circolava aria calda in modo da riscaldare le stanze; sistema simile a quell’usato dai romani.
Nel palazzo di Cnosso quattromila anni fa esistevano toelette attrezzate con scarico collettivo in pietra e ceramica, le stanze ricevevano aria attraverso tubi che garantivano una specie di condizionamento.
Tubazioni per l’acqua calda e fredda e bagni in ceramica sono stati rinvenuti a Chan Chan, capitale della civiltà Chimù, in Sud America.
Il sistema di riscaldamento centralizzato e il modo di distribuire l’acqua calda furono inventate nel diciassettesimo secolo. Durante il Medio Evo queste conquiste tecnologiche erano state dimenticate, le case in Europa non disponevano di tali sistemi di riscaldamento, né di distribuzione delle acque.
I resti dei tappeti ritrovati a Catal Huyuk in Turchia reggono il confronto con quelli tessuti oggi.
In Egitto la costruzione del Canale di Suez iniziò sotto il regno di Sesotris I; i lavori furono continuati da Necao II e terminati dopo che Dario conquistò l’Egitto. La sabbia del deserto col tempo lo ricoprì, ma gli arabi lo dragarono e lo utilizzarono nel VII secolo dopo Cristo. La sabbia lo ricoprì di nuovo fino al 1869.
Il passato rivela che discendiamo da una stirpe di navigatori. Le navi di Nemi commissionate da Claudio si potevano comparare ai nostri transatlantici da crociera; disponevano di quattro ordini di rematori, trenta cabine decorate e con pavimenti a mosaico, pareti con pannelli di cipresso, una biblioteca, una sala ristoro, una rete di tubazioni per distribuire l’acqua nei locali provvisti di rubinetti squisitamente decorati; l’acqua veniva riscaldata in recipienti di rame. Quindi i patrizi romani si divertivano effettuando crociere; le navi di Nemi furono ritrovate nel 1932 e distrutte nel 1944 da un incendio provocato dai tedeschi. Come può essere che molti secoli più tardi i grandi navigatori, come Magellano e Colombo, non hanno neanche immaginato navi simili?
E non erano neanche le uniche navi al mondo così attrezzate. Secondo i documenti cinesi il saggio buddista Fa-hien tornò dall’India a bordo di una nave che portava oltre duecento passeggeri oltre alla ciurma; nell’antico libro "Fusan" si racconta che il monaco Hoeishin viaggiò in paesi lontani e attraversò il pacifico a bordo di una nave simile.
Perché nel Medio Evo avvenne una caduta del progresso scientifico che rifiorì solo oltre tre secoli fa? Quali furono i motivi di tale arretramento?
Nel 1802 venne costruito il primo battello a vapore, nel 1825 il primo tratto ferroviario, nel 1903 il primo aeroplano; quattromila anni fa i Sumeri costruirono il primo carro e la prima barca. Il faro di Alessandria illuminò la rotta delle navi dal 250 a.C. al 1326, quando crollò a causa di un terremoto.
Nessun altro è stato in grado di costruire una strada di cinquemila chilometri come quella realizzata dagli Inca superando i canyon con altissimi ponti e attraversando le montagne con gallerie ancora in uso.
Vi sono interessanti reperti che attendono da tempo una spiegazione logica.
Weidenreich rinvenne nel 1933 nei pressi di Pechino vari scheletri; dalle misure dei crani venne stabilito che uno apparteneva ad un maschio europeo e due a esemplari femminili, uno di tipo melanesiano e l’altro con caratteri eschimesi; tutti i teschi erano databili a 30.000 anni fa. Cosa ci facevano in Cina a quel tempo tre individui così diversi?
In Russia sono state scoperte lance d’avorio di mammut perfettamente diritte e un ago d’osso identico ai nostri di acciaio; nell’età glaciale l’uomo era in grado di raddrizzare una zanna di mammut?
Nella caverna di Lamis, Nevada, sono stati ritrovati duecento paia di sandali di fibra intrecciata simili a quelli che indossiamo oggi, ma più antichi di novemila anni. Nel deserto di Gobi l’impronta di una suola sopra una pietra di arenaria risalente a qualche milione di anni fa pone inquietanti domande.
Le stranezze riguardanti testimonianze di un remoto passato si ritrovano nelle ceramiche di Cocle, Panama, sulle quali vi sono impresse figure di lucertole volanti simili agli pterodattili; nell’incisione dell’Hova Supei Canyon in Arizona che ricorda un tirannosauro; in quella del Sandy River dell’Oregon che raffigura uno stegosauro; sui vasi di Pisco in Perù dove sono rappresentati Lama con piedi a cinque dita estinti da milioni di anni.
Le sculture di Macahuasi, a quattromila metri sul mare, riproducono uomini di tipo caucasico, nero, semitico e animali mai vissuti nelle Americhe, fra cui l’Amphichelydia, antenata della tartaruga attuale, da noi conosciuta solo attraverso i fossili; il cavallo introdotto solo nel cinquecento dai conquistatori spagnoli. La pietra scolpita è una diorite bianca che inizia a diventare grigia dopo almeno diecimila anni. Come è stato possibile riprodurre animali che, secondo la scienza ufficiale, l’uomo non poteva aver visto?
Ciclopiche sfere in pietra come quelle del Costarica sono state rinvenute anche in Guatemala e in Messico; al di là del loro significato dobbiamo considerare le difficoltà di lavorazione per renderle perfettamente sferiche tenendo conto della loro grandezza, variabile fino a due metri e mezzo di diametro; della difficoltà di trasporto dato che le più vicine cave di basalto distano da cinquanta a cento chilometri e del peso, le più grandi pesano quindici tonnellate. Lo stesso si può dire per le altrettanto famose teste Olmeche di La Venta.
Esistono teschi, sia umani sia di bisonte, con fori rotondi senza fratture radiali come quelle causate da un proiettile; il cranio umano dello Zambia risale a quarantamila anni fa, quello del bisonte, custodito presso il Museo di Paleontologia di Mosca, a centinaia di migliaia di anni.
Nel 1885 venne fuori da un pezzo di carbone dell’era terziaria un cubo di acciaio di cinque centimetri di lato con una profonda incisione intorno e gli spigoli arrotondati. Al Museo di Linz venne stabilito che era di natura artificiale. Chi ha prodotto un simile manufatto decine di milioni di anni fa? Cosa pensare della moneta di bronzo ritrovata nell’Illinois alla profondità di quarantadue metri?
Sempre da blocchi di carbone sono emersi oggetti definiti "fuori tempo", ooparts; nel 1891 in Illinois una catena d’oro, nel 1926 da una miniera del Montana un dente umano fossilizzato identico a quello di un uomo del nostro tempo, il carbone di quella miniera si era formato circa dieci milioni di anni prima; nel 1851 a Dorchester, nel Masachusettes, da un carbone di un miliardo di anni, un recipiente d’argento finemente lavorato a forma di campana.
Dalla miniera d’argento di Wonderstone in Sud Africa sono state estratte fino ad ora circa duecento strane sfere di metallo, alcune con una incisione al loro equatore, di sette centimetri di diametro, di colore blu acciaio con riflessi rossastri, costituite da nichel e acciaio assente in natura. Roelf Marx, direttore del Museo dove sono state custodite, ha affermato che ogni tanto esse ruotano sul loro asse da sole. Lo strato geologico dal quale sono state estratte risale a tre miliardi di anni fa.
In Mesopotamia, quasi seimila anni fa, si estraeva il rame; in Equador sono stati ritrovati gioielli in platino, quindi gli indios erano in grado di fondere tale metallo a 1770 gradi centigradi? Cosa che in Europa è stato fatto solo meno di duecento anni fa.
La fibbia della cintura trovata sulla salma del generale cinese Chou Chu (circa 316 d.C.) è composta per l’85% da alluminio; tale metallo venne ottenuto nel 1825 dalla bauxite attraverso un procedimento molto complesso che sfrutta l’elettrolisi.
Gli antichi possedevano ampie conoscenze astronomiche. Come erano venuti a conoscenza che l’orbita terrestre è ellittica e che il piano dell’orbita non coincide con il suo piano equatoriale?
Aristarco nel III secolo a.C. affermava che la Terra si spostava in un cerchio obliquo ruotando contemporaneamente intorno al proprio asse. Per Anassimandro (610-547 a.C.) la terra era sferica e girava intorno al sole, per Pitagora un grande globo, per Eraclide Pontico si avvolgeva intorno al proprio asse una volta ogni ventiquattro ore.
Alcune incisioni sulle pietre a Pierres Folles in Francia sono state considerate carte celesti preistoriche e cinquemila cinquecento anni fa gli Egizi stilavano carte astronomiche.
Osservazioni su Venere, Marte e Giove si trovano sulle tavolette cuneiformi babilonesi. Nelle caverne di Lascaux, sulle pareti della grotta, detta "Sala dei Tori", è possibile riconoscere le stelle che formano le costellazioni del Capricorno, del Toro, del Leone e dello Scorpione, vi sono rappresentate le Pleiadi. Come poteva l’uomo primitivo conoscere la configurazione del cielo di 18.000 anni fa?
Nel Rig Veda si parla delle "tre terre una dentro l’altra"; noi sappiamo che la terra ha un nucleo, un mantello, una crosta.
Duemila cinquecento anni fa Democrito affermava che le macchie sulla Luna erano ombre prodotte da alte montagne e profonde vallate ed esistevano molti altri pianeti oltre a quelli che si poteva vedere. Anassimene parlava dei "compagni oscuri delle stelle" forse alludendo ad altri sistemi. Metrodoro di Lampsaco nel III secolo a.C. diceva che "pensare la terra come unico mondo abitato è errato quanto pensare che vi sia una sola spiga di grano in un campo immenso".
Nel Surya Siddhanta, primo trattato astronomico indiano di cui non si conosce l’autore e quando fu redatto la prima volta, è scritto che il Sole fornisce alla Luna i suoi raggi luminosi. Iscrizioni babilonesi parlano delle corna di Ishtar, Venere, ma le fasi del pianeta non sono visibili senza telescopio e la prima osservazione di tale fenomeno si deve a Galileo nel 1610. I Babilonesi erano anche a conoscenza degli anelli di Saturno, osservati per la prima volta fra il 1655 e il 1848. Forse la lente rinvenuta da Layard a Ninive e quella molata trovata in una tomba egizia, entrambe conservate al British Museum, possono fornire la spiegazione?
I Dogon, una piccola tribù sperduta fra le alture del Mali, possiedono da secoli ampie conoscenze su Sirio. Questa stella si trova a più di otto anni luce da noi nella costellazione del Cane Maggiore. I Dogon hanno sempre parlato della compagna più piccola, invisibile, costituita da materia più densa e pesante di Sirio che percorre un'orbita ellittica impiegando cinquant’anni. I Dogon inoltre conoscono gli anelli, invisibili a occhio nudo, di Saturno, sono a conoscenza dell'esistenza delle lune di Giove e che i pianeti ruotano attorno al Sole. Tutto confermato dall'attuale astronomia. Come è possibile?
Il racconto epico di Etana, tredicesimo re sacerdote di Kish, che rappresenta uno dei legami fra l’uomo e la divinità, narra che c'era un tempo in cui gli uomini vivevano senza un re, un rappresentante, e tutto il potere era nelle mani degli dèi. Due di questi dèi designarono Etana, un umile pastore, a questo compito e lo incoronarono Signore. Nel corso del poema l’eroe babilonese viene sollevato in cielo da un aquila e descrive ciò che si presenta a chi lascia la Terra per lo spazio; la descrizione di una terra sferica che diviene sempre più piccola man mano che l’aquila si allontana non può essere stato inventato.
Il Libro dei Morti, il Libro di Enoch, contengono passaggi dove lo spazio viene descritto come un luogo senza aria, talmente profondo da non poter essere misurato, oscuro come la notte più nera. Un luogo caldo come il fuoco e freddo come il ghiaccio, dal quale si può osservare le sorgenti di luce; inutile negare che sia un abisso oscuro, dove gli oggetti divengono roventi dalla parte del sole e gelidi dall’altra.
La "Storia Vera" di Samostata descrive un viaggio sulla Luna che sembra un reportage dal vero: "All’ottavo giorno apparve una sorta di terra sospesa nel cielo, che sembrava un’isola circolare e diffondeva intorno una luce molto brillante". Una descrizione che somiglia alla visione degli astronauti, manca solo: "Qui missione Apollo, a voi Huston…".
Poco più di duecento anni fa gli Europei ipotizzavano che il mondo non avesse più di seimila anni, agli inizi dell’ottocento era opinione comune che la Terra fosse stata creata nel 4004 a.C., i calcoli erano stati dedotti dalla cronologia biblica dal vescovo Ussher.
L’India annovera il giorno di Brahma, ossia il momento della creazione, a quattro miliardi e trecento milioni, i Drusi del Libano dicono che il mondo è nato tre miliardi e quattrocento milioni di anni fa; la data accettata oggi è di oltre quattro miliardi e mezzo. Gli antichi Egiziani avevano registrato eventi astronomici da 630.000 anni e conoscevano la precessione degli equinozi; per Diogene Laerzio le registrazioni astronomiche risalivano all’anno 49.219 a.C. Il regno di Osiride sarebbe iniziato oltre diciassettemila anni fa; secondo Marziano Cappella, storico del V secolo d.C., la storia dell’Egitto annoverava eventi per 36.525 anni e i sacerdoti avevano studiato l’astronomia per quarantamila anni, prima di divulgare il loro sapere. Secondo Cicerone gli archivi di Babilonia erano antichi di 470.000 anni. Ipparco, vissuto dal 190 al 125 a.C., afferma che le cronologie assire partivano 270.000 anni prima. Secondo i Babilonesi il diluvio era avvenuto oltre ventisettemila anni prima. Il calendario lunare babilonese e quello solare egizio coincidono nell’inizio, l’11.542 a.C., per quello indiano tutto iniziò nell’11.652 a.C.; secondo il Codice Vaticano a 3738, il calendario Maya era in uso dall’18.613 a.C., per i seguaci di Zoroastro il tempo inizia nel 9600 a.C.; Platone indica la distruzione di Atlantide nel 9850 a.C.
I nomi dati da Asaph Hall alle due lune di Marte, Phobos e Deimos, scoperte nel 1877, erano già stati assegnati da Omero nella descrizione del dio della guerra; nel libro "L’altro Mondo", Cyrano de Bergerac, cita le due lune di Marte; Voltaire scrisse in un romanzo fantascientifico che "passando presso Marte essi videro le due lune che ruotano intorno a quel mondo, finora sfuggite agli osservatori". Gulliver, noto personaggio di J. Swift, apprende sull’isola volante di Laputa che Marte possiede due lune.
Forse i greci avevano ricevuto la notizia da una civiltà precedente e ne realizzarono un mito ripreso da Omero? Chi può dirlo; resta il fatto che Marte ha due "scudieri", Paura e Terrore; si ipotizza pure che non si tratti in realtà di lune ma di due satelliti artificiali posti nell’orbita del pianeta da intelligenze provenienti da altri mondi…
Il filologo russo Bronislav Kuznetsov ha identificato, in una strana carta contenuta in un libro sacro tibetano costituita da quadrati e rettangoli con nomi di paesi sconosciuti, Pasagrade capitale persiana al tempo di Ciro, Alessandria, Gerusalemme, Susa, Babilonia e altre storiche città della Mesopotamia, confermando in tal modo che i Lama conoscevano l’oriente e l’Egitto.
La mappa di Vinland, conservata al "Beinecke Rare Book and Manuscript Library" dell’Università di Yale, proverebbe che i Vichinghi raggiunsero l’America e la Groenlandia prima di Colombo.
La carta di Piri Reis mostra l’Antartide senza ghiacci e le coste americane. Reis avrebbe narrato che lo zio Kemal la ottenne, insieme ad altre carte antiche, da uno spagnolo catturato durante una battaglia nel 1501, il quale confessò di aver partecipato alle spedizioni di Colombo, che si era avvalso di quelle rare carte geografiche. Sembra che il grande navigatore abbia deciso di intraprendere il viaggio verso il nuovo mondo dopo aver letto un libro scritto all’epoca di Alessandro Magno.
Quando e come sono stati rilevati i grandi fiumi dell’America meridionale indicati con grande chiarezza sulla carta di Reis? Come è stato possibile rappresentare il contorno dell’Antartide privo di ghiacci, da noi rilevato con apparecchiature speciali?
La carta di Reis è stata disegnata seguendo una tecnica particolare che prevede di disegnare il profilo della Terra partendo da un punto della sua superficie; nel caso specifico il centro della mappa è situato vicino all'antica città egizia di Siene. Per tracciare una carta geografica in tal modo occorrono strumenti e calcoli matematici altamente avanzati non disponibili nel 1513.
Anche nella carta di Oronzio Finneo, datata 1531, sono tracciati i contorni dell’Antartide, i fiumi, e le montagne non completamente individuate oggi. Si ritiene che la carta più antica sia quella attribuita a Antonio Zeno, datata 1380, che rappresenta la Groenlandia senza ghiaccio; vi sono indicati i fiumi che, in effetti, esistono realmente ma attualmente sotto una superficie ghiacciata. Ovviamente devono essere stati rilevati quando quella terra godeva di un clima temperato.
Traspare che tali carte siano state copiate da mappe originali tracciate da una civiltà in possesso di navi adatte a solcare gli oceani, di valenti astronomi e matematici; una civiltà che era in grado di eseguire i rilievi con assoluta precisione; che occupava una determinata area sulla terra e aveva un’intensa attività commerciale in tutto il globo.
In un castello nei pressi di Roma fu rinvenuto nel 1916, sigillato in un cofano, un manoscritto chiamato Voynich dal nome del suo scopritore; tale documento, che era stato proprietà del gesuita Athanasius Kircher e risale al XIII secolo, è composto da oltre duecento pagine di media grandezza (15x21cm circa), che contengono illustrazioni, diagrammi con didascalie; solo trentadue pagine contengono righe di testo. Il manoscritto tratta vari argomenti dalla botanica alla biologia, dall'astronomia alla farmaceutica; vi sono rappresentate sezioni di foglie che non possono essere state tracciate senza l’osservazione al microscopio. Vi si trova anche una spirale ad otto braccia con alcune stelle e scritte nel centro; può rappresentare la galassia di Andromeda invisibile senza un potente telescopio. Fu venduto nel 1962 a New York per la cifra di centosessantamila dollari.
Le conoscenze del mondo antico comprendono anche l’elettricità. Ricordiamo le pile di Bagdad scoperte da Konig, i bassorilievi del tempio di Hator a Dendera che mostrano enormi bulbi trasparenti con all’interno sinuose serpi, simili a potenti lampade elettriche collegate attraverso cavi a treccia a "Djed" che assume la funzione di generatore; ricordano le lampade a luminescenza e le ampolle in atmosfera rarefatta, create dall’inglese William Crookes nel 1879, che permisero in seguito a Roentgen di scoprire i raggi X nel 1895.
Le testimonianze in questo campo sono molteplici. A Baalbek nel tempio Rotondo vi erano "pietre scintillanti" che illuminavano l’ambiente; il tempio di Iside in Egitto era illuminato da "una lampada meravigliosa" che "non poteva essere spenta dal vento e dall’acqua". Padre Kircher ci parla di sotterranei a Menfi dove ardevano lampade che non si spegnevano mai.
Famosa la tomba della via Appia scoperta nel 1485, nel sarcofago fu ritrovato uno strato di unguento nerastro che proteggeva la salma di una giovinetta dalla decomposizione; nella tomba ardeva una lampada perpetua che si spense all’apertura del sepolcro.
Un antico documento indiano conosciuto come Agastya Samhita fornisce una serie di istruzioni per costruire una batteria elettrica. Secondo la testimonianza di un missionario inglese nel tempio indiano di Travandrum anni fa ardeva una lampada d’oro situata nel pozzo al centro del tempio che sarebbe stata accesa oltre centoventi anni prima. Secondo la leggenda gli dèi serpenti indiani, i Naga, creature che possono volare a lungo nel cielo, vivrebbero nelle profondità dell’Himalaya dove le stanze sono illuminate da lampade eterne.
Verso la metà del 1800 padre Evarist Regis Huc vide in un tempio lamaista una lampada che ardeva da tempo immemorabile e che non si sarebbe mai spenta. Cronache antiche di commercianti parlano di un villaggio presso il monte Wilhelmina, in Nuova Guinea, illuminato da globi di pietra posti su altissimi pali che al tramonto iniziavano a brillare di una strana luce bianca simile a quella dei nostri neon, illuminando la notte. Un villaggio simile si trovava anche nel Mato Grosso, stando alle testimonianze di Barco Centenera, al tempo dei conquistatori spagnoli; situato sopra un isola in mezzo ad un lago aveva al centro un pilastro di sette metri sulla cima del quale si trovava una "luna" che illuminava "tutte le case e le acque circostanti cacciando il buio anche in piena notte".
Le misteriose luci fredde erano state viste anche dall’esploratore P.H. Fawcett che si perse forse dietro alla loro ricerca.
La cosa curiosa è che sono abbastanza recenti esperimenti per ottenere una luminescenza da pannelli e oggetti percorsi da correnti deboli senza l’uso di filamenti e bulbi.
Nel passato qualcuno era già riuscito a vincere la forza di gravità. I Caldei sarebbero riusciti a sollevare con il suono grossi blocchi di pietra; fonti arabe, nel descrivere il metodo usato per la costruzione delle piramidi, raccontano che i sacerdoti avvolgevano i blocchi di pietra in fogli di papiro e li toccavano con un bastone. Il masso levitava e si spostava nell’aria per alcuni metri alla volta. Tavolette babilonesi parlano di come sollevare alcune pietre producendo particolari suoni; la Bibbia narra come crollarono le mura di Gerico. Cronache cinesi raccontano che il saggio Liu An bevve l’elisir del Tao divenne senza peso. In un testo buddista, lo Jakata, è citato un gioiello capace di togliere il peso a colui che se lo pone in bocca.
Alcuni resoconti di viaggiatori parlano di un’asta d’oro sospesa in aria presso il muro di un monastero, la Chiesa dell’Epistola, sulle montagne del Bidjan in Etiopia. Asta vista due secoli dopo anche da un chirurgo francese, Jacques Poncet, dal 1698 al 1700. Un ulteriore conferma del fenomeno giunge dall’esploratore Guillaume Lajean in visita al monastero nel 1863.
Vi sono inoltre testimonianze di pietre sollevate, ma è stato anche notato che spesso tali fenomeni avvengono in precise circostanze; le pietre devono essere toccate da undici persone, con dieci o dodici il fenomeno non si verifica, le parole dell’invocazione devono essere pronunciate con una determinata altezza di suono e distintamente, è necessario il contatto delle dita della mano.
Si ha notizia tramite esploratori che i monaci tibetani posti in semicerchio e utilizzando tamburi e le loro caratteristiche trombe che producevano una particolare vibrazione sonora, erano in grado di spostare grosse pietre a diverse distanze e altezze.
Al di là di tutto questo dobbiamo ammettere che tutto ciò potrebbe spiegare come sia stato possibile rimuovere blocchi megalitici dalle cave da cui erano stati estratti; a Baalbek si può osservare un lastrone di ventun metri di lunghezza, quasi cinque di larghezza con uno spessore di quattro, rimosso dalla parete di roccia e trascinato al bordo della cava.
Megalitici monumenti sono sparsi in tutto il globo a testimoniare il grande lavoro svolto dagli antichi; ovunque troneggiano piramidi, torri, stupa e templi maestosi e ciclopici, taluni finemente cesellati come quelli presenti in India. Da millenni ci sfidano a spiegare come sia stato possibile erigerli e modellarli conoscendo la durezza delle pietre usate e di quali utensili potevano disporre i nostri predecessori.
Studi concreti sul volo furono iniziati da Leonardo da Vinci e sono stati di grande aiuto per la costruzione degli aerei e per il volo a vela, ma come affermò Ruggero Bacone nel XIII secolo "macchine volanti furono realizzate dagli antichi e sono costruite ancora ai nostri giorni"; un’affermazione che certamente stupisce.
Riferimenti a oggetti volanti sono presenti in varie epoche, ben conosciuti sono i monili in oro colombiani scoperti dall'archeologo Alan Landsburg definiti "Colganti Zoomorfi" vale a dire "composizioni aventi forma animale", ma che di animale non hanno niente in quanto la loro forma aerodinamica è analoga a quella dei moderni jet con ali a delta. In seguito agli studi di Ivan Sanderson e di J. Ulrich, sono stati riconosciuti come riproduzioni di velivoli moderni.
Peter Belting, ufficiale dell’aeronautica tedesca, ha riprodotto un modello radiocomandato in scala 1:16 con materiale di schiuma dotato di un motore elettrico, dimostrando che si tratta di un aereo facilmente manovrabile, stabile e particolarmente adatto al volo a vela.
Altrettanto noto un piccolo manufatto di legno di balsa di 18 centimetri ritrovato nel 1898 nei pressi della piramide di Saccara, classificato come "uccello" perché gli aerei erano sconosciuti all’epoca del ritrovamento; solo da un attento esame effettuato nel 1969 si scoprì che si trattava di un dispositivo di volo con tali caratteristiche avanzate da richiedere una elevata conoscenza di aerodinamica; in pratica era l’esatta riproduzione di un aliante ancora in grado di volare. In seguito sono stati scoperti altri modelli simili che dimostrano la conoscenza del volo da parte degli antichi egizi.
Negli annali cinesi è scritto che l’imperatore Shun fra il 2258 e il 2208 a.C. aveva costruito un apparecchio capace di volare e un paracadute.
L’imperatore Cheng Tang ordinò a Ki Kung Shi, nel 1766 a.C., di costruire un carro volante con il quale giunse fino all’Honan; carro che poi distrusse per paura che qualcuno s’impadronisse del segreto. Un bassorilievo dello Shantung del 147 d.C. raffigura un carro volante trainato da tre draghi alati.
Nell’antico testo Shi Ching si narra che l’imperatore, visto il moltiplicarsi dei delitti in terra, ordinò di interrompere le comunicazioni fra cielo e terra e "da allora non ci sono stati più viaggi né in su né in giù".
Altrettanto noti i Vimana, i carri degli Dèi dell’antica India di cui parlano i libri sacri come il Mahabharata, il Ramayana, il Pancantara. Carri, o navi volanti, che volavano alla velocità del vento con un suono melodioso, che rimanevano a mezz’aria come i nostri elicotteri, o volavano su un cuscino d’aria, come i nostri hoovercraft; che assicuravano un viaggio comodo e veloce ai passeggeri come i nostri aerei di linea.
Il libro tibetano del Vero Sapere del tredicesimo secolo, su fonti del settimo, narra che la razza umana era in grado di volare come i suoi creatori, una facoltà perduta col tempo; i primi sette re "camminavano in cielo".
In seguito ad una missione archeologica condotta da scienziati americani, sovietici e indiani, venne dimostrato che diecimila anni fa gli eschimesi vivevano al centro dell’Asia; a conferma la loro antica tradizione secondo la quale sarebbero stati portati verso nord da "giganteschi uccelli di ferro".
Nel Salvador è stato rinvenuto un vaso antico sul quale spicca l’immagine di un dirigibile con a bordo varie persone.
Notevoli le tecnologie avanzate in campo medico chirurgico. Alcuni papiri egizi si sono dimostrati veri trattati di medicina generale, anatomia e patologia, chirurgia ossea, ginecologia, veterinaria; raccolte di ricette farmaceutiche: Nei musei fanno mostra di sé utensili chirurgici, come forcipi, bisturi, pinze, simili a quelli usati oggi. Nell’antichità si usava masticare la corteccia del salice per curare la febbre e altri malesseri; analizzando tale corteccia i nostri scienziati hanno capito come ricavare l’aspirina dalle sostanze contenute in essa.
Altre documentazioni parlano di trapanazioni, trapianti, anche di cuore, ben riusciti, ricostituzioni di arti inserendo l’arto offeso sotto la pelle sollevata dell’anca o del torace e ricostruendo giuntura su giuntura, nervo su nervo, con delicati interventi di microchirurgia. Si praticavano delicate operazioni di trapanazione del cranio con esito positivo, si conosceva perfettamente la circolazione sanguigna; in un libro cinese è scritto che il cuore controlla il flusso del sangue che scorre in circolo come la corrente di un fiume. Era nota l’idroterapia, si avevano ampie conoscenze nel campo della radioestesia; Celti, Cinesi, Giapponesi, Persiani, Medi, Etruschi, analizzavano il territorio per stabilire dove costruire templi e abitazioni e per ricercare sorgenti d’acqua. I vedici sapevano che il corpo umano è percorso da un flusso di energie invisibili che scorrono nei meridiani e nei "nadis" e regolava il corpo visibile attraverso i "chakra"; punti dove viene raccolta l’energia vitale del campo energetico dell’universo, trasmessa in seguito al plesso nervoso più vicino.
È la teoria dell’uomo sottile strutturato nello stato eterico, astrale, mentale, causale, fisico. Erano già conosciute quelle che noi chiamiamo reti di Hartman e di Cury; le variazioni che subiva il corpo umano sottoposto ai campi magnetici e gravitazionali, all’attività solare, alle perturbazioni atmosferiche; si conoscevano quali variazioni potevano subire l’ipofisi e l’ipotalamo, nonché il DNA, rappresentato già a quel tempo con una doppia elica, come dimostrano i testi Sumeri, Maya, Aztechi e Toltechi. Nelle caverne Californiane si trovano affreschi della cultura Mesoamericana che riproducono la struttura del DNA come la conosciamo oggi.
Pitagora non ha inventato niente, dato che sul papiro Rhind è spiegato il suo teorema e quello di Euclide; probabilmente i due studiosi visitarono la biblioteca di Alessandria dove era custodito il sapere del mondo antico.
Non mancano riferimenti ad invenzioni del secolo appena trascorso. Eusebio e Anobio narravano, nel quarto secolo d.C., di aver posseduto "pietre parlanti" in grado di rispondere "con voce acuta e chiara". I cristalli di germanio e di silicio usati da noi oggi sono in effetti "pietre parlanti"; esisteva qualcuno che emetteva segnali catturati da questi ricevitori?
Il libro di Enoch ci informa che l’angelo Azaziel insegnò agli uomini a costruire "specchi magici" dentro i quali si potevano osservare luoghi e persone lontane. Anche nella Storia Vera di Samostata si parla di "uno specchio di grandi dimensioni posto sopra un pozzo poco profondo; dentro al pozzo si udivano le voci provenienti da tutta la terra mentre dentro lo specchio le immagini lontani regni".
Anche noi possediamo "uno specchio magico" che chiamiamo Televisione.
Nelle Chandogya Upanishad è scritto "dimmi tutto quello che sai e ti dirò ciò che seguirà". Gli antichi oracoli possedevano una macchina del tempo? I sacerdoti egizi chiedevano agli oracoli di mostrare qualsiasi evento del passato o del futuro. Anche Nostradamus possedeva una "macchina del tempo"? Egli affermava che "l’eternità lega in un sol punto il passato, il presente, il futuro".
Non si sono mai trovate carcasse di automobili o altri moderni mezzi di trasporto, a quel tempo non occorrevano "motori", la mano d’opera era gratuita e numerosa, costituita da schiavi; nonostante ciò Ctesibio ed Erone costruirono un motore a vapore a due cilindri e un motore a reazione che funzionavano perfettamente; potevano iniziare l’era industriale ma la forza più economica era quella muscolare dell’uomo. In ogni caso strane macchine furono usate per far muovere automi raffiguranti gli Dèi e altri marchingegni inutili.
Neanche gli Incas si spostavano in auto, ma costruirono la Grande Strada di 5320 chilometri dalla Colombia al Cile, che ha sfidato il tempo. Non dimentichiamo che molte delle piante commestibili di cui facciamo uso ci vengono dagli Incas e non sappiamo chi, in effetti, essi fossero. Alcune analisi effettuate nel 1952, su cinque mummie del British Museum provenienti dal Tempio del Sole di Cuzco, rivelarono gruppi di sangue sconosciuti; una mummia aveva sangue di gruppo C, E, con assenza del gruppo D; un’altra D e C senza tracce del gruppo E. Sappiamo che i re praticavano l’incesto per non guastare il sangue divino; ma di quale sangue si trattava se a detta degli esperti nessuna razza terrestre rivela composizioni analoghe? Strano a dirsi a causa della rottura di un condotto di acqua le mummie sono state danneggiate e non è più possibile fare altre analisi su di loro. Ripensiamo agli Uros che hanno dichiarato di avere un sangue scuro, diverso dal nostro, non "di questo mondo".
Queste alcune delle testimonianze circa le conoscenze scientifiche del mondo antico per dimostrare che l’alba della civiltà è più antica di quanto la consideriamo.
Come possono i Maya aver inventato un calendario astronomicamente più esatto del nostro? La Grande Piramide è la più grande costruzione megalitica al mondo, perché nessun altro è riuscito a ripetere una simile impresa? Come sapevano i Greci e i Romani dell’esistenza di altri pianeti oltre Saturno? Tutte le popolazioni si rifanno a tradizioni di una remota età dell’oro, per quale motivo? Perché raccontano di altri mondi popolati da creature simili all’uomo? Come potevano spostare enormi blocchi di pietra e costruire colossali monumenti che ancora ci guardano dal passato? Disponevano di energie a noi note e di altre che ancora non abbiamo scoperto? Come hanno potuto descrivere accuratamente le "macchine" volanti? Come potevano essere a conoscenza di animali estinti molto tempo prima? Come sono state tracciate le carte geografiche di continenti non ancora scoperti?
Non basta una risposta generica, forse è esistita in passato una grande civiltà in possesso di alte conoscenze tecnologiche che dominava il mondo, estintasi in seguito ad un cataclisma geologico. Spiegherebbe la presenza del mito del diluvio comune a tutti i popoli. Forse una spiegazione ci viene da Filone di Alessandria secondo il quale a causa del continuo ripetersi di distruzioni dovute al fuoco o all’acqua, le nuove generazioni non ricevono più da quelle più antiche la memoria degli eventi. Il Popol Puh racconta che i primi uomini sapevano tutto e vedevano tutto, avevano visitato i quattro angoli e i quattro pilastri del cielo, ma gli dèi non vollero che divenissero come loro e "gli occhi dei primi uomini furono chiusi e poterono vedere solo ciò che è chiuso".
Dobbiamo prendere per reale il mito di un continente sprofondato nell’oceano; la regressione dei ghiacci iniziò dodicimila anni fa, i mari aumentarono il livello di un metro a secolo fino a seimila anni orsono. La fine dell’era glaciale è addebitata ad una maggiore radiazione solare connessa allo spostamento dell’asse terrestre e l’oscillazione dell’eclittica.
Se prendiamo in esame il numero degli individui presenti sulla terra nel 6000 a.C., cinque milioni, e nel 10.000 a.C., solo un milione; dobbiamo chiederci perché esistevano pochi individui se consideriamo la nostra storia vecchia di circa due milioni di anni. Nonché ammettere che una drammatica catastrofe si è abbattuta sull’antica umanità.
La storia di Atlantide è tramandata dai sacerdoti del tempio di Neith a Solone, secondo quanto riferisce Platone. Neith si rivelò ai sacerdoti dicendo: "Io sono ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà". Erodoto narra che quei sacerdoti erano in possesso di cronache della storia del mondo risalenti a varie migliaia di anni, ammette che in quel tempio apprese alcune verità che preferì tacere. Quali? Strana coincidenza che i custodi della conoscenza siano sempre stati i sacerdoti e gli astronomi, persone legate al cielo e alle stelle. E lo sono tutt’oggi.
L’Egitto ci parla della comparsa di semidei che aiutarono l’uomo; in particolare di uno che insegnò a disegnare, scrivere, tendere le corde dell’arpa; a tracciare carte celesti ed a usarle, a far di conto, ad assegnare un nome alle erbe e alle piante, a beneficiare di quelle buone, a curare le malattie. Questo semidio era Thoth, Ermes per alcuni; assolto il suo compito ritornò al cielo.
In Messico si chiamava Quetzalcoatl e discese da un "buco del cielo", per altri giunse con una nave "alata". Per i Sumeri approdò sulla spiaggia del Golfo persico, raffigurato come un pesce dal volto umano, il suo nome era Oannes; nell’America arrivò dal mare invece un bianco alto con una folta barba: Viracocha. Quindi la civiltà antidiluviana è stata una civiltà extraterrestre?
Frank Drake, astronomo americano, affermò che nel passato visitatori spaziali potevano aver lasciato testimonianza del loro passaggio; Carl Sagan si avvicinò al concetto affermando che la Terra può essere stata visitata più volte da varie civiltà galattiche in epoche geologicamente remote e non è escluso si possa ritrovare oggetti fabbricati da questi visitatori. In fondo Oamnes giunse dal mare come lo "Splash Down" effettuato dalle capsule Apollo.
Allen Hynek dichiarò che non escludeva l’esistenza di intelligenze extraterrestri e di mezzi per gli ipotetici viaggi spaziali. Lo scrittore sovietico Alexander Kazantsev in merito al famoso disastro del 1908 in Siberia, ritiene che l’esplosione sia stata provocata dalla caduta di una nave spaziale. L’ipotesi è stata convalidata da un altro scrittore Boris Liapounov. Si trattava di un corpo cilindrico che scoppiò a sette chilometri dal suolo e prima dell’esplosione cambio la sua traiettoria come tentasse manovre d’emergenza. Quando furono tagliati gli alberi rimasti in piedi dopo il disastro fu rilevato un grande cerchio di crescita relativo all’anno 1908 che segnalava una grande radioattività. L’Istituto per le Ricerche Nucleari di Dubna effettuando delle analisi radiochimiche sul luogo dedusse che il fenomeno era stato provocato dal contatto tra materia e antimateria. Forse prima che il veicolo toccasse il suolo una fuga di combustibile annichilì l’antimateria venuta in contatto con la materia.
Oggi sono molti coloro che ammettono la possibilità di frequenti visite da parte di viaggiatori spaziali. Racconti e leggende comuni a tutti i popoli parlano di queste visite in tempi molto remoti.
Si deduce che le civiltà antiche discenderebbero tutte da una precedente civiltà annientata da una catastrofe geologica; di conseguenza che la terra ha conosciuto una civiltà con notevoli conoscenze tecnologiche in un periodo talmente remoto da essere stato completamente dimenticato; oppure che è stata visitata da esseri provenienti da altri pianeti che hanno trasmesso queste conoscenze ai primi uomini. Le due ipotesi possono integrarsi perché è possibile che ci sia stata una civiltà precedente in contatto con altri mondi.
Gli Hopi ricordano la terza razza umana come una civiltà tecnologicamente avanzata che viveva in grandissime città; dotata di ampie conoscenze scientifiche; sempre dedita alla guerra usava per scopi b