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Che cos’è il “Cartello petrolifero internazionale”?

di Vittoriano Peyrani - 27/01/2011


 
Origini del cartello
Per comprendere l’attuale situazione politico-economica mondiale occorre studiare il problema energetico e fare un poco di storia.
Il 17 settembre 1928 Henry Deterting della società petrolifera anglo-olandese Shell invita nel suo castello di Achnacarry nella Scozia del nord, Walter Teagle della americana Esso e John Cadman della British Petroleum allo scopo di far terminare la guerra dei prezzi che stava sconvolgendo il mercato internazionale degli idrocarburi. 
Nell’incontro fu stabilita la divisione definitiva delle zone di influenza e le quote di partecipazione delle società nel Medio Oriente e nell’America Latina fra quelle che saranno definite le “Sette Sorelle” cioè oltre alle citate Shell, B.P., anglo olandesi, la Esso, la Standard California, la Mobil Oil, la Gulf e la Texaco tutte multinazionali statunitensi. 
Nel 1953 l’insieme di tali società controllava, escludendo i paesi comunisti, i due terzi della flotta di petroliere, l’ottantatre per cento delle riserve accertate, il cinquantasei per cento delle raffinerie, oltre alle grandi catene di distribuzione e alla quasi totalità dei pozzi di produzione 
Per quanto riguardava il prezzo del petrolio si stabilì che esso doveva essere uguale indipendentemente dal luogo di produzione e dall’azienda produttrice e che venisse calcolato prendendo come base i costi massimi di estrazione di un produttore indipendente degli Stati Uniti più il costo del trasporto dal Golfo del Messico ai porti della Manica.
L’accordo avvantaggiava il petrolio nord-americano, che aveva un costo di estrazione sino a quattro volte maggiore di quello del Medio Oriente, che quindi veniva coperto da problemi di concorrenza estera e permetteva inoltre utili stratosferici per il petrolio estratto nel Golfo Persico. Si tenga presente anche che molti membri del cartello attingevano contemporaneamente a pozzi sia in detta regione sia nel territorio degli S.U., dove tuttavia, per la legge antitrust, esiste una miriade di piccoli operatori.
Tali convenzioni hanno superato la crisi economica del 1929, gli scombussolamenti della seconda guerra mondiale, la decolonizzazione, sia pure con ritocchi e adattamenti dovuti alle variazioni delle situazioni della produzione e del mercato.
Il Cartello riguardava tutte le quattro fasi del trattamento e cioè oltre alla ricerca e all’estrazione, il trasporto mediante petroliere o oleodotti, la raffinazione e infine la distribuzione.
Importanza politico-economica del petrolio
Si noti che il petrolio rappresenta anche la materia prima indispensabile per un grande numero di prodotti fondamentali per l’odierna economia come materie plastiche, vernici, lubrificanti, collanti, gomme, tessuti, per cui attraverso il prezzo o la sua fornitura più o meno regolare, si possono controllare le economie di ogni nazione.
Possedendo dunque le “Sette Sorelle” tutti gli impianti necessari al ciclo di produzione-lavorazione-commercializzazione di questa fondamentale base energetica, esse hanno impedito fino ad ora a qualunque altro gruppo di fare concorrenza al Cartello.
Ho tratto alcune delle notizie di questo articolo dal libro di Fulvio Bellini e Alessandro Previdi della Selene Edizioni dal titolo “L’assassinio di Enrico Mattei” del quale consiglio la lettura per approfondire l’argomento.
Molti avvenimenti provano che il Cartello ha imposto al mondo una camicia di forza dalla quale è quasi impossibile uscire. Del resto, anche per le altre materie prime una voracissima speculazione impone analoghi Cartelli: ne esistono per derrate alimentari (soia, grano, mais etc.), per i minerali metalliferi (rame, stagno, zinco, manganese, tungsteno, germanio, uranio, e altri), per i diamanti e metalli preziosi, per carbone, fosfati e nitrati e quant’altro ancora.
La vicenda di Enrico Mattei
Esemplare è anche la vicenda di Enrico Mattei. Ad esso nel 1945 a guerra appena terminata fu affidata la direzione dell’A.G.I.P. (Azienda Generale Italiana Petroli) con il compito di liquidarla cedendola a privati. Accortosi delle potenzialità produttive della Valpadana egli prima tergiversò, poi si oppose appoggiato da Vanoni da Gronchi e infine da De Gasperi.
Il motivo vero del contendere era dovuto al fatto che la Edison e la borghesia finanziaria del Nord Italia, oltre naturalmente che “Le sette sorelle” non volevano essere escluse dalle risorse minerarie della zona in questione.
Sempre osteggiato da questi gruppi e da parte di esponenti politici influenzati dal Cartello petrolifero riesce ad usare i proventi del metano per ingrandire le attività del gruppo e fonda l’E.N.I. (Ente Nazionale Idrocarburi). 
Alterne vicende come incidenti tecnici sugli impianti e incendi dei pozzi, furono risolti brillantemente dalle sue squadre di tecnici. Anche tentativi di gruppi finanziari come Edison e Montecatini di impadronirsi, attraverso decisioni dei partiti, delle riserve minerarie gestite dall’AGIP, furono sventate.
Era tuttavia vitale per l’ENI che si trovassero zone di produzione propria di petrolio e che le attività di ricerca ed estrazione si allargarono all’estero, verso l’Iran del dopo Mossadeq, verso l’Algeria, verso la Russia. Si tentava di ottenere approvvigionamenti diretti superando le costosissime intermediazioni ed elargendo pagamenti alle nazioni produttrici di oltre il cinquanta per cento concordato dal Cartello. 
Uomo di carattere forte invece di limitarsi alla difensiva ritenne che la miglior difesa fosse l’attacco e sfidò le “Sette Sorelle” offrendo ai paesi produttori non solo il cinquanta per cento sul prezzo del greggio come royalties secondo l’uso, ma un ulteriore venticinque per cento devoluto ad una società paritetica fra l’ENI ed una società statale del paese produttore.
Geopolitica
Oggi l’ENI, per timore di privatizzazioni e quindi per la propria sopravvivenza come industria, ha ceduto il 51 per cento delle proprie azioni alla Gazprom in cambio di azioni di questo colosso petrolifero russo.
Ma la storia continua con la serie di attacchi al presidente del consiglio Berlusconi di cui non condivido, peraltro, la politica liberista e filoamericana.
Tali attacchi provengono da partiti di sinistra(!), e sono apparentemente esagerati e senza validi motivi.Anche le aggressioni dell’informazione controllata dalla grande finanza nazionale ed internazionale si potrebbero configurare come una risposta del Cartello alla partecipazione dell’ENI alla costruzione dell’oleodotto south stream che porterà petrolio dalla Russia al mediterraneo fuori dal controllo delle ”Sette Sorelle”. Anche l’attivismo di Berlusconi che si considera amico personale di Putin e che va in Libia a deglutire giganteschi rospi pur di assicurare il metano alla nostra nazione, insospettisce e preoccupa i Rockfeller della Esso e della Standard ed i Rothschild della Shell. Ma la geopolitica non cambia: l’eccesso di produzione petrolifera a basso costo delle zone del Caspio preme per farsi strada commerciale verso i forti consumatori dell’Europa industrializzata. 
Si spera che i nostri nemici anglo-americani, schiavi delle multinazionali petrolifere, con la stupidità e la prepotenza che caratterizza la loro politica estera non riescano ad impedire alla Russia di inviare il suo petrolio in Europa. Perché in questo caso infatti esso inevitabilmente prenderebbe la via di Cina e India e si fornirebbe così a queste nazioni una potenza economica ancora maggiore. Mi chiedo se questo tentativo è dovuto a stupidità o ad un calcolo diabolico degli Stati Uniti che temono sopra ogni cosa l’indipendenza economica (ma anche culturale e monetaria) del nostro continente come l’unico vero pericolo per l’imperialismo del dollaro.