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Una pagina infame

di Gianfranco La Grassa - 19/03/2011





   Non so quanti ricordino il finale indegno e criminale della “prima guerra del Golfo”. Gli iracheni erano chiusi nei bunker vicini al confine con il Kuweit, ma ormai avevano perso la guerra. Gli Usa pretesero, per terminare le operazioni, che uscissero dai bunker e si ritirassero verso Bagdad. L’esercito iracheno non si fidava ed esitava a uscire allo scoperto. Intervenne l’Urss dell’osceno Gorbaciov (ormai alle sue battute finali; stava per uscire di scena, lasciando ad Eltsin il compito di disfare del tutto l’Unione Sovietica). Non ricordo il nome del pallido Ministro degli Esteri sovietico, spilungone. Lo rammento però bene in TV mentre inviava pure lui agli iracheni il perentorio ordine di assecondare il diktat americano, facendo garante il suo paese dell’esecuzione dell’accordo.

    L’esercito iracheno uscì e si avviò verso Bagdad, quindi in evidente ritirata (per avanzare avrebbe dovuto andare incontro agli americani). Gli Usa dichiararono che il segnale non era chiaro e bombardarono le colonne in ritirata, massacrando alcune decine di migliaia di soldati (secondo fonti nostre, sentite alle nostre TV), con carri armati e tutto l’equipaggiamento. Il comandante di Desertstorm (gen. Schwarzkopf) li inseguì fino a qualche decina di Km. da Bagdad, poi ricevette l’ordine di fermarsi perché si riteneva di aver dato la “lezione definitiva” a Saddam (che aveva servito gli Usa nella lunga guerra contro l’Iran). Il “povero” generale non seppe darsi pace che lo avessero interrotto sul più bello. L’Urss non aprì bocca su questo scempio, per cui si era fatta garante presso Saddam e l’esercito iracheno. L’episodio di vera indegnità, di totale assenza di un qualsiasi “onore” militare, non è ricordato, non credo sia facile trovarlo. Allora, però, la nostra TV (in particolare, a quel tempo, il TG3) mostrò la vergogna e anche, successivamente, le sue “strane” conseguenze perfino sui militari americani (figuriamoci sui militari e civili iracheni!). In seguito, si seppe che si trattava dell’uranio impoverito, usato a bizzeffe.

   Dei proiettili ad uranio impoverito, impiegati pure in seguito nelle altre operazioni criminali Usa, si è parlato molto. Della vergogna e disonore di un esercito che fa uscire con la menzogna il nemico dai bunker, garantendogli incolumità durante la ritirata, e poi lo bombarda dall’alto facendone scempio mentre è indifeso, non si parlò mai più. Tanto meno di un deferimento del generale comandante, ma soprattutto di chi gli diede l’ordine dell’infame massacro, al Tribunale per i crimini contro l’umanità. Questo l’onore dei vertici statunitensi, abituati ai bombardamenti a tappeto sulle città “nemiche” (ma abitate da civili e non da militari), a gettare bombe atomiche con centinaia di migliaia di civili uccisi subito e milioni di malati e morti per anni e anni, a spargere di napalm villaggi vietnamiti, a commettere non so quanti altri delitti atroci (e del resto si ricordi che la nascita di questa nazione è marchiata dall’eccidio generale dei suoi abitanti originari). Certamente, però, la pagina del bombardamento di un esercito in ritirata, dopo aver promesso di lasciarlo ritirare tranquillamente verso Bagdad, è di particolare odiosità, seguita a ruota dal vile tradimento dell’ultima Urss del burattino Gorbaciov.

    E’ bene ricordare in queste ore con chi si ha a che fare, perché i mostri sono sempre fra noi; e non sono i popoli a mani nude a poterli far fuori. Si tenga presente l’indegnità di questi aggressori, vili omicidi senza onore. Sempre contro di loro, mai scordare quello che sono. Mai scordare i “nostri” che li appoggiano, rinverdendo le peggiori pagine del nostro esercito in Albania, Grecia, Jugoslavia e, prima ancora, in Libia ed Etiopia, ecc. Non è per null’affatto questo il modo di festeggiare il 150° dell’Unità d’Italia. Per compiere simili scempi si è unita? Non lo credo proprio. Non siamo noi a dimenticare che cosa sono i “popoli” (trattati nello stesso modo generico ed enfatico de “L’Umanità”); sono altri ad essersi scordati ciò che furono almeno fino al 1999. Il XXI secolo sta facendo tanto male alla maggior parte di quelli che protestavano e manifestavano contro l’imperialismo statunitense.