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La psicologia del seduttore è la brutta copia di quella delle sue “vittime”

di Francesco Lamendola - 05/09/2011



È cosa ben strana che a un intelletto della finezza e della potenza di quello di Sören Kierkegaard, che pure si era occupato estesamente della figura del Seduttore, sia sfuggito l’essenziale: da filosofo, egli vi aveva visto lo stadio della vita etica; in quanto psicologo, avrebbe avuto tutti gli strumenti per riconoscervi una femminilità astuta e neanche tanto dissimulata.
Il segreto del grande seduttore è tutto qui: egli ha così tanto successo nel conquistare le donne e farle cadere ai suoi piedi per la semplicissima ragione che la sua mente e il suo erotismo sono squisitamente femminili.
Egli capisce quello che le donne amano sentirsi dire, sa come prenderle, come blandirle, come lusingarle, come adularle, come farle sentire uniche e preziose, perché egli stesso pensa e sente proprio come loro;  e, proprio come loro, ama giocare al nascondimento, alla simulazione e alla dissimulazione, ama fingere quel che non prova e ama nascondere quel che realmente pensa; ma, assai più abile di loro, non si scopre mai sino alla fine e ottiene infallibilmente quello che vuole, quando vuole e come vuole.
Di lui le donne pensano, estasiate: «Ah, finalmente un uomo che mi capisce! Lui sì che mi comprende a fondo, lui sì che sa vedere come sono fatta, le mie qualità inespresse, tutto quello che io so di possedere, ma che gli altri ignorano di me! Lui sì che è sensibile, intelligente, cavalleresco e premuroso: oh, ce ne fossero altri, di uomini come lui!».
E non sanno, poverine, non vedono, non capiscono, che è tutta una miserabile commedia; che si sono consegnate, mani e piedi legati, nelle mani del più scaltro cialtrone esistente nel raggio di molti chilometri; che loro sole non afferrano al volo ciò che tutti gli altri vedono perfettamente, ossia la crudele paradossalità della situazione, in cui stanno facendo veramente una meschinissima figura e mostrando la loro parte meno intelligente.
Si dà poi il caso, non di rado, che quelle stesse signorine, forse non più tardi di una settimana o un giorno prima, abbiano respinto il sentimento sincero di un uomo che aveva avuto il torto di non avvicinarle con melliflue parole e con insinuante, ma fasullo interessamento, bensì con semplice franchezza e con sincerità priva di affettazione. E che ben presto esse dovranno rivolgersi all’ufficio Cuori Infranti, magari spendendo fior di quattrini dal solito psicologo di turno, per raccontare come sia crudele la vita e come siano perfidi e ingannatori gli uomini, così lesti ad approfittare del loro buon cuore e della loro istintiva generosità.
Oppure, caso non meno frequente, esse conserveranno per anni ed anni, forse per tutta la vita, un caro e grato ricordo del seduttore che, per una volta almeno, le ha fatte sentire veramente amate e desiderate, ha immesso un vivace calore nel freddo grigiore della loro incompresa esistenza e le ha fatte volare in alto, così come gli scialbi mariti o gli amanti noiosi non saprebbero mai fare, offrendo loro un esaltante ritorno di giovinezza, di vitalità, di entusiasmo.
Conosciamo personalmente uno di questi super-seduttori che, nel corso degli anni, ha collezionato un autentico harem di belle ragazze, tutte adoranti, tutte ancora innamorate di lui, benché amate e poi dolcemente scaricate l’una dopo l’altra, oh, ma con molto stile, anzi, facendo in modo che fossero loro a levarsi gentilmente di torno, sì che egli potesse riprendere la sua caccia inesausta.
La sua tecnica? A dire il verro, non si può neanche dire che sia proprio una tecnica, quanto piuttosto una realtà psicologica ed anche, ahimé, fisiologica: il signore in questione è un omosessuale non ancora convinto e dichiarato e si illude che, passando di fiore in fiore, troverà, prima o poi, la donna ideale, capace di ridestare i suoi sensi languenti.
Nel frattempo, le poverine si crucciano e si colpevolizzano perché non sono all’altezza di un uomo così tenero, di un amante così gentile, di un compagno così delicato: talmente delicato da prendersi lui la colpa, guarda un po’, se, a letto, qualche cosa non funzione come dovrebbe e insomma, a farla breve, l’amore fisico non viene mai consumato, oppure lo è solo raramente e con immensa fatica da parte di entrambi.
Le disgraziate fanciulle pensano di essere la sola e vera causa di tanta cattiva sorte e si chiedono, costernate, che cosa non funzioni in loro; scomodano gli amici, mobilitano gli psichiatri, si agitano a tutte le ore per gettare un po’ di luce in un tale, insondabile arcano; e alla fine, commosse dal fatto che lui, cavallerescamente, si assume ogni colpa e si dichiara profondamente addolorato di non poterle soddisfare così come esse meriterebbero, se ne vanno in punta di piedi, ma non senza versare qualche lacrimuccia, per cedere il letto caldo a qualche altra adorante fanciulla, che possa finalmente rendere felice un così nobile rappresentante del sesso maschile.
Ci si potrebbe domandare perché mai quel preteso seduttore, che conserva per sempre l’amicizia e l’affetto di tutte le sue ex, non si decida a fare “outing”, come oggi usa dire, e si rivolga apertamente alla caccia sull’altra sponda, là dove certamente troverebbe quelle soddisfazioni che i suoi  tormentati (e tormentosi)  rapporti con le amanti di sesso femminile gli negano, per ovvie ragioni di ordine psicologico e sessuale.
È una domanda interessante, e la risposta è ancora più interessante: perché, se lo facesse, perderebbe la sola, vera, profonda gratificazione che può ottenere, e che è diventato così diabolicamente abile nel soddisfare: ossia il piacere sadico di esercitare un potere praticamente illimitato sulle donne. Il suo sadismo si spinge, talvolta, alle vette sublimi di chiedere alla sua amante di turno, e puntualmente ottenere, di fargli tutti i più umili mestieri di casa, scegliendo di preferenza quelle che meno sono portate per i lavori donneschi e che più sbandierano la loro insofferenza per essi.
Riesce, ad esempio, a farsi lavare, più e più volte, tutti i vetri delle finestre, proprio da quella che ha sempre dichiarato di odiare le faccende domestiche e di non aver mai lavato i vetri di casa propria, ma, semmai, di averlo fatto fare a delle domestiche a ore; e adesso eccola lì, maniche rimboccate e olio di gomito, a passare e ripassare con lo straccio imbevuto di liquido detergente sulle vaste superfici di cristallo, con una dedizione ed uno zelo quali, a vederla, si potrebbero attribuire solo alla perfetta casalinga delle favole o della pubblicità televisiva.
Dunque, il nostro baldo Don Giovanni ama il potere ed è solo per tale ragione che rinuncia a trovare la propria soddisfazione omosessuale ed insiste a reiterare i suoi insoddisfacenti, sterili tentativi di legarsi ad una donna; e il bello è che le sue amanti non sospettano minimamente la reale natura di tante stranezze e, dopo averlo mestamente lasciato, gli rimangono affettuosamente amiche, anzi, diventano amiche l’una dell’altra, al punto da aver formato una sorta di fans club che non manca di rallegrare il nobile sultano, o ex sultano, ogni qualvolta egli le chiami a rapporto: e, quando ciò avviene, non ne manca mai neppure una.
Dove altro si potrebbe mai trovare una così raffinata capacità di comporre la istintiva, fortissima rivalità femminile e di smussare le punte roventi della gelosia muliebre, laddove, in circostanze ordinarie, bastano una lettera di posta elettronica, una parola, uno sguardo rivolti ad un’altra donna da parte dell’uomo, per scatenare nella sua compagna furibonde reazioni o, come minimo, implacabili sospetti, che poi si traducono in un incessante, ossessivo, estenuante fuoco di fila di domande, culminanti in un interrogatorio di terzo grado e in una inappellabile condanna, pur in assenza di prove?
Misteri dell’amore; misteri delle sedotte, più che del seduttore.
C’è un’altra cosa, tuttavia, da osservare, a completamento di quanto stiamo dicendo: e cioè come la sessualità, in quanto manifestazione di ordine anche fisiologico, stia sempre più perdendo importanza nella società contemporanea, e ciò a dispetto - e in contrasto solo apparente - del fatto che, stando a quel che sembrerebbe, mai come oggi si è stati attenti al raggiungimento del piacere fisico, dell’orgasmo, le donne ancor più degli uomini.
Le riviste femminili non parlano d’altro, e così legioni di psicologi, di psichiatri, di sessuologi: mi raccomando, l’orgasmo viene prima di tutto il resto; non scordatevi dei vostri sacrosanti diritti, primo dei quali il diritto all’orgasmo!
Ebbene, sospettiamo fortemente che sia tutta apparenza. La continua ostentazione di richiami sessuali, la pornografia imperante, l’erotizzazione sistematica della società, nulla hanno a che fare con il vero erotismo e, quindi, non presuppongono affatto che le persone giungano effettivamente ad un più alto grado di felicità sessuale, nel senso stretto del termine.
La cosa può apparire sorprendente solo se non si riflette che ridurre l’erotismo a continua provocazione sessuale significa privarlo della sua essenza: perché quanto più si esasperano gli aspetti esteriori, ad esempio la cura compulsiva nel costruire una immagine irresistibilmente erotica di se stessi, tanto più ci si allontana dalla sostanza, che è trovare un reale punto d’incontro delle pulsioni affettive e sessuali dell’uomo verso la donna e della donna verso l’uomo.
Ora come ora, invece, quasi tutto si risolve nell’autocompiacimento narcisistico; non vi è una sana circolarità delle energie sessuali, ma un circolo chiuso ed asfittico, in cui l’ipertrofia dell’ego cresce a dismisura e finisce per trovare la propria gratificazione sessuale in una sorta di falsa sublimazione dell’atto sessuale vero e proprio.
Tanto per fare un esempio, vi sono donne che arrivano all’orgasmo nel rifiutarsi alle richieste sessuali dell’uomo, dopo averlo abbondantemente provocato e averne portato al culmine il desiderio; ed altre che vi si avvicinano quanto basta per considerare questo sport come un soddisfacente sostituto del coito vero e proprio.
Dopotutto, questa forma di sessualità subliminale presenta il vantaggio di non sporcare lenzuola e biancheria, di non far correre il rischio di gravidanze indesiderate, di risparmiare il contatto ravvicinato con le realtà sgradevoli (ma già il considerarle tali è indicativo di uno stato patologico) del corpo dell’altro: i peli, o il sudore, o l’odore naturale.
Perché, secondo il copione diffuso da certa pseudocultura sessuale oggi imperante, il corpo seducente deve essere perfettamente depilato, perfettamente inodore, perfettamente liscio, levigato, palestrato, abbronzato e siliconato: insomma deve essere il meno possibile un corpo naturale ed il più possibile un corpo artificiale; per non parlare, poi, del corpo della vecchiaia o anche semplicemente della mezza età, i quali, orrore degli orrori!, portano con sé le rughe e mille altri inestetismi, oltre ad uno sgradevolissimo sentore della prossima fine.
Come stupirsi, in simili condizioni, se l’atto sessuale vero e proprio viene ridotto ai minimi termini e se molte persone trovano una soddisfacente alternativa nel fatto di limitarlo ai semplici preamboli, alla schermaglia della seduzione, ridotta, anch’essa, a nudo e crudo gioco di potere, in cui vince chi riesce a rendersi più desiderabile, senza però poi concedersi, oppure concedendosi solo in forme asettiche, stilizzate, ridotte quasi a simbolismo astratto?
Ecco, dunque, che il grande seduttore ha campo libero anche in questa direzione: perché, dopotutto, non è più necessario, come ai tempi di Giacomo Casanova, ch’egli sia anche un formidabile amante; gli basta possedere sufficiente scaltrezza per insinuarsi da “vero amico” nell’animo femminile e da spargervi a piene mani il seme dell’adulazione.
Quel che poi combina a letto è, alla fin fine, secondario: dopotutto, non siamo mica animali, da badare a simili volgari dettagli…
Che se poi le donne, un bel giorno, si stufassero di questi vani giochetti e si rendessero conto che, con tutti i loro sforzi per essere super-seducenti, alla fine si trovano regolarmente con un pugno di mosche in mano, beffate dagli uomini più scaltri, ma anche meno virili: ebbene, la soluzione ci sarebbe, ma a patto di essere abbastanza umili da riconoscere la bancarotta della cultura femminista e neo-matriarcale oggi imperante.
In breve, si tratta semplicemente di questo: che la donna e l’uomo tornino a cercarsi lealmente, sinceramente, perché hanno bisogno l’uno dell’altra: e senza vedere in ciò una perfida manovra del maschio per riportare in schiavitù la sua compagna, come nei tempi bui dell’era pre-femminista.