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Il mistero di Atlantide

di Giovanni Pellegrino - 17/11/2011


In questo articolo prenderemo in considerazione alcune teorie riguardanti il mistero di Atlantide, un continente che secondo alcuni si sarebbe inabissato migliaia di anni fa nell’Oceano Atlantico in seguito ad un cataclisma di proporzioni apocalittiche oppure, secondo altri, in seguito ad una serie di cataclismi che avrebbero provocato il graduale inabissamento.

Ci occuperemo di alcune teorie che riguardano due aspetti del mistero di Atlantide, ovvero la collocazione geografica di Atlantide e delle sue colonie, fondate prima o dopo la distruzione e l’inabissamento del perduto continente, e il possibile rapporto esistente tra il mistero di Atlantide e quello del Triangolo delle Bermude. Come abbiamo sostenuto in due libri intitolati Una lettura sociologica della realtà contemporanea e I miti della società contemporanea, nella società del nostro tempo è riscontrabile un crescente interesse per ciò che fa parte della dimensione del mistero. Alcuni sociologi hanno definito tale fenomeno con la suggestiva espressione “reincanto del mondo”. Nell’ambito di tale crescente interesse per l’universo del mistero un posto di rilievo è occupato dal mistero di Atlantide, che ha fatto molto discutere sin dai tempi antichi ma che a partire dalla seconda metà del XX secolo ha attirato sempre più l’interesse sia degli studiosi sia dell’opinione pubblica (secondo gli storici delle religioni tale perdurante interesse sarebbe dovuto a quella che nel linguaggio della storia delle religioni prende il nome di “nostalgia delle origini”).

Per quanto riguarda le principali teorie riguardanti la collocazione geografica di Atlantide e delle sue colonie riteniamo opportuno citare innanzitutto le teorie elaborate da Ignatius Donnelly, uno studioso che ha giocato un ruolo importante nel difficile tentativo di dare risposta al problema della collocazione geografica del continente sommerso. Il libro di Donnelly ebbe un così grande successo che ancora negli ultimi anni del XX secolo è stato più volte ripubblicato. Esso ha avuto un’influenza determinante sugli studi riguardanti Atlantide, anche se, pur essendo innegabili i pregi di alcune teorie, sono presenti anche alcune entusiastiche esagerazioni che ne limitano l’attendibilità; ciò nonostante, i sostenitori di Donnelly sono ancora oggi moltissimi e tendono a dare poca importanza a tali esagerazioni.

Secondo la teoria di Donnelly Atlantide fu la prima civiltà mondiale, nonché la potenza colonizzatrice e civilizzatrice dell’intero litorale atlantico, del bacino del Mediterraneo, dell’America del sud e centrale, del Baltico e anche dell’India e di alcune regioni dell’Asia centrale. Inoltre secondo Donnelly Atlantide fu altresì la patria dell’alfabeto. Donnelly sostiene che i miti e le leggende dell’antichità non siano altro che versioni confuse ed annebbiate di fatti storicamente avvenuti nel perduto continente di Atlantide.

Nel tentativo di dare un peso scientifico alle sue teorie su Atlantide Donnelly studiò con grande attenzione il racconto di Platone su Atlantide e compì ricerche su tutti i terremoti e gli inabissamenti di proporzioni catastrofiche avvenuti in tutti i tempi storici. Donnelly studiò in particolare i terremoti e i conseguenti maremoti che avevano causato la scomparsa di isole o di fasce costiere a Giava, a Sumatra, in Sicilia e anche al largo dell’Oceano Indiano dove si era inabissata una terra molto estesa, per provare così che un cataclisma come quello che avrebbe provocato la sommersione del continente di Atlantide era scientificamente possibile.

A dire di Donnelly, tuttavia, l’Oceano Atlantico era la zona più instabile e mutevole tra tutte le aree del globo terrestre. Nel XVIII secolo vi furono in Islanda vari terremoti che fecero emergere un’isola la quale poi se ne tornò immediatamente in fondo al mare. Tale isola venne subito rivendicata dal re di Danimarca il quale tuttavia non ebbe il tempo di impadronirsene, in quanto essa si inabissò subito nelle acque dell’Oceano Atlantico. Inoltre Donnelly, nel descrivere il disastroso terremoto che distrusse nel XVIII secolo Lisbona causando la morte di sessantamila persone, mise in evidenza che l’epicentro si trovava con tutta probabilità nei fondali dell’Oceano Atlantico. Donnelly sostenne che tale terremoto fosse il successore di quell’apocalittico terremoto che migliaia di anni prima aveva causato la distruzione e l’inabissamento del continente di Atlantide. Egli evidenziò che durante tale terremoto moltissime persone si rifugiarono su un molo costruito da poco tempo, fatto interamente di marmo, che improvvisamente sprofondò nel mare con tutta la folla che vi stava sopra. Un gran numero di barche e navi ancorate nel porto di Lisbona cariche di persone vennero inghiottite dal mare come in un gorgo e non ricomparvero mai più in superficie cadaveri, relitti o elementi di quel molo di marmo che attualmente è ricoperto da seicento piedi di acqua. L’area in cui avvenne questo terremoto di apocalittiche dimensioni era molto estesa. Il famoso geografo Von Humboldt sostenne che interessò una porzione della superficie terrestre estesa quattro volte l’Europa.

Donnelly sostenne anche che nel periodo storico in cui esisteva Atlantide esistevano delle isole che formavano una specie di ponte di terraferma che collegava Atlantide con l’Europa da un lato e con l’America del centro dall’altro. Altra teoria molto suggestiva formulata da Donnelly è quella che sostiene la diffusione della cultura del perduto continente di Atlantide sui due versanti dell’Oceano Atlantico, quello europeo e quello americano.

Un’altra teoria di Donnelly che ha avuto molta fortuna ed è stata accolta con molto entusiasmo è quella che sostiene che tutti i miti della religione greca siano versioni sbiadite e confuse di fatti storici avvenuti nel continente di Atlantide. Secondo Donnelly i racconti mitologici che hanno come protagonisti gli dei e le dee della religione olimpica greca sarebbero ricordi confusi delle imprese e degli avvenimenti storici che avvennero nel continente di Atlantide: in altri termini (utilizzando il linguaggio della storia delle religioni) il carattere fortemente antropomorfico delle divinità olimpiche (tali divinità nascono, mangiano, bevono, hanno rapporti sessuali sia tra di loro sia con gli esseri umani, generano figli, si fanno coinvolgere nelle guerre che avvengono tra gli esseri umani, hanno i peggiori difetti ed i migliori pregi degli esseri umani) è dovuto solamente al fatto che tali divinità non erano altro che i re, le regine, i principi, i condottieri del perduto continente di Atlantide.

Prenderemo ora in considerazione alcune teorie che riguardano la collocazione geografica delle colonie atlantidee o di quelle città in cui si sarebbero rifugiati gli abitanti di Atlantide dopo la distruzione del loro continente.

La prima di tali presunte colonie prima o dopo la distruzione e l’inabissamento di Atlantide è considerata da alcuni autori Tartesso. Tali studiosi credono che questa città oggi sommersa fosse collocata sulle coste atlantiche della Spagna, nei pressi della foce del Guadalquivir. Essi sostengono altresì che tale città fosse un centro culturale fortemente progredito e particolarmente ricco di minerali.

Alcuni archeologi tedeschi quali Herman e Henning nel 1905 iniziarono la ricerca di Tartesso, da loro considerata la “Venezia dell’ovest”. Nonostante tali ricerche Tartesso non è mai stata ritrovata sebbene negli scavi si siano trovate tracce di grandi edifici. Attualmente esistono due ipotesi formulate per spiegare la sparizione di Tartesso: la più accreditata sostiene che le rovine di Tartesso si troverebbero sott’acqua, mentre la seconda sostiene che le rovine di tale città si trovano sulla terraferma coperte dal fango.

Altri autori, tra cui l’archeologo francese Godron, sostengono che alcune colonie di Atlantide si troverebbero nel Sahara coperte dalla sabbia. Godron sostiene altresì che i berberi dei monti dell’Atlante i quali hanno spesso la pelle bianca, gli occhi azzurri e i capelli biondi sarebbero i discendenti degli abitanti di Atlantide sfuggiti alla distruzione del loro continente.

Uno studioso tedesco, Borchard, formulò un’interessante teoria nel 1926: egli sosteneva che i berberi fossero i discendenti dei superstiti di Atlantide. Borchard cercò di dare un supporto scientifico alla sua teoria tentando di collegare i nomi delle tribù berbere moderne con quelli dei dieci figli di Poseidone, cioè dei clan atlantidei. Egli trovò delle coincidenze abbastanza notevoli: innanzitutto una tribù berbera si chiamava Uneur, il che si adattava perfettamente al nome Evenore che era secondo Platone il primo abitante di Atlantide; inoltre le tribù berbere dello Sciott el Ameinha in Tunisia venivano chiamate “Attala”, nome che presenta la stessa radice del nome Atlantide.

Altri autori sostengono che alcune colonie di Atlantide fondate prima o dopo l’inabissamento del perduto continente si trovavano nell’isola di Thera che esplose e si inabissò nel Mediterraneo circa nel 1500 A. C.. Diversi autori considerano l’isola di Thera ed anche altre isole sprofondate nel mare Egeo insieme a Thera una colonia del perduto continente di Atlantide. Particolarmente interessanti sono le teorie su Thera formulate dall’archeologo e oceanografo americano James Mayor. Secondo tale autore il misterioso crollo dell’impero minoico di Creta e la distruzione della sua splendida capitale Cnosso furono dovuti ad una apocalittica eruzione vulcanica che fece sprofondare nel mare Egeo l’isola di Thera nel 1500 A. C., lasciando un profondo abisso marino nel luogo dove prima si trovava l’isola. Le conseguenti ondate di maremoto causate da questa eruzione e dall’inabissarsi dell’isola di Thera nel mare Egeo causarono la sommersione di molte città situate sulle coste e causarono tra l’altro anche la fine dell’impero minoico di Creta e la distruzione della sua capitale Cnosso, nonché la probabile sommersione di isolette situate vicino a Thera. Scavi effettuati nel XX secolo sembrano confermare tale teoria. Probabilmente futuri scavi in terra e in mare che saranno effettuati sia a Thera sia a Creta procureranno altri dati ed informazioni su questa terribile catastrofe naturale (una parte dell’isola di Thera è stata ritrovata in quanto è situata poco al di sotto del livello del mare).

Infine James Mayor sostiene che poiché il traffico mercantile egiziano si interruppe al momento del misterioso declino di Cnosso e dell’impero minoico cretese, è molto probabile che siano stati gli egiziani a dare origine ai racconti che riguardavano la scomparsa e l’affondamento dell’isola di Thera nonché di qualche altra isola situata nelle sue vicinanze. Mayor ritiene anche che i racconti di un’invasione dell’Egitto dal mare ad opera di popolazioni provenienti da nord siano stati originati da effettivi attacchi subiti dall’Egitto da popoli che, a causa dell’eruzione e del conseguente terremoto e maremoto che avevano distrutto Thera ed altre isole dell’Egeo e che avevano anche messo fine all’impero cretese minoico, cercavano di conquistare altre terre.

Prenderemo ora in considerazione alcune delle teorie che riguardano il secondo elemento del mistero di Atlantide, ovvero la possibile esistenza di un legame tra il mistero del triangolo delle Bermude e quello di Atlantide. Esporremo quindi le tre principali teorie che sono state formulate nel tentativo di stabilire uno stretto legame tra le numerose sparizioni di aerei e di navi che si sono verificate nel Triangolo delle Bermude e il sommerso continente di Atlantide.

La prima di tali teorie è stata formulata da David Zink e parte dal presupposto che le numerose sparizioni di aerei e di navi avvenute nel Triangolo delle Bermude siano state causate da un’arma ancora attiva situata nelle rovine sommerse di Atlantide. David Zink chiama quest’arma costruita dagli abitanti di Atlantide “fuoco di cristallo”: tale studioso sostiene che quest’arma, ancora funzionante dopo molti millenni, si attiverebbe in determinate condizioni che non è facile allo stato attuale determinare e causerebbe la sparizione di navi e aerei nel Triangolo delle Bermude.

Come abbiamo sostenuto nell’articolo Il mistero del Triangolo delle Bermude, la teoria di Zink presenta un evidentissimo punto debole in quanto non riesce a spiegare come mai in alcuni casi siano spariti solamente gli equipaggi di determinate navi e non le imbarcazioni in questione. Se, come sostiene Zink, le navi e gli aerei spariti sono stati distrutti dai micidiali raggi generati da questa arma micidiale situata tra le rovine sommerse di Atlantide non si sarebbe dovuto verificare alcun caso di quelli che abbiamo citato, caratterizzati dalla scomparsa degli equipaggi di navi senza che queste siano state minimamente danneggiate dagli ipotetici raggi che a detta di Zink partirebbero da quest’arma degli antichi atlantidei, da lui denominata “fuoco di cristallo”. Quindi se proprio si vuole sostenere che esiste un legame tra le sparizioni di navi ed aerei che si verificano da moltissimo tempo nel Triangolo delle Bermude ed il continente sommerso di Atlantide non ci sembra che la teoria elaborata da David Zink sia particolarmente convincente.

La seconda teoria elaborata da alcuni studiosi riconduce la causa delle numerose sparizioni di aerei e navi che si sono verificate nel triangolo delle Bermude alle perturbazioni elettromagnetiche e alle anomalie gravitazionali che sono presenti in tale zona geografica. Queste perturbazioni e anomalie sarebbero state causate proprio dall’apocalittico cataclisma che determinò migliaia di anni fa la distruzione e l’inabissarsi del continente di Atlantide. A dire il vero, le perturbazioni elettromagnetiche e le anomalie gravitazionali che sono state riscontrate nel Triangolo delle Bermude non sono state individuate in alcun altro punto geografico del globo terrestre, fatta eccezione per un braccio di mare piuttosto esteso situato nell’Oceano Pacifico, in vicinanza del continente asiatico. Se teniamo presente che si parla in alcune fonti dell’esistenza di un altro continente sommerso sprofondato negli abissi dell’Oceano Pacifico in seguito a un altro apocalittico cataclisma (ci riferiamo all’ipotetico continente perduto di Mu, conosciuto anche col nome di Lemuria) appare strano che le uniche due zone del globo nel quale sono state rilevate tali alterazioni elettromagnetiche e tali anomalie gravitazionali siano situate una nell’Oceano Atlantico e l’altra nel Pacifico, cioè proprio nelle due aree geografiche dove si sarebbero inabissati i due ipotetici continenti perduti di Atlantide e di Mu. Naturalmente si potrebbe trattare semplicemente di una coincidenza senza alcun legame con i due presunti continenti sommersi, ma in ogni caso gli scienziati non sono ancora riusciti a spiegare perché tali anomalie gravitazionali e perturbazioni elettromagnetiche esistano solamente in questi due punti del globo terrestre.

Secondo la terza ipotesi il continente di Atlantide non si sarebbe inabissato in un intervallo ristretto di tempo, in seguito ad un unico ed apocalittico cataclisma, ma ciò sarebbe avvenuto in maniera graduale in un lungo intervallo di tempo come conseguenza di una serie di eventi catastrofici. Secondo una parte dei sostenitori di tale ipotesi gli eventi catastrofici sarebbero stati dovuti solamente a cause naturali mentre secondo altri la causa sarebbe stata una guerra scoppiata tra gli atlantidei, che avendo a disposizione armi addirittura superiori dal punto di vista tecnologico a quelle esistenti nel mondo contemporaneo avrebbero causato essi stessi la distruzione e la sommersione del loro continente.

Secondo i sostenitori di tale ipotesi gli atlantidei, proprio perché in possesso di sofisticatissime conoscenze scientifiche, si sarebbero resi conto che il loro continente era destinato ad essere completamente sommerso dalle acque dell’Oceano Atlantico, cosicché nel tentativo di salvare almeno una piccola parte degli abitanti di Atlantide avrebbero costruito una città sottomarina nella quale si sarebbero trasferiti un certo numero di atlantidei prima della sommersione totale del continente. Tale città sommersa esisterebbe ancora e si troverebbe proprio nei fondali del Triangolo delle Bermude: di conseguenza, le numerose sparizioni di aerei e navi e anche dei soli equipaggi sarebbero state causate dai discendenti degli abitanti di Atlantide.

Come abbiamo sostenuto nel nostro libro intitolato I credenti degli UFO questa ipotesi, anche se ha il pregio di spiegare anche le sparizioni dei soli equipaggi di alcune navi ritrovate perfettamente integre nelle acque del Triangolo delle Bermude, ci sembra un’ipotesi molto fantascientifica e molto improbabile, anche perché presenta almeno due punti deboli. In primo luogo non spiega il motivo che spingerebbe gli abitanti del sommerso continente di Atlantide a rapire periodicamente un numero considerevole di esseri umani. In secondo luogo, se esistesse negli abissi del Triangolo delle Bermude una città sommersa di notevoli dimensioni (appare evidente infatti che una città di tal tipo dovrebbe essere molto estesa, sia perché gli abitanti del perduto ipotetico continente avrebbero avuto molto tempo per costruirla, sia perché doveva servire a salvare il maggior numero di Atlantidei e le loro principali conquiste scientifiche e tecnologiche), appare molto improbabile – per non dire quasi impossibile – che una città sommersa di tali dimensioni non sia stata mai rilevata da nessuno.

In conclusione a nostro avviso solamente la seconda delle tre ipotesi formulate per sostenere l’esistenza di un legame tra il mistero di Atlantide e quello del Triangolo delle Bermude può essere considerata degna di esser presa in considerazione, o quanto meno può essere considerata un’ipotesi che almeno non va contro il buon senso e non cade nell’assurdo. A nostro avviso invece le altre due ipotesi sono invece del tutto insostenibili.

Vogliamo concludere esprimendo il nostro pensiero riguardo la vexato quaestio della esistenza o meno del continente perduto di Atlantide, poiché mentre molti considerano insostenibile l’idea della sua esistenza e del suo inabissarsi nell’Oceano Atlantico altri sono disposti a considerarne pressoché certa l’esistenza e la successiva distruzione.

A nostro avviso, tenendo conto dei dati oggettivi l’esistenza di Atlantide deve essere considerata un fatto possibile ma non una certezza, non un fatto scientificamente dimostrabile. Due sono gli argomenti più forti che si possono portare a sostegno della reale esistenza di tale continente e due, al contrario, sono gli argomenti che si possono addurre per negare la sua esistenza.

I due principali argomenti che si possono chiamare in causa per sostenere che Atlantide non è una semplice leggenda sono l’esistenza di prove irrefutabili che nel corso della storia del genere umano aree geografiche vastissime si sono inabissate nei mari e negli oceani mentre altre aree geografiche altrettanto vaste sono emerse dalle acque dei mari e degli oceani: per esempio l’Italia è stata per moltissimo tempo quasi completamente al di sotto del livello delle acque, come dimostra il fatto che in diverse zone delle Alpi sono stati trovati dei fossili di conchiglie, cosa che ci fa comprendere che c’è stato un periodo storico nel quale persino le Alpi si trovavano molto al di sotto del livello delle acque. Al contrario risulta altrettanto certo che gran parte delle terre che ora si trovano sommerse dal mare Adriatico un tempo molto lontano si trovavano al di sopra del livello delle acque marine, ivi compresa la famosa città sommersa di Hadria che avrebbe dato il nome al mare Adriatico.

Il secondo argomento che si può portare a sostegno dell’esistenza di Atlantide è rappresentato dall’esistenza di usanze ed abitudini comuni in Europa e in Africa da un lato e nel continente americano dall’altro (vedasi ad esempio la costruzione di piramidi sia nell’antico Egitto sia presso alcuni popoli americani come ad esempio gli Aztechi, e il fatto che gli studi compiuti da alcuni scienziati hanno dimostrato la somiglianza esistente tra alcune parole utilizzate da popoli che vivevano sulle due sponde dell’Oceano Atlantico).

I due principali argomenti che si possono citare per negare l’esistenza di Atlantide sono: in primo luogo il fatto che fino ad oggi sono state trovate tracce di città sommerse ma non sono state trovate rovine sommerse così vaste ed imponenti da far pensare alla sommersione da parte delle acque dell’Oceano Atlantico di un intero continente tanto progredito scientificamente e tecnologicamente da riuscire a costruire un vastissimo impero così come sostiene Platone nel Timeo che si estendeva anche in alcuni territori africani ed europei che sarebbero stati conquistati dagli Atlantidei.

Il secondo argomento sostenibile per negare l’esistenza di Atlantide è il fatto che non esistono fonti storiche antiche che parlino di tale continente, fatta eccezione per i due dialoghi platonici, mentre a rigor di logica un fatto così importante come la sommersione della civiltà più progredita di quel tempo, capace di costituire un vastissimo impero mondiale, doveva per forza di cose lasciare delle prove scritte nelle opere degli autori antichi. Dobbiamo tuttavia evidenziare che i sostenitori dell’esistenza di Atlantide giustificano la mancanza di menzioni in opere antiche con il fatto che gli Arabi, dopo aver conquistato la città di Alessandria, bruciarono tutti i libri contenuti nella famosissima biblioteca, che era la più importante esistente al mondo al tempo poiché vi erano conservate moltissime opere che sono andate completamente perse, causando un danno di grandissima portata dal punto di vista scientifico, storico e culturale e hanno reso incomplete le nostre conoscenze riguardanti molti avvenimenti storici avvenuti nel lontano passato. Per i sostenitori dell’esistenza di Atlantide tra i tanti avvenimenti storici che si trovavano citati nei libri che vennero distrutti quando gli Arabi bruciarono la monumentale biblioteca vi era anche l’esistenza e la sommersione del perduto continente.

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Riferimenti bibliografici

G. Pellegrino, Una lettura sociologica della realtà contemporanea, New Grafic Service, Salerno, 2003

G. Pellegrino, I miti della società contemporanea, New Grafic Service, Salerno, 2005

G. Pellegrino, I credenti degli UFO, Edisud, Salerno, 2002

G. Pellegrino, Il mistero del triangolo delle Bermude, nexusedizioni.it

G. Pellegrino, L’ufologia religiosa nel movimento New Age, nexusedizioni.it