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False flag

di Mark Perry - 26/01/2012


Una serie di promemoria della CIA descrive come degli agenti del Mossad israeliano si siano finti spie americane per reclutare membri dell’organizzazione terrorista Jundallah al fine di combattere la loro guerra clandestina contro l’Iran.

Sepolti negli archivi dei servizi segreti americani c’è una serie di appunti, scritti durante gli ultimi anni dell’amministrazione Bush, che descrivono come gli ufficiali del Mossad abbiano reclutato membri del gruppo terroristico Jundallah spacciandosi per agenti segreti americani. Secondo due ufficiali dell’intelligence americana, gli israeliani, pieni di dollari americani e dotati di passaporto americano, si sono finti agenti della C.I.A. per il reclutamento di membri di Jundallah; operazione che viene comunemente definita “operatività sotto falsa bandiera”.

I memoranda, come descritti dalle fonti - una delle quali li ha letti mentre un’altra ha una profonda familiarità con il caso -, esaminavano e smontavano rapporti dal 2007 e dal 2008 accusando la C.I.A. di sostenere segretamente Jundallah, un’organizzazione estremista sunnita di origine pakistana, dietro ordine della Casa Bianca. Jundallah, secondo il governo degli Stati Uniti e servizi giornalistici, è responsabile dell’assassinio di membri del governo iraniano e dell’uccisione di donne e bambini iraniani.

Mentre le note mostrano che gli Stati Uniti hanno evitato anche il più accidentale dei contatti con Jundallah, secondo entrambi gli ufficiali dell’intelligence non si può dire lo stesso per il Mossad israeliano. Gli appunti riportano nei dettagli rapporti della C.I.A. che le operazioni di reclutamento di Israele avvenivano sotto al naso degli ufficiali dell’intelligence statunitense, principalmente a Londra, la capitale di uno dei finti alleati di Israele, dove gli agenti del Mossad facendosi passare per membri della C.I.A. si incontrarono con funzionari di Jundallah.

I funzionari non sapevano che il piano di Israele per reclutare e usare Jundallah fosse in corso. Rimasero tuttavia stupiti dalla sfacciataggine degli sforzi del Mossad.

È incredibile che gli israeliani abbiano pensato di averla fatta franca”, ha dichiarato l’ufficiale dell’intelligence: “Le loro attività di reclutamento erano praticamente alla luce del sole. Apparentemente non gliene fregava niente di quello che pensassimo.”

Alcune interviste con sei agenti dell’intelligence, in servizio o in pensione da poco, durante gli ultimi diciotto mesi hanno aiutato a completare il quadro dell’operazione israeliana false flag. Oltre ai due agenti dell’intelligence in servizio, l’esistenza dell’operazione israeliana mi è stata confermata da quattro ufficiali dell’intelligence in pensione che hanno prestato servizio nella C.I.A. o che hanno seguito le operazioni dei servizi segreti di Israele da posizioni di rilievo all’interno del governo americano.

Alla C.I.A. e alla Casa Bianca è stato chiesto di commentare la vicenda. Sulla stampa non hanno dato risposta. Anche il servizi di intelligence israeliano, il Mossad, è stato contattato al riguardo, per iscritto e per telefono, ma non ha risposto. È politica di Israele non confermare o negare il suo coinvolgimento nelle operazioni di intelligence.

Non si nega che ci sia una segreta, sanguinosa e reiterata campagna per che fermare il programma nucleare iraniano, sebbene non siano emerse prove che colleghino i recenti atti di sabotaggio e gli omicidi in Iran a Jundallah. Molti rapporti hanno citato Israele come architetto di questa campagna segreta, che ha mietuto l’ultima vittima l’11 gennaio quando un motociclista a Teheran ha fatto scivolare un esplosivo magnetico sotto la macchina di Mustafa Ahmadi Roshan, un giovane scienziato nucleare. L’esplosione ha ucciso Roshan, facendo di lui il quarto scienziato assassinato negli ultimi due anni. Gli Stati Uniti sono stati irremovibili nel negare che fossero dietro agli omicidi.

Secondo un ufficiale C.I.A. in pensione, la notizia di queste operazioni sotto falsa bandiera è arrivata fino ai piani alti dell’intelligence statunitense. Ha raggiunto il direttore delle operazioni Stephen Kappes, il suo vice Michael Sulick e il capo del Centro Controspionaggio. Questi ufficiali sono andati tutti e tre in pensione. Il Centro Controspionaggio, secondo il suo sito web, ha il compito di indagare “le minacce costituite dai servizi segreti stranieri”.

Il rapporto si è poi fatto strada fino alla Casa Bianca, secondo l’agente dell’intelligence tutt’ora in servizio. L’ufficiale riferì che Bush “è andato su tutte le furie” una volta ragguagliato sui contenuti del documento.

Il rapporto ha creato preoccupazione in seno alla Casa Bianca che il programma di Israele stesse mettendo a rischio il popolo americano” , mi disse l’ufficiale. “Non c’è dubbio che gli Stati Uniti abbiano cooperato con Israele nelle operazioni di raccolta di informazioni contro gli iraniani, ma questo è diverso. Nonostante ciò che la gente pensi, non ci occupiamo di assassinare ufficiali o cittadini iraniani.”

La relazione tra Israele e Jundallah ha continuato a preoccupare l’amministrazione Bush fino alla fine, ha notato lo stesso agente. Le attività di Israele hanno messo a rischio i fragili rapporti dell’amministrazione con il Pakistan, che veniva messo sotto un’intensa pressione da parte dell’Iran per distruggere Jundallah. Ha anche minato la credibilità degli Stati Uniti, che avevano dichiarato che non avrebbero mai combattuto il terrore con il terrore, e incoraggiato attacchi dello stesso genere al personale statunitense.

È facile capire perché Bush fosse così arrabbiato”, ha detto un ex ufficiale dell’intelligence: “Dopo tutto, è difficile iniziare un rapporto con un governo straniero se sono convinti che stai uccidendo la loro gente. Una volta che inizi a farlo, loro pensano di poter fare lo stesso.”

Un alto ufficiale dell’amministrazione ha giurato di “togliersi i guanti” nei confronti di Israele, secondo un ufficiale dell’intelligence statunitense. Ma gli Stati Uniti non fecero nulla, un risultato che l’ufficiale ha attribuito a un’“inerzia politica e burocratica”.

Alla fine”, ha commentato l’ufficiale, “è più facile non fare nulla piuttosto che agitare le acque.” Nonostante ciò, almeno per un breve periodo, come ha notato questo stesso ufficiale, l’operazione del Mossad ha dato il via a una serie di divisioni e dibattiti all’interno del consiglio di sicurezza, tra la fazione di chi si chiedeva “da che parte stanno questi [Israeliani]” e quella di chi obbiettava che “il nemico del nemico è mio amico”.

Il dibattito su Jundallah è stato risolto solo dopo la fine del governo Bush quando, nelle sue prime settimane da presidente, Barack Obama ha ridotto drasticamente i programmi comuni di intelligence tra gli U.S.A. e Israele contro l’Iran, secondo più ufficiali.

La decisione risultò controversa all’interno della CIA, dove ufficiali furono costretti a chiudere “alcune importanti operazioni di raccolta informazioni”, ha confermato un agente C.I.A. da poco in pensione. Questa azione fu seguita nel novembre 2010 dall’aggiunta, da parte del Dipartimento di Stato, di Jundallah alla lista di organizzazioni terroriste straniere, una decisione che un ex agente C.I.A. ha definito “doverosa”.

Dall’ordine iniziale di Obama, i servizi di intelligence statunitensi hanno ricevuto il permesso di cooperare con Israele in diverse operazioni di spionaggio sul programma nucleare iraniano, secondo un agente in servizio. Queste operazioni sono altamente tecniche e non implicano operazioni clandestine con obbiettivi come le infrastrutture iraniane o come la leadership militare o politica.

Non compiamo azioni eclatanti”, ha dichiarato un agente da poco in pensione: “E non compiamo assassini politici”.

Israele propone regolarmente di condurre operazioni segrete contro gli iraniani, ma le vengono negate, secondo agenti, ex e non, dell’intelligence: “Entrano in stanza e espongono i loro piani, e noi scuotiamo semplicemente la testa”, ha dichiarato una fonte importante “e gli diciamo ‘Non pensateci nemmeno. La risposta è no.’”

A differenza di Mujahedin-e Khalq, il controverso gruppo terroristico esiliato che vuole il rovesciamento del regime di Teheran ed è supportato da ex dirigenti politici degli Stati Uniti, Jundallah è relativamente sconosciuta, ma ugualmente violenta. Nel maggio 2009 un kamikaze di Jundallah si è fatto esplodere nella moschea di Zahedan, la capitale della provincia di Sistan-Belucistan nel sud-est al confine con il Pakistan, durante una festività religiosa sciita. L’attentato ha ucciso venticinque iraniani e ferito decine di persone.

L’attacco ha fatto adirare Teheran, che ha rintracciato i perpetratori in una cellula che opera in Pakistan. Il governo iraniano ha informato i pakistani della minaccia di Jundallah e li ha invitati a colpire le basi del movimento lungo il confine tra Iran e Pakistan. I pakistani hanno reagito con scarsa tempestività nelle aree di confine, alimentando i sospetti di Teheran che Jundallah fosse protetta dai servizi di intelligence pakistani.

L’attacco del 2009 è solo uno di una lunga serie di attentati attribuiti all’organizzazione. Nell’agosto 2007 Jundallah ha rapito ventuno autotrasportatori iraniani. Nel dicembre 2008 ha catturato e ucciso sedici membri della guardia di frontiera, i crudeli omicidi sono stati filmati e forte è la somiglianza con la decapitazione dell’americano Nick Berg in Iraq per mano del membro di Al-Qaeda Abu Musab al-Zarqawi. Nel luglio 2010 Jundallah ha condotto un doppio attentato suicida fuori da una moschea di Zahedan, uccidendo dozzine di persone, compresi membri del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica [Pasdaran, ndt].

Il Dipartimento di Stato nega con decisione che il governo americano abbia avuto o tutt’ora abbia alcun legame con Jundallah. “Abbiamo ripetutamente dichiarato e ribadiamo ancora che gli Stati Uniti non hanno fornito supporto a Jundallah”, ha scritto un portavoce in una email al Wall Street Journal in seguito all’inserimento di Jundallah tra le organizzazioni terroriste: “Gli Stati Uniti non sponsorizzano alcuna forma di terrorismo. Continueremo a lavorare con la comunità internazionale per limitare il supporto alle organizzazioni terroriste e prevenire violenze contro civili innocenti. Abbiamo inoltre incoraggiato altri governi a prendere analoghi provvedimenti nei confronti di Jundallah.”

Una serie di storie nel 2007 e nel 2008, inclusi un servizio di ABC News e un articolo del New Yorker, hanno suggerito che gli Stati Uniti stessero segretamente offrendo supporto a Jundallah. Il problema è ora tornato sotto i riflettori con la serie di assassinii di scienziati nucleari iraniani e ha preoccupato agenti in pensione e in servizio che temono che le operazioni israeliane stiano mettendo a repentaglio vite americane.

Non è certo la prima volta che succede, sebbene sia il caso peggiore che mi sia capitato di sentire”, sono le dichiarazioni sull’operazione israeliana, dopo esserne stato informato, di Joe Hoar, ex capo del Centcom e generale in pensione: “Anche se le operazioni sotto falsa bandiera non sono proprio nuove, sono estremamente pericolose. Praticamente sfrutti la tua amicizia con un alleato per i tuoi scopi. Israele scherza col fuoco. Ci coinvolge nelle sue guerre clandestine, che lo vogliamo o meno.”

L’operazione israeliana ha generato frustrazione tra un certo numero di ex agenti CIA. “Sarà difficile per gli Stati Uniti prendere le distanze da un attacco di Israele contro l’Iran in questa situazione”, mi ha detto uno di loro.

Il capo di Jundallah, Abdolmalek Rigi, è stato catturato dall’Iran nel febbraio 2010. Sebbene inizialmente i rapporti sostenessero che fosse stato prelevato dopo aver preso un aereo da Dubai al Kirghizistan, un ex ufficiale informato dei fatti mi ha riferito che Rigi è stato preso dai servizi segreti pakistani in Pakistan. L’ufficiale ha detto che il governo pakistano ha consegnato Rigi agli iraniani dopo aver informato gli Stati Uniti delle sue intenzioni. Gli Stati uniti, ha aggiunto questo ufficiale, non hanno sollevato obiezioni nei confronti della decisione pakistana.

L’Iran, nel frattempo, ha costantemente sostenuto che Rigi sia stato rapito sotto gli occhi della CIA, che, secondo loro, lo supporta. “Non importa”, dice l’ex ufficiale delle accuse iraniane: “Non importa quello che dicono. Sanno la verità.”

Rigi è stato interrogato, processato, condannato dagli iraniani e impiccato il 20 giugno 2010. Prima della sua esecuzione, Rigi ha sostenuto in un’intervista con i media iraniani, che si deve supporre fosse sotto minaccia, che ha dubbi sul sostegno degli Stati Uniti a Jundallah. Ha raccontato di un’ipotetica riunione con “ufficiali della NATO” in Marocco nel 2007 che avrebbe generato i suoi sospetti. “Quando ci abbiamo riflettuto, siamo giunti alla conclusione che fossero o americanI sotto copertura della N.A.T.O. o israeliani”, ha detto.

Mentre molti dei dettagli del coinvolgimento di Israele con Jundallah sono ora conosciuti, molti altri rimangono un mistero. Ai memo della CIA sull’incidente è stato applicato il “bordo blu”, ossia sono stati fatti circolare ai livelli più alti dell’intera comunità dell’intelligence statunitense come a quelli del Dipartimento di Stato.

Quello che è cristallino, comunque, è il livello di rabbia tra i gli alti funzionari dell’intelligence riguardo alle azioni di Israele. “È stato stupido e pericoloso”, ha dichiarata il funzionario dell’intelligence che per primo mi ha parlato dell’operazione: “Israele dovrebbe lavorare con noi, non contro di noi. Se vogliono spargimenti di sangue, sarebbe d’aiuto che fosse il loro sangue e non il nostro. Sai, dovrebbero essere una risorsa strategica. Beh, indovina? Ora ci sono molte persone, persone importanti, che semplicemente non pensano che sia vero.”

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Fonte: False Flag

 

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSANDRO BOZZI