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Iraq e Afghanistan, le vere sconfitte di David Petraeus

di Massimo Fini - 17/11/2012




La vicenda che ha portato alle dimissioni del direttore della Cia David Petraeus, già comandante delle forze americane in Iraq e in Afghanistan, è un’espressione tipica della sessuofobia americana (quasi un contraltare rovesciato, di quella islamica), società matriarcale dove tutto può essere tollerato tranne una relazione extraconiugale. Dunque l’Fbi ha scoperto che Petraeus, sposato, aveva avuto rapporti sessuali con un’avvenente ricercatrice e, en passant, giornalista, Paula Broadwell, quando costei era "embedded" nelle truppe americane in Iraq e in Afghanistan. In nessun modo l’Fbi ha potuto dimostrare che la Broadwell sia venuta in possesso, e nemmeno che potesse materialmente farlo, a causa di questa sua relazione privilegiata con Petraeus, di documenti o informazioni riservati.
C’erano stati solo dei rapporti sessuali, punto e basta. Ma sotto la pressione dei media e dell’opinione pubblica Petraeus è stato costretto a dimettersi. E lo ha fatto in modo che ricorda i processi staliniani degli anni Trenta dove le vittime, con un sottile lavorio psicologico, non solo erano indotte a confessare quello che non avevano fatto ma anche quello che, ipoteticamente, avrebbero potuto fare, situazione mirabilmente e drammaticamente scritta da Arthur Koestler in quel terribile libro che è "Buio a mezzogiorno". Infatti nella sua lettera di dimissioni diretta a Obama, David Petraeus non solo ammette la sua colpa, se tale è, cioè la relazione con la Broadwell ma, cospargendosi il capo di cenere, afferma che un militare che tradisce la moglie non è più affidabile perché, allo stesso modo, potrebbe tradire il suo Paese.
David Petraeus avrebbe dovuto essere "dimissionato" molto prima della sua relazione con la Broadwell e per ragioni un po’ più serie. Petraeus passa per essere stato il vincitore della guerra all’Iraq. In realtà, dopo aver provocato, direttamente o indirettamente, 750mila morti, ha lasciato quel Paese in una situazione disastrosa, con un’endemica guerra civile fra sunniti e sciiti che causa centinaia di morti quasi ogni giorno. Ma questo potrebbe non interessare gli americani, molto attenti alla propria pelle ma indifferenti a quella altrui. Il fatto è che con la pseudodemocrazia instaurata a Bagdad gli sciiti, che sono il 62% della popolazione, si sono impadroniti del Paese. E gli sciiti iracheni sono fratelli gemelli di quelli iraniani (stessa religione, stessa antropologia, stessa gente). Il risultato è che oggi a controllare i tre quarti del territorio iracheno è proprio l’Iran, cioè il capintesta dell’"Asse del Male" che gli Usa combattono dal 1980, dalla crociata dello Scià. Davvero un bel colpo.
Ma il capolavoro negativo Petraeus l’ha compiuto in Afghanistan. Nel maggio del 2009, non riuscendo in alcun modo ad avere ragione dei talebani, nonostante l’uso massiccio dei Droni (cosa che fa imbestialire gli afgani e li compatta agli insorti) e sospettando, non a torto, che i loro capi, compreso il Mullah Omar, si nascondessero nelle aree tribali pakistane, al confine con l’Afghanistan, costrinse l’esercito di Islamabad a lanciare una devastante offensiva nella valle di Swat, pakistana. Dopo una settimana di bombardamenti i morti non si contano. Si possono invece contare i profughi. Sono un milione. Diventeranno due milioni nei giorni successivi. È un regalo agli integralisti. Dai campi profughi centinaia di ragazzi si dichiarano pronti a fare i kamikaze. L’offensiva nello Swat ha svegliato il fino ad allora dormiente talebanismo pakistano molto più pericoloso, per intuibili ragioni, di quello afgano. L’offensiva nella valle di Swat fu di una violenza inaudita, senza precedenti anche per i livelli di questi Paesi segnati dalla guerra. E per gli americani fu un boomerang. Ma oggi David Petraeus non paga per questa spietatezza insensata. Paga per uno dei pochi atti umani della sua vita. Aver ceduto alle emozioni di un amore.