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Dal manifesto a una bozza di programma

di Augusto Tagliati - 20/12/2013

    

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Premessa. 

 

Apprezzando molto  Movimento Zero, soprattutto valutando, paradossalmente, il manifesto come modernista o, meglio, futurista - senza fare riferimento a Marinetti e al suo movimento del 1909 - vorrei iniziare un percorso ideologico partendo  dalle idee cardine presenti nel manifesto e sviluppare dei punti programmatici da concretizzare sul territorio. 

 

Tutto  nasce da una semplice domanda: credete che ci sia qualche speranza di poter smantellare l’attuale sistema occidentale? Personalmente penso che la situazione sia simile a quella che riguarda la probabile catastrofe ecologica: o si lascia ogni facoltà di decisione su questi problemi ai gruppi di potere esistenti, mentre la popolazione abdica ai propri diritti, se ne va al mare e spera che in un modo o nell’altro i suoi figli possono sopravvivere, o la gente si dà un’organizzazione abbastanza forte per abbattere l’intero sistema di sfruttamento, e finalmente sottopone la questione a una forma di controllo alla quale partecipino tutti. La prima eventualità porterebbe a un disastro totale, per la seconda ogni ipotesi è lecita. Per esempio, perfino che al profitto si smetta di dare tanta importanza e che si presti più attenzione a una vita decente. Andando per esclusione è quindi necessario occuparsi di “politica” per cercare di ottenere dei risultati frutto di obiettivi che sono necessariamente imprescindibili dall’ipotesi contraria. 

 

Un po’ di storia ideologica.

 

Il principio fondamentale su cui si basano le teorie di Adam Smith e degli altri liberali classici è quello della libertà degli individui, che non devono essere sottoposti al controllo di istituzioni autoritarie e non devono essere assoggettati a una rigida divisione del lavoro. Prendiamo Adam Smith: perché era favorevole al mercato? Smith ne ha dato una spiegazione complessa che però partiva dall'idea che il mercato favorisse l'eguaglianza in condizioni di totale libertà. Da liberale classico qual era, era favorevole al mercato perché credeva che le persone dovessero essere completamente uguali, era convinto che gli esseri umani fossero naturalmente portati alla solidarietà e alla benevolenza, e che avessero il diritto di controllare il proprio lavoro. L'esatto opposto del capitalismo. Non ci sono due punti di vista molto antitetici come quello del liberalismo classico e quello del capitalismo. Purtroppo nel tempo quello che Smith scrisse è stato completamente distorto e spesso citando i suoi testi escono cose diametralmente opposte. Ad esempio molti liberali sostengono che la divisione del lavoro è un'ottima cosa. Mentre per Smith, e il liberalismo classico, la divisione del lavoro è una cosa orribile, tanto che in ogni società civile i governi dovrebbero proibirla perché distrugge gli individui. Purtroppo questi passaggi di Smith sono stati quasi completamente soppressi: tanto, pensano i soppressori, nessuno andrà mai a controllare questo o quel paragrafo. I liberali classici avevano una precisa idea della natura degli esseri umani. Ritenevano che il tipo di lavoro che si fa è il controllo che se ne ha, la creatività che si esplica e la possibilità di operare le proprie scelte sono i fattori che determinano il tipo di persona che si è. E su questi argomenti ci sono state osservazioni davvero illuminate. Per esempio, uno dei fondatori del liberalismo classico, Von Humboldt, (tanto ammirato dai cosiddetti “conservatori” attuali, per il semplice motivo che non l'hanno letto), afferma che se un lavoratore produce a comando un oggetto bellissimo, si può “ammirare ciò che il lavoratore ha fatto, ma si disprezza ciò che lui è”: questo perché il lavoratore si è comportato non da essere umano ma da automatismo. Ecco i veri principi del liberalismo classico. E ancora Tocqueville affermò che un sistema in cui “l'arte progredisce e l'artigiano regredisce” è un sistema inumano, perché ciò che davvero interessa è l'artigiano, la persona, e affinché gli individui possono condurre una vita piena e soddisfacente è necessario che abbiano il controllo del proprio lavoro. D’altro canto tra i liberali ed i conservatori la differenza di fondo è antropologica. La mentalità dei conservatori ha un fondo di antropologia pessimistica, che prende il mondo come è e non si fida di cambiarlo. La mentalità dei liberali ha un fondo di antropologia relativistica, che sconta i difetti del mondo ma non rinuncia a correggerli nei limiti del possibile. 

Tra questi spazi dove può inserirsi un movimento come ZERO? Verosimilmente tra la conservazione di quello che di buono è stato e la volontà di profondo cambiamento del contesto attuale. Questa situazione possiamo definirla “ibrida” e non può che aggregare visioni eterogenee; dove il puzzle che si andrebbe a formare non potrebbe mai coincidere con i tasselli a disposizione. Ma procediamo per punti e cerchiamo di gettare delle basi programmatiche compatibili con il manifesto.

 

Una Bozza di programma.

 

L’idea di “società ideale” è quella di cambiare la realtà, di trasformarla in una società giusta, rispettosa dei valori culturali e sociali, mettendo al centro di tutto l’uomo con i suoi bisogni, le sue aspirazioni e il suo diritto alla felicità. 

Serve definire un’area commerciale Europea preponderante e privilegiata. Una Europa forte che abbia un proprio mercato interno efficiente e regolato dalla politica. Una Europa che protegge i propri mercati nazionali dalla competizione di chi sfrutta i cittadini lavoratori impedendo il commercio con quei Paesi dove i lavoratori non hanno le stesse garanzie dei lavoratori europei.

Deve essere chiaro che nessuna forma di discriminazione basata sulla religione può intervenire nella vita pubblica della Nazione e che la discriminazione non può essere fatta dalle autorità pubbliche in base a etnia, sesso o orientamento sessuale. 

Tutti i cittadini sono uguali allo stesso modo di fronte alla nostra Repubblica e lo Stato non deve interferire nella vita privata. Impignorabilità dell’abitazione di residenza che deve essere considerata il pilastro fondante per l’autonomia familiare e individuale. Ricordando che la famiglia è elemento centrale e fondamentale della società. Esso deve essere protetto, valorizzato e preservato. 

Centralità tematica del rispetto del nostro territorio e della nostra terra. Per questo si deve migliorare l’ambiente di vita delle città e dei paesi conservando, per quanto possibile, tutti gli elementi architettonici ed ambientali tradizionali e di interesse storico che caratterizzano l’unicità di un territorio e, nello stesso tempo, non rinunciando a modernizzare lo stile architettonico costruendo i nuovi edifici in modo sicuro, ecologico e con un minor impatto ambientale. 

Più attenzione a tutte le zone della città: riqualificare le periferie. Una buona programmazione urbana deve altresì considerare come prioritario il tema della riqualificazione delle periferie, in modo particolare di quelle più degradate, ove il tessuto urbano è molto frammentato, privo di identità e dei servizi necessari al cittadino. Per queste zone si deve attuare una serie di programmi specifici che possano riqualificare il tessuto esistente anche dal punto di vista ambientale, al fine di dotarle di servizi pubblici e privati adeguati e di realizzare un insieme diffuso di opere pubbliche. 

Istituzione del referendum propositivo e abrogazione del Quorum del 50% per la validità dei referendum abrogativi e propositivi. 

L’autodeterminazione dei popoli è un valore fondante dei diritti dei cittadini che devono scegliere con chi convivere in modo democratico e libero, come le forme di autoproduzione e autoconsumo sono da preferire a forme insostenibili di produzione massiccia e consumo imposto. 

La modernità è un concetto che non va ripudiato a priori, il “Buon Selvaggio”, denominazione di un mito basato sulla convinzione che l'uomo in origine fosse un "animale" buono e pacifico, solo successivamente corrotto dalla società e dal progresso, è irreale. Modernità significa, invece, creare un modello di progresso alternativo a quello attuale e basato sulla capacità di aumentare il tempo libero dell’uomo affinché possa dedicarsi ad altre attività. In altre parole, utilizzare la tecnologia avanzata per sostituire le fatiche ( che è sinonimo di tribolazione ed esaurimento) dell’uomo e rimpiazzarle con strumenti che già da tempo sono in grado di svolgere il compito delle persone. Andando oltre si può azzardare nel sostenere che il progresso tecnologico appartenga a tutti e quindi è inverosimile che possa essere sfruttato, per creare ricchezze inimmaginabili, solo da quei pochi che hanno avuto la disponibilità, e la fortuna economica, per utilizzarlo. Serve un ripensamento serio su questa tematica in quanto potrebbe essere l’inizio di una nuova concezione di modello ideologico futuro.

Conclusione

Fino a qui ho voluto esprimere alcune idee che vorrei sottoporre a tutti quelli che in qualche modo partecipano alla vita del MOVIMENTO ZERO al fine di avviare una discussione per gettare le basi di una più proficua attività politica-culturale.