Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il Presidente della Repubblica: l’Italia è finita senza lavoro per i giovani

Il Presidente della Repubblica: l’Italia è finita senza lavoro per i giovani

di Luciano Lago - 07/07/2014

Fonte: controinformazione



Quando gli italiani vengono presi per imbecilli.

Tutto si può tollerare ma non di essere considerati degli imbecilli dai personaggi che occupano le Istituzioni supreme della Repubblica. Questa è la considerazione che avranno fatto molti cittadini italiani dopo aver sentito il “severo monito” lanciato dal nostro esimio Presidente Napolitano.

“L’Italia è finita senza il lavoro per giovani”. Questo è il monito lanciato dal presidente Napolitano nel corso della sua visita odierna a Monfalcone, una città del Friuli Venezia Giulia, una volta florido polo industriale, adesso gravemente copita dalla crisi economica.

Ora qualcuno che non ha le memoria corta sarà sobbalzato sulla sedia e si sarà chiesto: ma questo non è lo stesso Napolitano il quale, nel 2011, per adempiere a richieste arrivate dalla Troika di Bruxelles attuò in pieno il famoso “golpe finanziario” con le dimissioni ottenute dal Berlusconi e la contestuale nomina a spron battuto del commissario liquidatore Mario Monti, fiduciario dei potentati finanziari, quello che in pochi mesi a colpi di super imposte e gabelle eccezionali, aumenti di bollette, tagli nella scuola, nell’asistenza sociale e nei servizi, blocco dei pagamenti, è riuscito nel non facile intento di affossare l’economia italiana e portare alla chiusura di alcune migliaia di aziende (il 25% solo delle imprese manifatturiere) con conseguente aumento record della disoccupazione e con effetti devastanti sul potere di acquisto delle famiglie e sui consumi, portando all’avvitamento della crisi?

 

Lo stesso presidente che firmava i trattati europei penalizzanti come il Fiscal Compact e che firmava anche la modifica alla Costituzione per inserire il pareggio di bilancio, tanto richiesto da Bruxelles e Francoforte. Questo mentre venivano stanziati 125 miliardi soltanto per ottemperare alla richiesta del fondo salva stati /salva banche (MES/ESM) e altre decine di miliardi per sovvenzionare le banche collegate con la casta politica come MPS e gli istituti finanziari internazionali come Morgan Stanley?

Tutti provvedimenti che hanno fortemente giovato alle banche estere, con il denaro sottratto al risparmio italiano e garanzia dei loro crediti, gli stessi provvedimenti che, affossando le imprese nazionali, hanno portato grossi vantaggi al sistema industriale tedesco che si è liberato già di una buona parte della concorrenza delle imprese italiane.

Si è proprio lui, si sarà detto quel cittadino, quel Presidente che allora pontificava sulla necessità primaria di mantenere la stabilità finanziaria prima di tutto, di fornire garanzie ai mercati e di ossequiare tutti parametri imposti dai trattati europei in base al noto assioma “l’Europa ce lo chiede”.

Questa è stata una vera ossessione per la stabilità finanziaria per la quale Napolitano ci ha imposto Monti, come senatore a vita e poi come primo ministro nominato e non eletto per fare il lavoro sporco richiesto dalle istituzioni finanziarie, un lavoro continuato poi da Letta, altro fiduciario della Troika, nominato sempre dall’ineffabile Napolitano per continuare il lavoro sporco di Monti.

Una ossessione che ha prodotto qualche milione effettivo di disoccupati in più nel giro di due anni ed un tasso di disoccupazione giovanile drammatico, mai toccato prima oltre il 46% con punte del 55% al sud Italia. Tutto questo oltre alla situazione di arretramento sociale di milioni di famiglie scese sotto la soglia di povertà.

Adesso lo stesso presidente, rinominato per altri 7 anni dalla casta politica (contro ogni prassi costituzionale), alla veneranda età dei 90 anni, viene a raccontarci che senza lavoro per i giovani l’Italia non ha futuro. Lui quindi questo non lo sapeva, non lo prevedeva nella sua ossessione di ottemperare alle direttive di Bruxelles? Davvero dobbiamo credere che sia rimasto sorpreso degli effetti che lui stesso ed i suoi governi nominati non sapessero e non erano in grado di prevedere le conseguenze delle politiche che loro stessi hanno attuato?

Due possono essere le spiegazioni di questa “strana uscita” di Napolitano: o si ritiene che gli italiani siano tutti degli imbecilli e non sono consapevoli del rapporto cause-effetti oppure forse che il Presidente ha perso un pò di lucidità e non ricorda più i nefasti provvedimenti di cui è stato artefice?

Cosa è successo Presidente, verrebbe da chiedergli, si meraviglia soltanto adesso del disastro che lei stesso ha provocato?
Ad una constatazione di questo tipo dovrebbero seguire “un mea culpa” e le dimissioni immediate per coerenza e senso dello Stato.

Possiamo solo sperare che i giovani italiani a cui è stato tagliato il futuro abbiano la consapevolezza di chi è stato responsabile del loro destino di precarietà, emarginazione ed emigrazione forzata. Devono saperli riconoscere: sono gli stessi che oggi versano lacrime di coccodrillo sulla loro triste situazione.

Nella foto in alto: Napolitano ricevuto da Debora Serracchiani, governatrice della Regione Friuli Venezia Giulia