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La trasformazione della classe politica

di Giovanni Arena - 22/07/2014

Fonte: L'intellettuale dissidente


La presenza di un unico vero leader politico, Silvio Berlusconi, abilissimo oratore e campione di corruzione, non ha causato la nascita di una reazione culturale e politica, bensì ha lasciato dietro si sé un vuoto tanto imbarazzante quanto fatale.

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Luogo comune assai diffuso nel nostro Paese è quello secondo cui non cambierà mai nulla: siamo un popolo di scaltri e di furbi, di sottobanco e di ruffiani. Anche la rivoluzione politica dai più auspicata prevede tempi lunghi. Ma una rivoluzione politica negli ultimi decenni é in realtà avvenuta. Si tratta infatti di un curioso passaggio di testimone dal politico preparato ma corrotto al politico ignorante ed incompetente. Dal dopoguerra fino agli ultimi anni del XX secolo, L’Italia è stata patri di politici tutt’altro che impeccabili dal punto di vista morale, ma indubbiamente preparati e dotati di una qualche identità culturale.

De Gasperi, Moro, Togliatti, Berlinguer, lo stesso Craxi, sono stati espressione di quella generazione politica preparata ed istruita, consapevole delle priorità del Paese e consapevole di tutto ciò che accadeva al di fuori dei confini nazionali. E per questo doppiamente, se non tre volte colpevole. Una stagione politica, quella che va dagli anni Cinquanta agli anni Novanta del secolo scorso, che aveva il compito di ricostruire l’Itala dalle ceneri della guerra e dai resti di un regime che per vent’anni aveva gestito il destino del popolo. La Costituzione italiana, al di là di ogni giudizio in merito, è espressione della profondità etica e morale della classe dirigente che avrebbe governato nei decenni a venire, prova inconfutabile di una consapevolezza circa le esigenze della nuova Italia repubblicana a cui si cercò di garantire stabilità ed equilibrio. Due i grandi errori di questa epoca storica: la cecità e la corruzione. La Democrazia Cristiana della Prima Repubblica, infatti, non fu in grado, da un certo punto in poi, di leggere ed interpretare nella maniera corretta le sfide del suo tempo. Questa impotenza generò paura, e dalla paura nacque la corruzione. Idee che pure esistevano furono soffocate dal desiderio del potere, dallo stato di sudditanza, nei confronti degli Stati Uniti d’America, nel quale piombammo forse senza prevederne tutte le conseguenze. Prima fra tutte, un controllo ed una dipendenza dall’esterno dai quali non ci siamo ancora emancipati.

Gli anni del così detto Berlusconismo hanno rappresentato lo spartiacque tra questa epoca di ideologie e corruzione ed una nuova era politica, nella quale ci troviamo e che anzi è agli albori del proprio corso. La presenza di un unico vero leader politico, Silvio Berlusconi, abilissimo oratore e campione di corruzione, non ha causato la nascita di una reazione culturale e politica, bensì ha lasciato dietro si sé un vuoto tanto imbarazzante quanto fatale. E’ dai resti dell’Era Berlusconi e dalle brevi ma logoranti esperienze dei governi tecnici, che nasce il “nulla politico”. Egregi esponenti di questo nulla politico sono Ignazio Marino, Laura Boldrini, Nunzia De Girolamo, Claudio Scajola, Angelino Alfano e molti altri. Avventurieri che hanno fatto della politica un’esperienza da provare, un’attività da curriculum, un banco di prova al quale si accede mostrando la patente del buonismo e del moralismo. Questi personaggi si sono contraddistinti per incapacità nell’amministrazione della cosa pubblica, attitudine a peggiorare situazioni sociali già abbastanza gravose e per alcune dichiarazioni inopportune e non appartenenti ad alcuna logica umana.

Figli della mentalità del relativismo e del buonismo, hanno perso di vista realtà e priorità, e si limitano alla caccia al razzista e all’omofobo negli ambienti di lavoro, adoperandosi in battaglie ideologiche sorelle minori di un’unica ideologia dominante. Ciechi dinanzi all’ovvio e sordi difronte alle necessità della povera gente. Questo scenario politico obbliga ogni cittadino a munirsi di cultura, di studio e di preparazione, di coraggio, di volontà e di grinta. Il governo dei corrotti si abbatte con una qualsiasi rivoluzione, il governo degli incompetenti con una rivoluzione culturale. Di qualunque colore esso sia, questo Paese necessità di un governo di interesse nazionale, che sappia ridare al popolo sicurezza, a se stesso credibilità.