Marcia del movimento PEGADA, il 24 Gennaio scorso a Erfurt.Marcia del movimento PEGADA, il 24 Gennaio scorso a Erfurt.

Vi è sempre stato un rapporto particolare tra l’Italia e la Germania. Un rapporto complesso e difficile, fatto di sentimenti contrastanti di amore e odio, di scambi fecondi a livello culturale e commerciale e di forte rivalità e aperta ostilità. Un misto di ammirazione, di paura e sospetto ha sempre caratterizzato l’atteggiamento del popolo italiano nei confronti di quel paese oltre le Alpi dove tutto, dal clima all’ambiente, dalla lingua al temperamento e alla mentalità ha sempre dato l’impressione di asprezza, freddezza, glacialità, formalismo, non di rado anche brutalità e rozzezza (proverbiali sono gli stereotipi del barbaro ubriacone e assetato di sangue, grande minaccia alla civiltà e del sadico militare nazista torturatore e omicida di massa, pronto a imbracciare il mitra e a schiacciare qualunque cosa, determinato a conquistare il mondo).

Nei momenti di crisi, tale idea negativa ha sempre finito per riemergere più forte che mai, oggi come in passato, con la premier Angela Merkel frequentemente paragonata a quel ben noto Capo di stato tedesco la cui figura oggi è universalmente nota come il simbolo del male per eccellenza (paragoni che forse risultano un un po’ ingiuste nei confronti di quella figura, non fosse per il fatto che come carisma e ascendenza un diavolo pazzo non poteva che risaltare dieci volte su un personaggio sostanzialmente mediocre come la Merkel), e il paese da lei guidato ribattezzato “Merkelreich”, a sottolineare in maniera parodistica le somiglianze con quell’altro Reich che terrorizzò e mise a ferro e a fuoco il continente più di un settantennio fa.

E’ un fenomeno, questo serpeggiante rigurgito di insofferenza e ostilità anti-tedesca, che sta attraversando gran parte d’Europa, presente in Italia ma ancor più in Grecia, nella Penisola Iberica e financo giunge nelle Isole Britanniche e in Francia, quasi sempre legandosi alla critica verso l’apparato politico ed economico di Bruxelles (i movimenti euroscettici e sciovinisti anti-EU hanno da tempo fatto propria e propagandato l’idea che l’Unione Europea altro non sarebbe che uno strumento al servizio dell’imperialismo economico della Germania, significativo in tal senso un famoso discorso tenuto dall’europarlamentare Nigel Farage al parlamento europeo all’indomani dell’insediamento di Monti a Presidente del consiglio italiano).

Non si può certo dire che Farage e gli altri alfieri dell’euroscetticismo abbiano interamente torto, e sotto un certo punto di vista essi hanno individuato il problema o , per meglio dire, una parte del problema, dando tuttavia delle risposte errate alla sua soluzione.
Si perché Farage, da bravo conservatore reazionario e atlantista, è dell’idea che la causa di tutti il mali del continente sia solo ed esclusivamente imputabile all’Unione Europea e alla moneta unica, strumenti per il dominio economico e finanziario dell’ egemonia tedesca su tutti gli altri paesi dell’Europa occidentale (verrebbe quasi di dire che per alcuni il tempo pare non passare mai, e che si sia rimasti sempre ai tempi delle due guerre mondiali, con le terribili orde unne pronte a minacciare l’ordine e la pace delle nazioni – idea questa che sfiora persino coloro che tempi del genere neanche li hanno mai vissuti direttamente).

Ma pare che per l’illustre politico britannico il predominio di un’altra potenza su tutte le nazioni europee occidentali, non costituisca motivo di preoccupazione. Si parla ovviamente degli Stati Uniti d’America, il paese che dalla metà del secolo scorso mantiene la propria egemonia politica e militare su buona parte del vecchio continente, la quale pare non costituire assolutamente un problema per gli euroscettici come Sir Farrage o la sua collega Madame Le Pen (la quale, al contrario, recentemente si è incontrata a colloquio con rappresentanti del Tea Party, una dei più illustri movimenti di ispirazione neo-con della destra liberista statunitense) . Dunque, il Sir inglese e la Madame francese, così fieramente patrioti e alfieri degli interessi delle rispettive nazioni, nulla hanno da dire riguardo il predominio americano sulle stesse, non una parola, se non saltuariamente (sarebbe roba da comunisti, avranno pensato).

Così gli antieuropeisti si limitano ad analizzare solo una parte del problema, rimanendo davanti alla punta dell’iceberg. Si può e si deve abolire l’Euro e l’UE, si deve assolutamente contrastare la minaccia teutonica alla libertà dei popoli d’Europa, poiché essa sola costituisce il pericolo per gli altri popoli del continente.
Questa è la loro ricetta, la loro grande soluzione. Un puro e semplice ritorno agli stati nazionali con le frontiere chiuse, sotto il grande ombrello protettivo della potenza americana, il grande ed eterno Occidente liberale e conservatore.

Questa chiave di lettura, proprio perché parziale, non può certo apparire convincente.
Aldilà di quali che siano i sentimenti o le opinioni personali che si possano nutrire nei confronti della nazione tedesca, è sbagliato identificarla solo ed esclusivamente con la figura della Merkel (almeno quanto lo è identificare l’Italia con Berlusconi, Monti o Renzi) e la prova sta emergendo proprio negli ultimi tempi, adesso che in Germania si levano voci di dissidenza con la politica ufficiale del governo.

Una delle prime a farsi sentire è stata quella della deputata del partito di sinistra Die Linke Sahra Wagenknecht, che in un intervento al Bundestag ha duramente criticato la politica estera e l’atteggiamento della Bundeskanzlerin, rinfacciandole la maniera arrogante di porsi nei confronti degli altri paesi europei e il servilismo alla politica statunitense (nonché di aver dato supporto ai terroristi del Maidan in Ucraina).

Più di recente si è assistito al nascere di fenomeni quali le organizzazioni PEGIDA (Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes – Patrioti Europei contro l’islamizzazione dell’Occidente) e PEGADA (Patriotischen Europäer gegen die Amerikanisierung des Abendlandes – Patrioti Europei contro l’americanizzazione dell’Occidente), le quali, in maniera e con approcci ideologici assai diversi tra loro, si pongono come forme di opposizione al vigente sistema dominante di pensiero. La prima, più orientata a un pensiero “di destra” o di tendenza “destroide”, opera una forte critica nei confronti del modello cosiddetto “multiculturale” attualmente vigente nelle società occidentali, sostenendo la necessità in particolare di dover porre un freno al flusso di immigrati provenienti dai paesi di religione a maggioranza islamica (organizzazione questa che, nell’ultimissimo periodo, è stata oggetto di aspre critiche e dell’accusa di essere nient’altro che un semplice covo di razzisti e xenofobi, anche per le polemiche suscitate da alcuni fatti riguardanti il fondatore, Lutz Bachman, la cui foto in posa travestito da Hitler, e un’altra postata su internet ritraente un partecipante vestito dell’uniforme dell’organizzazione americana Ku Klux Klan, hanno gettato un’ombra agli occhi dell’opinione pubblica sul carattere dell’ organizzazione).

La seconda, dal carattere più “di sinistra” ed “ecumenico”, fa maggiormente propria l’idea di opposizione e antagonismo all’egemonia culturale, militare e politico-economica dell’Impero statunitense, mettendo subito in chiaro, come scrivono sul loro sito, che essi non si dichiarano antiamericani in maniera assoluta, ma piuttosto “antiamericanisti”, nel senso che la loro opposizione all’imperialismo a stelle e strisce non comporta l’odio verso i semplici cittadini degli Stati Uniti, ma al contrario li porta a solidarizzare verso di essi, reputati anch’essi vittime, spesso inconsapevoli, delle folli politiche e manovre militari del loro governo e delle grandi lobby economiche e finanziarie che proprio a Wall Street hanno la propria sede centrale.

Oltre a queste e ad altre realtà di gruppi organizzati, è interessante notare come anche iniziative di singoli, come le numerose pagine satiriche presenti su Facebook, mostrino che l’attuale governo merkeliano non goda più di tanta popolarità presso i cittadini tedeschi (non più di quanta possano ormai i governi degli altri paesi).

In conclusione, per il bene e l’interesse comuni di tutti i popoli d’Europa, è meglio evitare di dare spago al puro e semplice euroscetticismo di marca reazionaria che ha acquistato credito presso una parte dell’opinione pubblica europea, nonché al becero e facile odio antitedesco che ora impazza (quasi che illustri figure come la Wagencknecht e la canceliera Merkel siano intercambiabili, o che non si possa fare distinzione alcuna tra il governo, lo stato e i comuni cittadini di una nazione), e operare per instaurare proficui rapporti tra le organizzazioni politiche alternative presenti nei vari paesi, in modo da creare valide alternative, egualmente distanti e in opposizione tanto all’eurocrazia quanto all’euroscetticismo reazionario.