Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Abbandonare facebook si può, abbandonare facebook si deve

Abbandonare facebook si può, abbandonare facebook si deve

di Massimo Bordin - 24/09/2019

Abbandonare facebook si può, abbandonare facebook si deve

Fonte: Massimo Bordin

Per dirla con quel pacioccone di Benito Mussolini, “l’ora delle decisioni irrevocabili” è giunta. Sperando che ci porti maggior fortuna di quanta ne ebbe l’uomo di Predappio, direi che per attivisti, divulgatori di controinformazione, partiti antisistema, blogger e vlogger, Facebook va oramai lasciato al suo misero destino, che sarà quello di favorire l’onanistico sollazzo degli accademici della Crusca, degli allegri pederasti vestiti da agnelli, dei politici trombati, dei giornalisti falliti, degli antifascisti col manganello algoritmico e delle meretrici rimaste a sparecchiare la tavola in attesa di qualche sottocuoco in grado di regalarle emozioni.

Beninteso, noi non faremo come Mussolini che dichiarò guerra alle maggiori potenze mondiali dell’epoca con la stessa superficialità con la quale si rubano le caramelle a un bambino. Noi non chiuderemo i nostri profili facebook, nè apriremo campagne mediatiche per chiederne sanzioni o procedure legali. Semplicemente, lo terremo come lo sgabuzzino delle scope di casa. Un luogo dove riporre le vecchie ciabatte e le foto venute male. Di tanto in tanto, rischieremo il ban di Zuckerberg per aver perculato qualche scientista o blastato i liberisti falliti che ammorbano il web, ma l’opera di divulgazione va trasferita altrove, questo è sicuro.

Facebook, probabilmente, chiuderà tutte le pagine web che fanno controinformazione con la scusa della policy. Le altre, quelle che sopravviveranno, verranno algoritmicamente condannate all’oblio. Sta montando in questi mesi un attacco in grande stile e non sopravviveremo se rimarremo a trastullarci tra i segaioli di facebook. Lasciamoli, per carità del Signore, ai loro cagnolini e gattini, alle videopromozioni di Marco Montemagno e agli idioti che aprono il profilo esclamando: «Buongiornissimo caffè!»

Facebook lo abbiamo usato. E’ servito. Lo abbiamo anche amato quando grazie a lui abbiamo ritrovato amici dell’università scomparsi nel nulla. E’ stato più efficace di “chi l’ha visto”. Ha permesso agli euroscettici di passare dallo 0,0001% della popolazione alla metà della popolazione. Ma ora basta: lasciamo questo social ai vecchi.

Per nostra fortuna, facebook non è più così importante come in passato per veicolare informazioni. Ci sono social dove la censura è meno forte (il russo vk, i cinesi WeChat, QQ, Weibo, Douyin e, ovviamente, Renren). Anche instagram, pur sempre di proprietà di Zuck, può esssere usato senza troppo rischio di censura, ma soprattutto Telegram.

A breve aprirò un canale su Telegram e invito tutti i divulgatori antimainstream che ancora non lo avessero fatto ad aprirne uno

In questi giorni, i liberisti gongolano della censura su facebook. Posto che il modo per fanculizzare il social americano esiste e lo useremo con profitto, vorrei però proporre almeno una considerazione attorno alle loro fantasiose argomentazioni:

Non è vero che facebook può chiudere le pagine degli utenti “perchè è una società privata e come tale fa quello che vuole”. Anche la banca è una società privata, anche il supermercato, anche numerose scuole… ma questo non significa che possano “fare quello che vogliono” . Noi utenti di facebook abbiamo fatto un contratto e le loro considerazioni sul nostro operato, sui discorsi tenuti in rete e sul materiale postato dovrebbero quanto meno essere oggetto di avviso, di richiesta di chiarimenti, ma anche di interpetazione legale da parte di terzi PRIMA che vengano chiuse d’imperio pagine e profili di utenti. Spesso, vi sono utenti che vivono dell’opera di divulgazione e che hanno investito denaro reale sul social. Facebook in questi anni ha perso numerose cause legali proprio perchè non ha in mano le tavole della legge, e perde le cause quasi sempre, a dirla tutta. Solo che le sanzioni non sono proporzionate ai profitti e alle quotazioni in borsa, dunque Facebook può rimanere saldamente in piedi nonostante perda in tribunale, ma non inventiamoci studiaggini giuridiche per difendere l’indifendibile. Ho già visto qualche youtuber liberista che sostiene le scelte di facebook invocando le INEQUIVOCABILI righe sulla policy, affermando che le community vengono dunque censurate legittimamente. E citano gli ultimi casi di casapound e Forza Nuova e delle loro pagine facebookiane di riferimento, sostenendo che propugnano odio razziale ecc ecc. A parte il fatto che nel censurare quelle pagine nè hanno lasciate correre altre che si occupano eslcusivamente – e da anni – di trattare gli italiani come cialtroni (se non è razzismo questo…), cosa dicono di fronte al fatto che è appena stata eliminata la pagina di Vox Italia? Il movimento politico che fa capo a Fusaro e Toscano, ad esempio, ha appena aperto i battenti. Io non ho nemmeno fatto in tempo a vedere un post che fosse uno, eppure sono molto attento verso l’attivismo politico (malauguratamente) definito “sovranista”. Vox Italia non ha avuto che poche ore per aprire la pagina che subito zaaaac, è arrivata la censura (fascista?) del faccialibro. Questa è la più lapalissiana dimostrazione che la policy non c’entra nulla e che a Menlo Park fanno quello che vogliono infischiandosene dei contratti stipulati all’atto dell’iscrizione, con buona pace dei cialtroni (loro si) che difendono la censura per motivazioni politiche e che come tali, per ironia della sorte, risultano essere profondamente antiliberali. Non hanno capito, costoro, che qualora cambiasse il vento politico farebbero la stessa fine di casapound e voxitalia. A meno che a governare il mondo, come nel Grande Dittatore di Charlie Chaplin, non ci sia uno che la pensa come il sottoscritto. In tal caso stiano proprio tranquilli: dicono tante di quella vaccate che lasciarli parlare sarà il miglior veicolo per rafforzare il consenso del nuovo corso.