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Anche senza Hamas, Gaza non sarebbe ancora libera

di Jonathan Cook - 06/11/2023

Anche senza Hamas, Gaza non sarebbe ancora libera

Fonte: Come Don Chisciotte

Mi sconvolge il fatto che, nelle mie discussioni, continuo ad imbattermi in varianti del seguente tweet:

I palestinesi hanno la possibilità di sollevarsi contro Hamas per ritornare liberi. Oppure, Hamas potrebbe arrendersi volontariamente. Due scelte reali.

Questa visione non viene promossa in malafede solo dagli apologeti di Israele. Sembra essere diffusa anche tra la gente comune che, presumibilmente, conosce molto poco la storia della Palestina o del colonialismo di ripopolamento, come il movimento sionista che aveva fondato Israele.

Approfondiamo quindi brevemente entrambi gli aspetti.

In primo luogo, il colonialismo di ripopolamento si distingue dal colonialismo standard – come il dominio britannico in India – per il fatto che la popolazione dei coloni non vuole solo rubare le risorse della popolazione autoctona, ma sostituire la popolazione nativa stessa.

Ci sono molti esempi di questo tipo: come i coloni europei, che avevano scacciato dalle loro terre le popolazioni native in quelli che oggi chiamiamo Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda.

Nel diritto internazionale, la definizione di genocidio descrive esattamente ciò che gli europei avevano fatto a queste popolazioni: stragi; imposizione di condizioni calcolate per portare alla distruzione fisica di tutta o parte della comunità nativa; impedimento delle nascite all’interno della popolazione locale; trasferimento forzato di bambini indigeni alla popolazione dei coloni.

I coloni europei, che oggi si chiamano americani, canadesi, australiani e neozelandesi, non hanno mai dovuto rendere conto dei loro crimini contro quelle popolazioni native. Questo forse spiega perché il tweet di cui sopra è così comune – e perché i Paesi europei e le loro propaggini coloniali si schierano oggi contro il resto del mondo per sostenere Israele, mentre intensifica il suo genocidio industriale su Gaza.

La verità è che l’ordine mondiale “occidentale” è stato costruito sul genocidio. Israele sta solo seguendo una lunga tradizione.

Non sempre i movimenti coloniali finiscono per commettere genocidi. In Sudafrica, un insediamento coloniale in forte inferiorità numerica era arrivato ad un “accomodamento” con la popolazione nativa: il sistema conosciuto come apartheid.

I bianchi si erano appropriati di tutte le risorse e di tutti i privilegi. Ai neri era stato permesso di vivere, ma solo nei ghetti e in condizioni miserabili.

In queste circostanze, la pace è possibile solo quando il progetto coloniale viene abbandonato, il potere viene condiviso e le risorse distribuite in modo più equo. Questo era accaduto, in modo imperfetto, con la caduta dell’apartheid.

Il modello finale del colonialismo di ripopolamento è quello di spingere la popolazione nativa oltre il confine, in un atto di pulizia etnica. Questa era stata l’opzione preferita da Israele nel 1948, e di nuovo nel 1967, quando aveva deciso di espandere i propri confini occupando le rimanenti terre palestinesi in Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza.

I palestinesi di Gaza sono l’esempio lampante dei vari modi in cui una popolazione autoctona può essere maltrattata da un movimento coloniale di ripopolamento.

La maggior parte [dei palestinesi] sono rifugiati, o discendenti di rifugiati, costretti a fuggire dalle operazioni di pulizia etnica di Israele del 1948. In altre parole, le case dove erano nati si trovano in quello che oggi chiamiamo Israele. Erano stati cacciati dalle loro terre e costretti in una minuscola enclave, governata per i successivi 19 anni dall’Egitto.

Quando Israele aveva occupato Gaza durante la guerra del 1967, aveva dovuto ricorrere alla seconda opzione del colonialismo di ripopolamento: l’apartheid. Così aveva trasformato l’enclave in una prigione a cielo aperto o, se vogliamo essere più onesti, in un campo di concentramento a lungo termine.

Gaza è una versione in grande – e, con i 16 anni di assedio israeliano, sempre più dura – delle township che ospitavano le popolazioni nere autoctone nel Sudafrica dell’apartheid.

Quello a cui stiamo assistendo ora è l’ammissione da parte di Israele che il modello dell’apartheid non è riuscito a sottomettere il desiderio di libertà e dignità dei palestinesi.

A differenza del Sudafrica bianco, Israele non sta cercando la pace e la riconciliazione. Sta rivedendo altre opzioni del colonialismo di ripopolamento.

Nell’attuale attacco a Gaza, sta attuando un modello misto: genocidio per coloro che rimangono a Gaza, pulizia etnica per quelli che possono uscire (ammesso che l’Egitto finalmente ceda e apra i suoi confini).

Tutto questo non ha nulla a che fare con Hamas. Il massimo che si può dire è che la resistenza di Hamas ha forzato la mano a Israele. Lo ha costretto ad abbandonare il suo modello di assedio-apartheid – l’imprigionamento a lungo termine di una popolazione senza risorse, senza libertà di movimento, senza acqua potabile, senza lavoro.

Invece, è tornato alle formule collaudate del genocidio e della pulizia etnica.

Hamas è un sintomo dei decenni di soprusi che i palestinesi di Gaza hanno dovuto subire, non la causa di quei soprusi.

Il rovesciamento di Hamas da parte degli stessi palestinesi, o la resa di Hamas, non trasformerebbe Gaza in una Dubai sul Mediterraneo. I palestinesi sarebbero ancora prigionieri, anche se [forse] in condizioni leggermente migliori.

Se ne dubitate, guardate alla Cisgiordania, che non è governata da Hamas ma dalla supina Autorità Palestinese di Mahmoud Abbas. Egli definisce la cooperazione di sicurezza con Israele – schiacciando per conto di Israele la voglia di libertà dei palestinesi – un dovere “sacro”. La sua più grande aspirazione è una soluzione diplomatica che crei un mini-Stato palestinese completamente circoscritto.

Se Israele non può concedere la libertà alla Cisgiordania sotto Abbas, come potrà mai dare la libertà alla piccola Gaza, anche senza Hamas, soprattutto dopo che, nel 2020, le Nazioni Unite avevano dichiarato l’enclave praticamente “inabitabile”?

Israele non potrebbe mai permettere ai palestinesi di uscire dalla loro prigione di Gaza perché la loro rapida crescita numerica è vista come una minaccia per la maggioranza ebraica di Israele.

Ricordate: l’obiettivo del colonialismo di ripopolamento è quello di sostituire la popolazione nativa, non di fare pace con loro, non di condividerne le risorse, non di dare loro la libertà.

Israele sta facendo l’unica cosa che sa fare: il genocidio, tra gli applausi dell’Occidente.

Fonte: jonathan-cook.net
Link: https://www.jonathan-cook.net/blog/2023-10-28/hamas-gaza-free/
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

Jonathan Cook è un giornalista britannico pluripremiato. Ha vissuto a Nazareth, in Israele, per 20 anni. È tornato nel Regno Unito nel 2021. È autore di tre libri sul conflitto israelo-palestinese:

Blood and Religion: The Unmasking of the Jewish State (2006)
Israel and the Clash of Civilisations: Iraq, Iran and the Plan to Remake the Middle East (2008)
Disappearing Palestine: Israel’s Experiments in Human Despair (2008)