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Cambiamento climatico e decrescita

di Gloria Germani - 12/07/2021

Cambiamento climatico e decrescita

Fonte: Decrescita

l’Homo sapiens  ha circa  250.000 anni  e nella storia del pianeta  terra si sono  alternate 5.000 diverse civiltà, o modelli culturali differenti spesso legati  alle diversità degli ecosistemi in cui vivevano e in  cui  sono prosperati. Pensiamo alla civiltà  egiziana, mesopotamica, indiana, cinese, greca, azteca,   maya,  per citare le più conosciute. Tra tutte queste,  solamente  la civiltà occidentale moderna  si  è espansa in tutto il globo  ed ha creato la globalizzazione: un unico modello  che, dopo la caduta del comunismo  negli anni 90, ha invaso con uno stesso schema economico   praticamente tutti gli stati.

Come  fa notare Luca Mercalli,  solo cinque generazioni a cavallo tra  Novecento e Duemila– sulle 10.000 che ci separano dalla comparsa dell’ Homo Sapiens – hanno prodotto  emissioni di CO2 tali  che entro il 2050  la sopravvivenza  dell’uomo  sarà  drasticamente a rischio, mentre già adesso è scomparso oltre il   50% delle specie viventi. 

Dal  29 giugno 2021 nel fresco e boscoso n Canada è giunta un’ ondata di caldo che  ha raggiunto i  50 gradi e che ha fatto registrare oltre 700  morti. Negli stessi  giorni nel sud della  Francia si sono  verificate  grandinate  che hanno provocato  cumuli di ghiaccio di  mezzo metro a terra,  e in Germania  si sono verificati violentissimi nubifragi ed alluvioni che i media si ostinano a chiamare  episodi di” mal tempo”.

Sempre a  fine giugno è  uscita l’anticipazione del  nuovo  rapporto IPCC che uscirà  nel febbraio del 2022, ma i principali risultati sono già consolidati.  La più grande istituzione internazionale che studia il clima ci avverte che  il cambiamento climatico è già qui. L’IPCC calcola che le temperature globali siano cresciute finora di 1,1°C sui livelli preindustriali. Il secondo punto rende chiaro che “Gli attuali livelli di adattamento saranno inadeguati per rispondere ai futuri rischi climatici. Decine di milioni di persone soffriranno la fame, 130 milioni finiranno in povertà estrema. Centinaia di milioni di persone dovranno affrontare inondazioni nelle città costiere, ondate di caldo intollerabili e scarsità d’acqua. Il terzo punto riguarda i “tipping points”. Sono  gli impatti  multipli a cascata che,  come in un effetto domino ,  destabilizzano una catena di ecosistemi ( come sta già avvenendo con lo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia e Antartide, lo scioglimento del permafrost siberiano  e il degrado dell’Amazzonia). Infine il IPCC ci avverte che l’umanità non sta agendo nel verso giusto, visto che la probabilità di innescare i tipping points è causata  da fenomeni profondamente influenzati dall’uomo come “perdita di habitat, sfruttamento eccessivo, estrazione di acqua, inquinamento, specie non autoctone invasive e dispersione di parassiti e malattie”.[2]

Questi  scenari  di per sé  pongono un dubbio radicale nei confronti  della civiltà  occidentale moderna e alla sua fede di  fondo: quella di essere la civiltà  superiore, più evoluta, l’unica arrivata alla scienza ovvero  alla vera conoscenza del mondo. 

Cosa  significa davvero la  Crisi ecologica in atto?  Cos’è quel processo definito come “ Sviluppo” con cui abbiamo convinto tutto il mondo ad adottare i nostri  modelli  industriali??  Esiste una Sviluppo che sia davvero Sostenibile??   Questi interrogativi radicali sono  alla base della corrente culturale della Decrescita, nata  nei primissimi anni  2000 proprio per  confutare  il mito della crescita economica  infinita che sta dominando tutte le agende politiche nonostante  le gravissimi ripercussioni sul sistema dell’ecosfera che abbiamo appena visto. 

Perché  l’imperativo della  crescita  è cosi forte, tanto da invadere ogni agire economico e  dominare  ogni  scelta politica??

Il problema è così grave che  le riflessioni della Decrescita devono, a mio avviso, allargarsi  fuori dai temi socio –economici  e dall’argomento del PIL,  per abbracciare  proprio  il sottofondo di pensiero che regge il  pensiero della modernità, l’ontologia e  l’antropologia che lo  ha reso possibile.  

Dobbiamo interrogarci  sull’idea stessa di   Progresso e di Sviluppo. La fede che esista un Progresso nel tempo che porta da forme inferiori  a forme superiori è pericolosa perché di fatto è questa che giustifica  ogni  tipo di  innovazione scientifico-tecnologica e il suo lancio sul mercato, ignorando  del tutto le sue conseguenze sull’ecosistema  e il principio di precauzione.

Ovviamente nessuno nega che c’è  stata un evoluzione delle forme viventi. L’Homo Sapiens è il risultato dell’evoluzione dalla scimmia. Ciò  era contrario a ciò che riteneva la teologia cristiana ma in perfetto accordo con tante altre culture e cosmologie  che concepivano l’uomo collegato  al suo ambiente e agli altre forme animali.  Tuttavia a partire dall’Ottocento, l’uomo occidentale  bianco si è  liberato dalle teologie cristiana e  si è ritenuto  l’apice dell’Evoluzione. Ha scambiando  tempi lunghissimi  e mutamenti sistemici dell’Ecosfera con i tempi istantanei dell’epopea colonialista, ed  ha   confuso la cultura industriale  con una naturale forza evolutiva.

Se accantoniamo il mito del  Progresso, potremo vagliare ogni novità e ogni attività industriale – dall’industria automobilistica,  al fracking, al  commercio digitale alla robotica, all’Intelligenza Artificiale - con una ottica completamente diversa.  Come ho già ricordato, Latouche   lanciò  la grande corrente della” Decrescita”  intorno al 2000  proprio perché  riteneva che lo “Sviluppo Sostenibile” fosse un’ assurda Ninna Nanna, che di fatto  ci cullava nell’illusione che si potesse mantenere la crescita  economica e al contempo contenerne gli impatti negativi ( inquinamento, aumento dei rifiuti, esaurimento delle risorse).  Oggi  abbiamo la  verifica che venti anni e oltre di Sviluppo Sostenibile non sono serviti. Al contrario  sappiamo che, qualora sotto la spinta del Progresso e dello Sviluppo, tutta la popolazione del pianeta adottasse gli stessi  consumi energetici degli americani, avremmo bisogno di 6 pianeti, e  ne  abbiamo uno solo. ( Ecological Footprint e materialflows.net)[3]

Occorre mettere radicalmente  in dubbio  la  narrazione della Civiltà Superiore. Essa, in realtà si erge  e si è potuta espandere nel globo perché si basa su un intero   paradigma di pensiero: si tratta nientemeno che del paradigma  della scienza  materialistica, meccanicistica, riduzionistica nato da  Galileo, Cartesio, Newton, Bacone. Dall’ambito   fisico-filosofico  è passato a tutti i settori del sapere moderno, da quello sociale e politico, con Hobbes e Locke  e alla chimica, all’agraria, ovviamente alla scienza economia   con Smith e Ricardo  e alla scienza medica occidentale, la biologia  fino alle biotecnologie più recenti.

E’ ingenuo  o superficiale  incriminare solo Cartesio  o alcuni passaggi di Bacone. Si tratta  invece di denunciare il fallimento, come ha già fatto l’antropologo Descola, di tutta la struttura del pensiero dell’Illuminismo  e dell’industrializzazione.[4]  . Dagli inizi del Settecento infatti  i padri della cosiddetta modernità ci hanno convinto  che  l’unica verità è  quella materiale,  rintracciabile nei fenomeni  empirici,  che sono  esterni all’io che studia. Esiste  una realtà oggettiva che è misurabile, calcolabile, numerabile – indipendente dal soggetto che è separato. Questa realtà materiale sarebbe conoscibile  tramite una frammentazione, una riduzione e  separazione delle parti in segmenti sempre più piccoli.  Questa specializzazione e oggettivazione  - che sono le basi della scienza -  ha portato alla scoperta  di nessi  causa- effetto ed ha dato luogo alla nascita delle più  svariate industrie, ma  ha fatto dimenticare totalmente le ripercussioni  sull’intero sistema.

Invece,  a partire dagli anni ’20  la scienza per eccellenza, la fisica,  ha vissuto una profonda rivoluzione ed ha confutato  totalmente il paradigma cartesiano-newtoniano. Questa rivoluzione  però è stata passata  sotto silenzio sia nelle sue conseguenze pratiche che nella sua divulgazione. Le ricerche di Einstein  ma soprattutto di Heisemberg, Plank, Bohr, Bohm  hanno  dimostrato che non esiste una realtà oggettiva, spazio  e tempo  non  hanno realtà di per sé, ma una particella/onda   ha ripercussioni  sulla  totalità del sistema vivente secondo il fenomeno dell’Entaglenment. Tutto è impermalente ed interconnesso.  L’allarme lanciato da Fritjof  Capra ne Il Tao della Fisica e soprattutto  in  Il punto di Svolta  negli anni ‘80  è stato  silenziato, cosi come lo sono stati   studi  come I Limiti della Crescita  che adottando un approccio sistemico  avevano previsto già dagli anni ’70 il collasso climatico a partire dal decennio 2010-2020.

 

La fisica quantistica oggi palesa quello che le grandi tradizioni filosofiche orientali e la sapienza millenaria dei popoli indigeni sapevano da sempre, ovvero che non esiste separazione tra mente e materia così come tra uomo e natura. Le antiche credenze  erano basate su una descrizione della realtà Non Duale che sottolineava l’unità e l‘origine interdipendente della vita nel suo complesso, mentre la scienza classica  ne enfatizza la frammentazione. Quello che è successo nel  Settecento è un involuzione piuttosto che un “evoluzione” e rappresenta il passaggio da una relazione di empatia e compassione con tutto ciò che vive, ad rapporto strumentale dell’uomo con oggetti  esterni mercificabili, rapporto che non ha più nessun fondamento etico. E’ questa inversione  che ha creato  il predominio assoluto dell’economia su ogni aspetto della  nostra quotidianità, ed è basata sulla scomparsa di ogni altro valore  ovvero  su quel nichilismo che già denunciava  Nietzsche agli inizi del 900.

la Decrescita infatti  è a mio avviso sostanzialmente  Decolonizzazione dell’immaginario.  Come dimostra anche J.Hickel nel suo The Divide,[5] la storia è stata scritta per giustificare  il colonialismo, cioè il saccheggio brutale degli occidentali sul resto del mondo. Espressioni come “il fardello dell’uomo bianco” o “missione civilizzatrice”  sono stati  inventate per giustificare il dominio coloniale sulle altre civiltà,  impacchettate  come   aiuti  e come processo di Sviluppo e di Progresso per tutte le nazioni –  cosa che, come abbiamo visto,  è puramente impossibile.

Successivamente  la colonizzazione politica  è finita  ma è diventata colonizzazione della mente. Il ruolo di “confezionatore” è stato assunto dai Mass Media nelle loro due versioni sinergiche: quella più bonaria ma non meno insidiosa  di intrattenimento, e quella della gestione dell’informazioni in senso più stretto. I media sono controllati da potentissimi Gate Keepers (guardiani delle porte) che impediscono  la critica  della grande narrazione della civiltà superiore scientifico-industriale-tecnologica. 

La transizione verso forme di vita sociali che dovranno essere forzatamente più agricole, biologiche  e artigianali, la proibizione della pubblicità, come lo stop delle sovvenzioni dei combustibili  fossili, sono osteggiati  con grande efficacia da  questi  Guardiani.

Certo al punto in cui siamo arrivati, non sarà  facile  realizzare una rivoluzione culturale che possa scalzare il predominio assoluto dell’economia turbocapitalista, della finanza senza scrupoli, del Big Pharma  e della politica totalmente asservita  all’ideologia economica dello “sgocciolamento”. Tuttavia è un’impresa  avvincente perché il futuro del genere umano è severamente  a rischio e molti studi autorevoli  prevedono un collasso entro il 2050.

Ovviamente  non è facile perché  70 anni di massiccia industrializzazione  ( dal  ‘60  in poi) hanno  progressivamente privato le persone di quelle capacità di saper fare e auto-produrre che  i nostri nonni e i nostri bisnonni avevano. Molti   pensatori, come Latouche o Massimo Fini  consigliano di i ritirarsi in case in campagna,  coltivare i propri  ortaggi, di tornare alla terra, di essere il più possibile resilienti. Educare i figli  ad una frugalità più ricca non di gadgets, ma di relazioni umane. Bisognerebbe  impegnarsi in   lavori che abbiano un senso ( all’interno dell’ecosistema vivente)  e dunque una durata.

Questo potrebbe essere realizzato se  attraverso una rivoluzione culturale  riuscissimo a bloccare l’ulteriore sviluppo dell’Intelligenza artificiale e della robotica, che lasceranno milioni di persone senza lavoro. Gandhi infatti sosteneva: “ non è l’uomo per il lavoro   ma il lavoro è per l’uomo, perché ognuno abbia un lavoro semplice ma dignitoso,in contatto con gli altri e con la natura!”. 

Dobbiamo prendere coscienza   di un altro aspetto essenziale  della cosidetta “ infinita crescita economica”.  Cioè che per vendere prodotti  bisogna prima vendere dei desideri”  e  questa produzione di desideri  sempre più futili e narcisistici,  produce di per se insoddisfazione e tristezza.  Come insegnavano gli stoici  e gran parte dell’umanità:”  E’ felice  chi non ha bisogno di niente, non desidera niente” .  Come diceva Terzani, un mese prima di morire, in un video che è diventato virale sul web: “ Non sarebbe meglio avere meno, ma il giusto? Avere tutti meno,  ma avere tutti qualcosa? 

Oggi  invece la gente lavora a ritmi spaventosi  per produrre cose perlopiù inutili ,  che gli altri lavorano a ritmi spaventosi  per poter comprare. Questo è ciò che dà soldi alle multinazionali, alle industrie, ma non dà felicità alla gente. Io  trovo che  in italiano  c’è una parola che è molto più calzante della parola  felice. E’ ‘contento’. Accontentarsi. Chi si accontenta  è un uomo felice. Perché  questo sistema fondato sulla crescita dei desideri – c’è sempre un desiderio che per te è irraggiungibile – è un automatico meccanismo di infelicità”. 

 

 

Per approfondimenti:

 


Gloria Germani,  Verità della Decrescita, Via dalla Scienza Totalitaria per salvare il mondo, Castelvecchi, 2021



[1] Eco filosofia, autrice di  Verità della Decrescita, Via dalla Scienza Totalitaria per salvare il mondo, Castelvecchi, 2021

[3] Cfr.J.HIckel, Siamo ancora in tempo, Saggiatore, 2021, pp.99 sgg.

[5] J.HIckel, The Divide, Guida per risolvere la diseguaglianza globale,  Il Saggiatore 2018.