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Considerazioni sulla "offensiva" ucraina

di Daniele Perra - 13/09/2022

Considerazioni sulla "offensiva" ucraina

Fonte: Daniele Perra

Nessuno ha rilevato che la traiettoria dell'avanzata delle truppe di Kiev nella regione di Kharkiv (Ucraina nord-orientale) non ha intaccato (al momento) quelli che sono i confini degli oblast di Lugansk e Donetsk più o meno corrispondenti ai territori rivendicati dalle rispettive Repubbliche popolari la cui “liberazione” e messa in sicurezza ha rappresentato sin dal principio la “giustificazione” russa alla cosiddetta “Operazione Militare Speciale” (naturalmente poi, ci sono anche le motivazioni più prettamente geopolitiche come l'esclusione della NATO dall'aerea settentrionale del Mar Nero ma il discorso qui si allungherebbe non di poco). 
Di fatto, i limiti (in termini di uomini e mezzi) che Mosca si è autoimposta nell'iniziativa bellica non le consentono di difendere in modo uguale un fronte che rimane piuttosto vasto (intorno agli 800 km) anche dopo il ritiro dalle aree settentrionali del Paese dell'Europa orientale. In quest'ottica, la Russia preferisce di gran lunga difendere le posizioni acquisite a sud (la protezione della Crimea è fondamentale per garantire la sicurezza della base navale di Sebastopoli che, alla pari di quella di Tartus in Siria per il Mar Mediterraneo, consente il rifornimento della flotta russa nel Mar Nero) e nelle Repubbliche separatiste. Non a caso, mentre gli ucraini avanzavano a nord-est, russi e alleati hanno proseguito (con la consueta lentezza dovuta alla necessità di mettere in sicurezza ogni metro quadro di territorio acquisito) nella loro avanzata nella regione di Donetsk ancora in parte sotto controllo di Kiev. 
Gli stessi limiti che Mosca si è autoimposta hanno lasciato le forze russe nella regione di Kharkiv in condizione di inferiorità numerica (si parla di 8 a 1) di fronte all'offensiva ucraina. Cosa che ha reso inevitabile il ripiegamento strategico in modo da evitare la creazione di sacche e calderoni. Ragione per cui parlare di “collasso” delle difese russe, ad oggi, rimane estremamente fuorviante e può essere lasciato a chi si occupa di “giornalismo geopolitico”. Personalmente, rimango dell'idea che i maggiori successi ucraini non siano legati a questa azione ma alle operazioni di sabotaggio dietro le linee nemiche che hanno consentito la distruzione di diversi depositi di munizioni (le fortune russe nella seconda parte dell'intervento diretto di Mosca sono infatti legati all'enorme quantità di munizioni accumulate a sud e nel Donbass nel corso della prima fase dell'operazione, quando la penetrazione verso Kiev aveva distratto larga parte delle forze armate ucraine da quelle che erano le reali aree di interesse per la Russia).
C'è sicuramente un dato da tenere bene a mente. Sia il diversivo ucraino su Cherson che la stessa offensiva nord-orientale (accompagnate da scarso supporto aereo) sono state estremamente costose sul piano delle perdite per le forze armate ucraine. Secondo il gen. Marco Bertolini (si veda l'intervista rilasciata ad agi.it e quella di prossima uscita nel nuovo numero di “Eurasia”), le perdite subite non consentiranno a Kiev di attuare iniziative simili almeno per i prossimi sei mesi (tempo necessario per l'addestramento di nuovi coscritti/forzati e per l'immissione di una quantità rilevante di mercenari NATO sul suolo ucraino). Sui limiti in termini di capitale umano spendibile nel conflitto per l'Ucraina si può vedere l'articolo “Guerra demografica e guerra economica” pubblicato sul sito informatico di “Eurasia”. 
Lo stesso gen. Bertolini ha affermato che l'esito dell'offensiva ucraina può essere il prodotto di un errore dell'intelligence di Mosca che sarebbe cascata nel tranello della propaganda ucraina che da tempo riferiva dell'imminenza dell'offensiva verso sud. 
È sicuramente possibile e non sarebbe di certo il primo. Tuttavia, la cospicua presenza di spie russe nel territorio ucraino sotto controllo di Kiev fa sorgere qualche dubbio. Lo stesso fatto che la Russia nel giro di due ore, come azione di ritorsione, abbia distrutto il 50% delle infrastrutture elettriche ucraine sembra un evidente “invito” a non andare oltre il consentito lasciando intatti i territori delle Repubbliche del Donbass. Di sicuro, Lavrov ha spesso invitato Kiev alla riapertura del negoziato. Questa “offensiva” consente a Kiev di presentarsi ad un eventuale tavolo negoziale da una posizione di maggiore forza che possa garantirle un accordo onorevole. Se il governo di Kiev non fosse commissariato dalla NATO potrebbe sicuramente cogliere questa occasione. 
Allo stesso tempo, come affermava Karl Haushofer, è bene ricordare che, “in ragione dell'arbitrio che caratterizza l'azione politica umana, la geopolitica non potrà fare dichiarazioni precise se non nel 25% dei casi, all'incirca”.