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Crisi economica: l'antifascismo senza fascismo e il capitalismo senza anticapitalismo

di Mario Porrini - 06/11/2022

Crisi economica: l'antifascismo senza fascismo e il capitalismo senza anticapitalismo

Fonte: Italicum

Nelle ultime settimane, l’iter per la formazione del nuovo governo, ha monopolizzato l’interesse dei media, che hanno distolto l’attenzione dai sempre più gravi problemi economici che attanagliano quotidianamente la gente comune. La situazione, pur grave, sembra destinata a peggiorare ulteriormente, rappresentando, le difficoltà attuali, delle semplici avvisaglie di uno tsunami che rischia di abbattersi nei prossimi mesi sull’Italia, con conseguenze tali da provocare stravolgimenti nel tessuto politico, economico e sociale.
La nostra economia è malata da tempo e la pandemia ha ulteriormente aggravato la situazione. Ora, la repentina impennata dei prezzi, soprattutto sui generi di prima necessità, dai prodotti alimentari, alla benzina, dall’energia elettrica al riscaldamento, le sta dando il colpo di grazia. La guerra in Ucraina, rappresenta un comodo alibi per gigantesche speculazioni finanziarie che accrescono in modo esponenziale gli utili delle grandi multinazionali sulla pelle della gente. Questi aumenti hanno determinato un livello di inflazione che non si registrava dal marzo 1984, sfiorando ad ottobre il 12%. Dai prezzi dei Beni energetici (da +44,5% di settembre a +73,2%) a quelli alimentari (da +11,4% a +13,1%). Dinanzi al quadro delle tensioni inflazionistiche che coinvolgono quasi tutti i comparti merceologici, la BCE, per arginare questa ascesa, con grande slancio di fantasia, ha deciso di aumentare tassi di interesse. Tale misura aggraverà ancora di più la crisi per le aziende che ricorrono al sistema bancario per finanziarsi e contribuirà a frenare i consumi con rischio concreto di recessione. Il potere d’acquisto degli stipendi degli italiani, cresciuti solo dell’1% e che, lo ricordiamo, sono tra i più bassi d’Europa, è crollato, mentre la paura e l’insicurezza per il futuro pervadono gli animi.
Una buona parte della popolazione si trova in grande difficoltà e non si può certamente dire che in questo frangente sia aiutata delle aziende fornitrici di luce e gas che, anzi, hanno stretto le maglie assumendo un più duro atteggiamento nel caso di mancato pagamento della bolletta. Non praticano più accorgimenti quali l'invio di un sollecito seguito dal “depotenziamento” della rete, ma attuano l’immediata messa in mora con successivo distacco della fornitura dal quarantunesimo giorno dalla scadenza non onorata. Negli ultimi nove mesi, l'aumento del prezzo dell'energia ha portato ben 4,7 milioni di italiani a saltare il pagamento di una o più bollette e questo dato ci fa capire quanto drammatica sia la situazione. Il clima mite di questo inizio di autunno ha permesso di posticipare l’accensione dei riscaldamenti ma con l’inverno alle porte la situazione è destinata a peggiorare. Nelle scorse settimane, si è poi deciso che dal primo ottobre, le bollette del gas avrebbero avuto cadenza mensile anziché bimestrale e questa modifica, presentata come un’agevolazione per gli utenti per permettere loro di controllare i consumi e spezzare la rata, in realtà favorisce le aziende fornitrici che ricevono il pagamento in anticipo.
Le conferme della drammaticità della situazione, vengono da alcuni dati. Da gennaio, le polizze di cessioni di beni in pegno, sono aumentate dell'11% per un volume d'affari cresciuto del 5%. Secondo uno studio della Banca d'Italia, poi, sono aumentate anche le richieste della cessione del quinto, che rappresenta lo strumento di finanziamento in più rapida ascesa nei mesi delle bollette impazzite e, secondo gli ultimi dati riferiti al 30 giugno 2022, muove un volume d'affari di 17,2 miliardi di euro: quasi un miliardo e mezzo in più rispetto a un anno fa (+9%) e addirittura 3,3 miliardi oltre i livelli pre-Covid (il 23% in più). Secondo i consulenti che si occupano delle pratiche, almeno una richiesta di denaro su tre serve per far fronte alle spese quotidiane: gli alimentari, le bollette, la scuola del figlio. In Italia ci sono ben cinque milioni e mezzo di persone in povertà assoluta ed i rischi che questo numero possa aumentare notevolmente sono concreti. Sarebbe opportuno che l’esecutivo appena insediatosi, prenda provvedimenti adeguati alla gravità della situazione.
Da parte sua, il Governo uscente, ha fatto ben poco per alleviare i problemi degli strati più disagiati della popolazione, mentre è stato prodigo di aiuti nei confronti dell’Ucraina. Il nostro paese, da mesi, ha continuato ad inviare armi ed generi di prima necessità in misura non quantificabile, dato che il Governo Draghi non ha mai voluto specificare l’ammontare di questi aiuti. Nei giorni scorsi, il presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l'Unione aumenterà il sostegno all'Ucraina fino a 1,5 miliardi di euro ogni mese di guerra, fino alla fine del 2023, per un totale di ben 18 miliardi. Per avere un’idea della enormità degli aiuti destinati a Kiev, ricordiamo che il Bilancio della Sanità in Italia è di 124.061 milioni di euro per il 2022, 126.061 milioni per il 2023 e 128.061 milioni per l'anno 2024. In Italia, da decenni, tagliamo ferocemente fondi per istruzione, previdenza e sanità ma continuiamo a svenarci per Zelensky. In pratica, chiudiamo i nostri ospedali e li apriamo in Ucraina.
La crisi del nostro paese appare inarrestabile. La responsabilità è di una classe politica che nel giro di trent’anni ha fatto precipitare l’Italia da quarta potenza industriale del mondo a terra di conquista, a supermercato, dove gli stranieri vengono a fare spesa, acquistando a prezzi stracciati aziende di eccellenza. Chi ci ha governato fino ad ora ha dimostrato nel migliore dei casi incompetenza, nel peggiore, odio nei confronti dell’Italia. Negli ultimi anni si è fatta largo una classe di governo sfacciatamente antinazionale che, sfruttando l’assunto che Patriottismo fosse sinonimo di Fascismo, ha operato sempre e costantemente contro gli interessi nazionali. La Sinistra liberal ha ormai abbracciato l’ideologia globalista ed ha individuato nella Nazione il nemico da distruggere. L’egemonia culturale conquistata fin dal dopoguerra ha imposto l’identificazione tra Sovranismo – termine dispregiativo in uso negli ultimi tempi per indicare quell’area politica e culturale che propugna l’indipendenza e la difesa degli interessi nazionali – e Fascismo, il “Male Assoluto”.
Succede allora che all’Università di Roma gruppi di studenti abbiano inscenato una protesta per un convegno dove erano attesi anche rappresentanti di Fratelli d'Italia, esponendo lo striscione "Fuori i fascisti da La Sapienza", per poi occupare, dopo l’intervento della Polizia, la Facoltà di Scienze Politiche con la compiacenza e la solidarietà dei professori. Sempre in nome dell’antifascismo, in opposizione alla legittima vittoria elettorale del Centro-Destra, in diverse città ci sono state occupazioni di scuole. Ci si interroga spesso come, alla luce di questa drammatica situazione economica che rischia di distruggere il tessuto sociale di un’intera nazione, si possa ancora credere che sia il Fascismo il problema del nostro paese e soprattutto ci si chiede come sia possibile che a crederlo siano intellettuali, studenti e persone di una certa cultura. La spiegazione ci viene dall’interessante teoria del sociologo francese Jacques Ellul, secondo cui “la moderna propaganda non può funzionare senza istruzione”. Lo studioso transalpino, considera gli intellettuali come la categoria più vulnerabile alla propaganda moderna in quanto assorbono la più grande quantità di informazioni non verificabili e di seconda mano; sentono il bisogno impellente di esprimere un’opinione su qualsiasi importante questione di attualità e pertanto soccombono facilmente alle opinioni offerte loro dalla propaganda su informazioni che non sono in grado di comprendere, eppure si considerano capaci di giudicare per conto proprio. Hanno letteralmente bisogno della propaganda!
Il circolo mediatico cerca di nascondere qualcosa che è sotto gli occhi di tutti che si ha interesse a mascherare focalizzando l’attenzione generale su finti problemi. Le presunte emergenze quali sessismo, razzismo, trans-fobia, omofobia, tutte sintetizzate, ovviamente, con il termine “Fascismo”, servono a coprire il tradimento di una classe politica, tra le più antinazionali d’Europa, che sta svendendo la nostra nazione, asservendola agli stranieri, responsabile di una gravissima crisi economica destinata probabilmente a peggiorare.
“Damnatio Memoriae”, “Cancel culture” rappresentano strumenti formidabili di controllo sociale.  Attraverso la manipolazione della Storia, si padroneggiano le menti di uomini e donne condizionandone i comportamenti, perché, come scriveva George Orwel, nel suo profetico 1984: “Chi controlla il passato, controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato”.