Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Egemonia dell'avversione

Egemonia dell'avversione

di Andrea Zhok - 22/10/2019

Egemonia dell'avversione

Fonte: Andrea Zhok

Sui giornali di destra il presente governo è presentato come ‘comunista’.
Sui giornali di sinistra il precedente governo era presentato come ‘fascista’.
Una volta represso il riso (per chi lo scordasse, i due governi hanno incidentalmente lo stesso premier e più di metà parterre parlamentare in comune), è suggestivo come si continuino ad usare categorie politiche di un secolo fa per tenere passabilmente svegli i propri lettori.
Ciò mostra innanzitutto come nell’epoca della ‘morte delle ideologie’ l’esigenza di aver a che fare con qualche straccio di idea sia più forte di qualunque senso della realtà.
Ma più interessante ancora, ciò segnala un tratto di fondo della nostra epoca desolata.
La ragione liberale si è imposta coltivando e recitando la morte delle ideologie, delle utopie, degli storicismi, di qualunque visione che non fosse quella di arrivare da colazione a cena restando produttivi, per ripartire il giorno dopo.
Ma essendo l’antropologia liberale del tutto priva di fondamenta, questo tentativo non le poteva riuscire: nessun uomo vive davvero di solo pane (neanche se ci aggiungi caviale e smartphone).
Perciò l’ultima mossa che rimane a disposizione per tenere in moto il motore della motivazione, non avendo alcuna propria idealità positiva degna di essere perseguita, è quella di suscitare forme di avversione sufficientemente forti.
A tenere in piedi l’intero sistema motivazionale contemporaneo sono in ultima istanza dunque solo due sentimenti: paura e odio.
Paura di fronte alle mille fonti di insicurezza, accuratamente coltivate dalla ragione liberale (insicurezza lavorativa, culturale, fisica, psicologica): la lezione fondamentale del liberalismo economico è che la paura di perdere tutto (casa, lavoro, famiglia, salute, vita, terra, riconoscimento) è un motivante assai efficiente e che richiede poca manutenzione.
E poi odio, odio verso un nemico assoluto e irragionevole, dipinto sistematicamente con i colori di qualcuno che crede in qualcosa (il comunista, il fascista, l’islamico, il nazionalista, ecc.), perché il male assoluto, la cosa veramente intollerabile e pericolosa per un liberale è aver a che fare con un soggetto mosso da ideali (a prescindere dal loro contenuto). Tutti gli altri il liberale li capisce, perché può negoziare con essi, e in ultima istanza comprarli. Ma qualunque forma di perseguimento di un ideale, questo è l’orrore incomprensibile, l’assolutamente altro, ciò che può essere appreso solo sotto la categoria del ‘fanatismo’.
Perciò anche qui il motivatore più efficiente a disposizione consiste nell’alimentare l’odio tra idealità radicali, se necessario inventandole o tirandole fuori dal baule impolverato della storia.