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Garanzie post-belliche Zelensky l’ha “fregato” più la Nato che Putin

di Alessandro Orsini - 06/05/2025

Garanzie post-belliche Zelensky l’ha “fregato” più la Nato che Putin

Fonte: Alessandro Orsini

Trump non può fermare la guerra perché la Russia è giunta alla conclusione che i problemi con la Nato in Ucraina possano essere risolti soltanto con la forza. C’è stato soltanto un momento per fermare la guerra con un compromesso accettabile da ambo le parti: la primavera del 2022. Durante quei colloqui, Putin non chiedeva nemmeno un centimetro quadrato di territorio ucraino. Nella primavera 2022, Putin non voleva nemmeno un oblast. Tre anni dopo, Putin vuole i quattro oblast annessi il 30 settembre 2022. La prosecuzione della guerra ha danneggiato l’Ucraina.
Secondo la narrazione filo-americana, Zelensky abbandonò le trattative perché la Russia non gli concedeva nessuna garanzia di sicurezza. In realtà, Zelensky non ha mai avuto le garanzie che chiede per colpa dei Paesi Nato che temono di entrare in guerra con la Russia. Questo punto è decisivo e dev’essere chiarito. Zelensky chiede che, una volta fermata la guerra, Francia, Italia, Inghilterra, Germania e Stati Uniti, si impegnino formalmente a bombardare i russi nel caso in cui la Russia torni ad attaccare l’Ucraina. Questi cinque Paesi hanno sempre respinto la richiesta di Zelensky perché non vogliono replicare il meccanismo di innesco della Seconda guerra mondiale terrorizzati dalle seimila testate nucleari di Putin. L’Ucraina non ha le garanzie di sicurezza per colpa di Putin? Non proprio. Zelensky è stato “fregato” dalla Nato.
C’è un’altra questione importantissima che dev’essere chiarita. Zelensky abbandonò le trattative della primavera 2022 perché si convinse che l’Ucraina avrebbe potuto sconfiggere la Russia. Questa è stata la ragione decisiva. Quali fatti indussero Zelensky all’ottimismo? Durante la primavera 2022, l’esercito russo era in difficoltà. Non perché fosse debole, come scrivevano Corriere della Sera, Repubblica, Stampa, Libero, Foglio e il Giornale, ma perché la Russia aveva invaso l’Ucraina con una potenza ridottissima rispetto al suo potenziale bellico. Ed ecco l’errore fatale: anziché capire che la Russia stava combattendo con le mani dietro la schiena, la Nato e i grandi media dissero che la Russia aveva invaso l’Ucraina con soli 180.000 soldati perché aveva un esercito di cartone. Misi in guardia da questo gravissimo errore di sottovalutazione, ma non fui creduto. Le conseguenze sono davanti agli occhi di tutti. Trump è in ginocchio davanti a Putin e l’Ucraina è già smembrata. Zelensky ha dichiarato di non avere le forze per recuperare i territori perduti. Il 13 gennaio 2025, Mark Rutte ha dichiarato alla commissione Affari esteri del Parlamento europeo: “La Russia produce in tre mesi ciò che la Nato produce in un anno da Ankara a Los Angeles”. Trump può fare soltanto due cose. La prima è riprendere ad armare l’Ucraina, abbracciando la strategia di Biden. La seconda è attendere il cedimento dell’esercito ucraino. Entrambe le decisioni sono rischiosissime. Quanto alla prima, l’invio di armi a Zelensky servirebbe soltanto a decuplicare i bombardamenti di Putin senza cambiare i rapporti di forza. E se Trump restasse a guardare? I pericoli non sarebbero minori. Davanti al cedimento dell’esercito ucraino, Inghilterra e Francia lasciano intendere che invierebbero i loro soldati. Trump si troverebbe scavalcato, in controllo di niente. Trump non sa che cosa fare. Deciderà in base agli eventi.