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Grazie, Richard Gere, per averci aperto gli occhi

di Francesco Lamendola - 14/08/2019

Grazie, Richard Gere, per averci aperto gli occhi

Fonte: Accademia nuova Italia

Un grazie molto sentito dobbiamo rivolgerlo all’attore Richard Gere, che ha lasciato un ricordo indelebile nel pubblico dei film hollywoodiami, e specialmente delle donne, grazie a film come Ufficiale e gentiluomo, American gigolò e Pretty Woman. Grazie alla sua splendida performance a bordo della Opena Arms, la nave della o.n.g spagnola che si presta, con le sue simili di nazionalità norvegese, francese, tedesca e olandese, a lanciare il guanto della sfida all’infame governo populista e sovranista italiano, le cose, su questo argomento, cominciano a diventar chiare perfino ai più ingenui, ai più tonti e ai più accecati dall’ideologia, purché abbiano conservato un minimo di buona fede e di onestà intellettuale. Merci, peraltro, sempre più rare sul mercato del conformismo culturale imperante, specie ora che può contare sul sostegno incondizionato della contro-chiesa massonica e modernista del signore argentino travestito da papa. Il governo italiano, per impulso del Ministro dell’Interno Salvini, è reo di aver chiuso i porti e di aver varato il Decreto Sicurezza bis, che ha scatenato l’unanime indignazione di tutte le anime belle e in particolare di tutti questi signorini e signorine ricchi e annoiati, tipo Carola Rackete (figlia di un milionario), desiderosi di fare esperienze “forti” ma al tempo stesso “umanitarie” per lenire i loro sensi di colpa causati dalla pelle bianca e del conto in banca delle loro famiglie. Signorini che non disdegnano di farsi finanziare  da banchieri pescecani come George Soros, cioè gli stessi che speculano sui popoli, rovinano le economie, creano la voragine del debito e contribuiscono non poco al disastro e all’impoverimento assoluto dell’Africa, o da gruppi di attivisti cattolici e protestanti, fra i quali spiccano la Conferenza episcopale tedesca e cardinali ultraprogressisti come Reinhard Marx, per il quale gay è bello e la Vergine Maria era un po’ vergine, ma non del tutto. Il fatto è che vedere l’attempato e ormai canuto e quasi irriconoscibile ex divo di Hollwood, nonché sex-symbol per eccellenza dell’immaginario femminile, farsi fotografare mentre passa pacchi di viveri e medicinali a bordo della Open Arms, sorride ai migranti e carezza i bambini; e poi ascoltarlo nella conferenza stampa che ha tenuto sull’isola di Lampedusa, nella quale ha detto, anzi ha preteso, che il governo italiano apra i porti, perché lo dice lui e perché è giusto così, e la smetta di fare il cattivo con quei poveretti che, per giungere fin qui, ne hanno passate di tutti i colori (ma non si capisce perché non dovrebbero cercare asilo e rifugio in Tunisia, visto che è più vicina e visto che il pericolo in cui si  trovano, mettendosi per mare, è quello di far naufragio) dovrebbe aver schiarito definitivamente le idee alla gente che ancora possiede un po’ di buon senso.

Dunque, grazie allo show di Richard Gere, probabilmente dettato da un soprassalto di narcisismo senile ovvero da una crisi di astinenza dai bagni di folla dei tempi felici (Richard, così non va bene, gli avrà detto il suo agente pubblicitario, qui dobbiamo inventarci qualcosa perché la gente torni a parlar di te: che ne diresti di fare una passerella sulla nave di una o.n.g. nel Mar Mediterraneo, preavvertendo i nostri amici delle agenzie di stampa affinché mandino giornalisti e fotografi a immortalare la scena?), una cosa sta emergendo con chiarezza sempre maggiore, anche se in effetti la si può osservare da anni, o meglio da alcuni decenni. I progressisti sono ormai quasi tutti gente di estrazione medio-alta, sono banchieri, manager d’industrie pubbliche, ricchi imprenditori privati, proprietari e direttori di giornali, alti magistrati, professori universitari, economisti del pensiero mainstream, funzionari importanti di qualche organismo ONU, intellettuali che fanno audience, giornalisti strapagati come Fazio, scrittori onnipresenti come Saviano, gente con l’attico a New York o meglio a Miami Beach, gente che veste Versace e che ha i figli sguinzagliati a caccia di lauree e master nelle università d’Oltreoceano, e, in caso di malattia, gente pronta a farsi ricoverare nei migliori ospedali svizzeri o statunitensi; gente che, se gay e bramosa di prole, va in Canada o chissà dove ad acquistare un bebè con l’elegante metodo dell’utero in affitto. E mettiamoci dentro anche i prelati e monsignori alla Reinhard Marx, che vivono con un diecimila euro al mese come minimo, più il palazzo episcopale a costo zero, l’auto privata e l’autista incorporato, più il gettone per la presenza fissa in qualche rete televisiva progressista, dalla quale dispensare le loro perle di saggezza, bontà e misericordia in salsa argentina. Questi sono i tipi che vengono a fare gli attivisti dei diritti umani, si sparpagliano in giro per il mondo (tranne dove sanno che verrebbero cacciati a pedate in culo, come in Russia o in Cina), e che, guarda caso, se la prendono col governo italiano perché rifiuta di lasciar invadere l’Italia da altre decine di migliaia di falsi profughi, dopo averne accolti a centinaia di migliaia per due o tre decenni, benché non ne avessero alcun titolo, e senza che gli altri governi, d’Europa o di qualsiasi altro continente, muovessero un dito per fare la centesima parte di quel che faceva l’Italia, da sola. Sono questi signori e signorini che formano il partito dei progressisti, dei buonisti, dei garantisti, dei pacifisti, degli ambientalisti, e naturalmente dei migrazionisti. Dalle loro ville con piscina immerse nel verde, coi loro figli iscritti alle migliori università, coi loro parenti curati nelle cliniche più costose, loro, abituati a disporre di cuochi, autisti, giardinieri, eccetera, e che non hanno la minima idea di cosa voglia dire vivere in un quartiere degradato e reso insicuro dall’invasione di migliaia di spacciatori, prostitute e delinquenti vari provenienti dall’Africa, si ergono a buoni, si ergono a giudici, ci dicono cosa dobbiamo fare, ci bacchettano se non lo facciamo, ci insultano se rispondiamo, ci additano al pubblico disprezzo mondiale se perseveriamo – come direbbe con ineffabile acume e originalità il signor Bergoglio – nel nostro poco caritatevole atteggiamento di chiusura.

Sono gli stessi signori e signorini che si commuovono per la sorte di un assassino americano legato per cinque minuti a una sedia e bendato in una caserma dei carabinieri, non per il giovane carabiniere, sposato da meno di un mese, che è stato assassinato con undici fendenti dal giovanotto, sferrati con una lama da diciotto centimetri. E, ancora, sono gli stessi che si scandalizzano se un gruppo di nomadi viene sloggiato da un’area occupata abusivamente o sfrattato da un’abitazione illegalmente occupata. Che ne sa uno come Richard Gere di come si vive in un quartiere dove la presenza di tutti questi “poveri profughi” ha praticamente imposto il coprifuoco? Dove i bigliettai degli autobus e dei tram rischiano la vita ogni volta che osano domandare il biglietto a uno di questi gentiluomini di colore, e dove perfino le forze dell’ordine evitano di farsi vedere, ma i pensionati e i lavoratori italiani sono costretti a viverci? Dove una ragazza può essere stuprata e brutalizzata in pieno giorno, e magari anche tagliata a pezzi e chiusa in una valigia, come accadde alla povera Pamela Mastropietro ad opera degli eccellenti tipi umani della mafia nigeriana? Certo, se proprio aveva voglia di far vedere che si batte strenuamente per i diritti umani, il buon Richard Gere avrebbe potuto benissimo restarsene a casa sua; avrebbe potuto passare quei pacchi di viveri e medicinali nei quartieri poveri di New York, oppure andare al confine del Messico e tuonare contro il muro, che poi è una rete metallica, che il barbaro Donald Trump sta costruendo, o meglio sta completando, lungo quella frontiera. Perché non se l’è presa con il suo presidente, invece di prendersela col ministro dell’Interno italiano? Perché ha scelto il Mediterraneo, invece del Rio Grande? E soprattutto: perché non si porta a casa sua, nelle sue ville miliardarie, qualche decina di africani, di bambini, di donne incinte, visto che il loro destino gli sta tanto a cuore e visto che ci vuol raccontare - lui, come se fosse un esperto, a noi italiani, che salviamo vite nel Mediterraneo da trent’anni, sette giorni la settimana e trecentosessantacinque giorni l’anno - da quale inferno essi vengono? Forse nessuno gli ha detto che, al controllo delle dichiarazioni rilasciate da questi pretesi profughi, risulta che oltre nove su dieci di essi sono degli emeriti bugiardi, i quali s’inventerebbero letteralmente qualsiasi cosa, anche di essere gay e perciò discriminati in patria a motivo del loro orientamento sessuale,  pur di restare in Italia e in Europa, laddove non avrebbero alcun diritto di essere considerati né naufraghi, né, tanto meno, profughi. Nessuno gli ha spiegato che quella gente è in grado di pagarsi il viaggio della speranza, come lo chiamano i giornalisti asserviti ai poteri oligarchici e i preti telefonisti alla don Mussie Zerai, fino a 3.700 dollari? E nessuno gi ha spiegato che il giro d’affari ruotante intorno al traffico clandestino d’immigrati in Italia vale qualcosa come 400 milioni di euro l’anno? Ma no: se facesse il paladino dei migranti in casa sua, non attirerebbe a sufficienza l’attenzione dei mass-media di tutto il mondo e, quel che è più imbarazzante, qualcuno gli chiederebbe seriamene perché non li ospiti nelle sue ville.

A te, intanto, Richard Gere, la gloria d’aver fatto da battistrada: hai segnato la via a quelli che verranno. Siamo certi che, dopo la tua gloriosa esibizione, molte altre ne vedremo, da parte di ex bellissimi ed ex bellissime dello star system hollywoodiano; arriveranno tutti gli attori e i registi liberal e antirazzisti, tutti i patiti dell’integrazione a chiacchiere, tutti gli sfegatati dell’accoglienza con le chiappe altrui: vedremo sfilare Angelina Jolie e Nicole Kidman, Jane Fonda e Susan Sarandon, Diane Keaton e Brigitte Bardot. Come il Partito Democratico vuol fare dell’Italia la sala parto dell’Africa mediante la legge sullo ius soli, che è un invito a tutte le donne africane incinte ad affrettarsi qui da noi prima del lieto evento (altri modi non ne hanno, quei signori, per aumentare il numero dei consensi elettorali), così le acque di Lampedusa diventeranno la brillante passerella dei divi e delle dive, specie se un po’ in disarmo, ma ancora abbastanza giovanili e arzilli per arrampicarsi sulle navi delle o.n.g, distribuire pacchi viveri ai migranti e sorrisi ai fotografi, e intanto sermoneggiare sulla durezza di cuore degli italiani e sul dovere bergogliano, più che cristiano, di accogliere chiunque “fugga” dall’Africa in cerca di un futuro migliore, anche se si tratta di baldi e muscolosi giovanotti che a casa loro hanno lasciato genitori, mogli e figli in difficoltà, e si sono preoccupati solo di se stessi. Ad ogni modo, è palese che quello delle star di Hollywood che fanno i progressisti sulla pelle altrui, loro che nella vita non hanno mai dovuto affrontare una difficoltà economica, né fare un sacrificio di tasca propria, è un caso limite: ma proprio perciò si rivela utile per aprire gli occhi ai dormienti e per chiarire le cose ai begli addormentati nel bosco. In Italia, a livello della gente comune, c’è un partito progressista che raccoglie i consensi di chi è stato solo sfiorato dalla crisi; di quelli che hanno il posto sicuro, come quell’esercito di professori che guadagnano male lo stipendio, criticando il governo a tutto spiano e indottrinando gli studenti sui diritti dei migranti invece di far lezione; o come quei grossi imprenditori che hanno trasferito all’estero i capitali, le fabbriche, le sedi legali, e che all’estero pagano le tasse, ma intanto predicano qui in Patria l’accoglienza dei migranti, la solidarietà e l’inclusione, evidentemente coi soldi dei lavoratori e dei pensionati e non certo a spese proprie.

C’è un vero e proprio schieramento anti-italiano, formato da italiani che si vergognano di esser tali, che devono sempre stravedere per qualche potenza straniera, la sua ideologia, il suo stile di vita, anche se queste potenze e queste ideologie fossero l’una l’esatto opposto dell’altra: ieri infatti era l’Unione Sovietica, oggi sono gli Stati Uniti d’America e, in subordine, “l’Europa”, cioè l’Europa degli Stati virtuosi, progrediti, civili, quelli che non producono debito pubblico né spread, e che, nello stesso tempo, offrono ai loro cittadini le meraviglie della fecondazione eterologa, dell’eutanasia, dell’educazione gender, della libera droga, dell’utero in affitto; quelli che aboliscono ufficialmente, nelle scuole, le obsolete e sgradevoli parole padre e madre per sostituirle con genitore 1 e genitore 2, molto più democratiche e consone ai tempi nuovi e transessuali che stiamo gloriosamente vivendo. Questo partito anti-italiano fa il tifo per lo spread, se al governo ci sono gli euroscettici, per Macron (fino al punto di entrare a far parte del suo governo: Sandro Gozi), per la Merkel, per la BCE, per le sue ricette lacrime e sangue, per le sue conquiste in tema di diritti civili; e non può neanche immaginare che il nostro Paese abbia la libertà di lasciarsi scappare uno starnuto senza l’approvazione di Bruxelles, di Washington (ma non la Washington di Trump, per carità di Dio: quella di Obama e dei Clinton, si capisce!) e, soprattutto, di Gerusalemme, la vera capitale del loro universo mentale. Ed è lo stesso partito che odia i carabinieri, detesta la polizia, li insulta quando uno di essi viene ucciso da qualche delinquente li prende a sassate e li copre d’insulti irriferibili ad ogni manifestazione di piazza, fra i quali merde e servi, dovete morire sono certamente i più gentili. Questo, ai piani bassi. Ai piani alti, è il partito che ispira certi magistrati, che li spinge ad aprire inchieste inverosimili, come quella contro il ministro dell’Interno per sequestro di persona, o a rilasciare, con tante scuse e vivi compimenti, soggetti stranieri che violano i nostri confini, entrano di forza nei nostri porti, speronano le nostre unità militari, fanno sbarcare torme d’invasori travestiti da profughi. A coordinare questo partito ci sono i rappresentanti delle più alte istituzioni, i quali, grazie alla comune affiliazione massonica, sono in grado di bloccare la nomina d’un ministro con un giro di telefonate (Attali-Napolitano-Mattarella versus Savona) o di piazzare un loro tecnico alla guida del Paese (Monti). Oh, ma solo per varare dei bellissimi decreti salva Italia, mica per altro…