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Guerra in Ucraina: suicidio dell’Europa

di Luigi Tedeschi - 26/02/2022

Guerra in Ucraina: suicidio dell’Europa

Fonte: Italicum

L’invasione della Russia è arrivata, l’attacco all’Ucraina si è realizzato secondo le previsioni (e gli auspici) di Biden. Infatti, i ripetuti allarmi di invasione, lo stato di allerta della Nato, i ricorrenti vertici con i leader europei, avevano uno scopo preciso: riallineare l’Occidente dinanzi al nemico assoluto di turno, quale minaccia al nuovo ordine mondiale degli USA. Dopo l’umiliante fuga dall’Afghanistan, il perdurante stato di guerra civile che da anni regna negli USA, la crisi economica post – pandemica, col relativo ritorno dell’inflazione, la presidenza Biden, rivelatasi assai debole ed in forte calo di consensi interni, era alla ricerca di una nuova emergenza, allo scopo di ricompattare l’opinione pubblica interna e gli alleati della Nato contro un nuovo nemico assoluto. E questo si è incarnato nella figura di Putin, già definito “criminale” all’inizio della sua presidenza. La figura del nemico irriducibile, la perpetua minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti, ai valori dell’Occidente, rappresentano un mantra ricorrente nella politica estera americana. La prospettiva di un nemico da contrastare ed abbattere, costituisce dunque un mito fondante, assunto di volta in volta per giustificare ideologicamente il ruolo dominante della potenza mondiale americana.
Nell’ottica americana, non si trattava di difendere l’integrità territoriale e salvaguardare l’indipendenza dell’Ucraina, ma di imporre alla Russia l’ingresso dell’Ucraina stessa nella Nato. In realtà la progressiva espansione della Nato nell’est dell’Europa ha rappresentato una fase decisiva nella strategia di penetrazione nell’Eurasia, con conseguente smembramento della Russia: si trattava di riprodurre su vasta scala la stessa strategia del caos già sperimentata nella ex Jugoslavia, dopo la dissoluzione dell’URSS. Tale politica espansionistica della Nato è stata tuttavia ostacolata dalla reazione della Russia di Putin, che già nel 2014, con l’occupazione della Crimea e del Donbass riuscì ad opporsi alla occidentalizzazione dell’Ucraina conseguente alla “rivoluzione colorata” (leggasi colpo di stato), di Maidan che sottrasse l’Ucraina alla sfera di influenza russa.
Putin si oppone all’entrata dell’Ucraina nella Nato, in quanto intende salvaguardare le esigenze di sicurezza della Russia. Ma esiste in materia un precedente storico ben noto: quando l’URSS volle istallare le proprie basi missilistiche a Cuba, la minaccia di una guerra nucleare da parte dell’America di Kennedy costrinse l’Unione Sovietica a desistere dai propri progetti.
Ci si chiede dunque come Biden intendesse proteggere l’Ucraina dalla invasione russa, dal momento che non ha accettato alcuna trattativa con Putin che scongiurasse ulteriori espansioni ad est della Nato e ha dichiarato a più riprese la propria indisponibilità ad interventi militari americani in Ucraina. L’Occidente si è limitato a dichiarazioni verbali secondo cui non era programma in tempi brevi l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, ma Biden si è rifiutato di stipulare con Putin qualsiasi accordo ufficiale in merito. E’ inoltre del tutto incomprensibile la stessa fiducia riposta da Zelenski nel sostegno europeo ed americano, alla luce dell’epilogo dei precedenti conflitti in Afghanistan, Georgia e Kurdistan (solo per citarne alcuni), in cui gli americani si sono ritirati abbandonando sempre gli alleati al loro destino.
Ma gli USA, nel conflitto ucraino perseguono ben altri obiettivi. L’invasione russa dell’Ucraina, si rivela per gli USA una occasione quanto mai propizia per recidere i rapporti tra l’Europa e la Russia e stroncare sul nascere qualunque velleità di autonomia dell’Europa dalla Nato e dagli Stati Uniti. Divisioni interne all’Europa stanno emergendo in tema di sanzioni da imporre alla Russia. Una grave crisi energetica potrebbe ridimensionare la potenza economica tedesca ed europea e ricondurre l’Europa in posizione subalterna nell’area di influenza atlantica. La UE si è tuttavia allineata alla russofobia americana. Scholz, come ritorsione all’invasione russa ha bloccato l’entrata in funzione del gasdotto Nord Stream 2. Biden commosso ringrazia. Infatti gli USA intendono svincolare l’Europa dalla dipendenza energetica russa al fine di imporle quella americana.
La stessa imposizione delle sanzioni alla Russia è oggetto di contrasto in sede europea. Sia riguardo alle forniture energetiche che nel campo economico – finanziario. Con l’esclusione della Russia dal sistema delle transazioni internazionali swift si vuole provocare l’isolamento ed il successivo collasso economico della Russia. Ma la Russia è già dotata di un sistema di pagamenti autonomo e potrebbe inoltre usufruire di sistemi alternativi messi a disposizione dalla Cina. In tal caso si verificherebbe una rilevante restrizione dell’area del dollaro a livello mondiale. Il blocco del sistema di pagamenti swift provocherebbe tra l’altro una grave crisi del sistema bancario ed economico europeo. Le banche francesi ed italiane sono esposte nei confronti della Russia per oltre 50 miliardi, l’Italia dipende per il 50% dal gas russo e il suo export verso la Russia è di circa 8 miliardi l’anno. La globalizzazione ha determinato l’interdipendenza mondiale dei mercati. L’Occidente è dunque ora vittima di quello stesso sistema che ha voluto imporre a livello mondiale.
Ridimensionare il ruolo dell’economia europea nel mondo è del resto nei disegni dagli USA dai tempi di Obama. Ma la fine dell’interscambio tra l’Occidente e la Russia, avrebbe solo l’effetto di rafforzare l’asse russo – cinese (che già vanta un volume di scambi per 140 miliardi), in aperta contrapposizione all’Occidente. Occidente che peraltro ha rimosso la propria memoria storica. Qualora, ai tempi della Guerra fredda, l’URSS e la Cina di Mao fossero state alleate, quale sarebbe stato il destino dell’Occidente?
Si sarebbe potuta evitare l’invasione russa dell’Ucraina? La risposta è affermativa. Si sarebbero potuti applicare gli accordi di Misk che prevedevano l’autonomia per le regioni russofone del Donetsk e del Luhank, ricondotte sotto la sovranità ucraina. Ma l’Ucraina ha opposto il suo rifiuto. Gli incontri diplomatici dei vertici russi con quelli occidentali si sono rivelati dialoghi tra sordi, dato il pregiudiziale rifiuto americano a qualunque accordo con Putin (che già subisce le sanzioni occidentali dal 2014), sulla adesione dell’Ucraina alla Nato. Zelenski, fino al giorno prima dell’invasione ha del resto ribadito la propria posizione favorevole all’ingresso dell’Ucraina nella UE e nella Nato, come sancito dalla sua costituzione.
Ma soprattutto, la responsabile della triste sorte dell’Ucraina, sottoposta alla devastante invasione russa, è l’Europa. Si può peccare in pensieri, parole, opere ed omissioni. E i peccati di omissione commessi da questo ectoplasma atlantico che è l’Europa sono irredimibili. Infatti l’Europa poteva proporre una trattativa autonoma con la Russia, che comportasse l’adesione dell’Ucraina all’Europa, ma non alla Nato. Si sarebbe in tal modo preservata l’integrità dell’Ucraina, imponendo la sua neutralità, quale paese - ponte necessario nei rapporti tra L’Europa e la Russia. Il ruolo di avamposto armato della Nato avrebbe invece condannato l’Ucraina alla dipendenza economica e militare occidentale.
In tale contesto, l’Europa si sarebbe svincolata dalla Alleanza atlantica. Ma tale prospettiva viene rifiutata dall’Europa, perché comporterebbe la assunzione da parte dell’Europa stessa di un ruolo di soggetto autonomo dagli USA nella geopolitica mondiale. Nell’attuale UE la Nato si identifica e si sovrappone all’Europa. Tutti i paesi ex membri del Patto di Varsavia, russofobi, sono divenuti membri della UE, in quanto appartenenti alla Nato. L’attuale europeismo coincide dunque con l’atlantismo. In conclusione la UE sussiste, in quanto organismo sovranazionale europeo inquadrato nella Alleanza atlantica.
In tale prospettiva atlantista (e l’unità europea nell’ambito della Nato viene continuamente ribadita da tutti i leader degli stati membri della UE), l’Europa non potrà che scontare, sia in campo economico che in quello politico, le conseguenze della conflittualità tra USA e Russia, unici veri protagonisti della crisi ucraina. Come affermato da Alberto Negri nel recente articolo “Putin e gli europei uniti nel paradosso”, questa situazione presenta anche aspetti paradossali: “Ma il bello deve venire. L’aumento dei consumi e degli investimenti nel 2021 e altri fattori hanno contribuito al moltiplicarsi per quattro-cinque volte del prezzo del gas in Europa. Così la Russia ha moltiplicato anche il fatturato della Gazprom, pur tagliando sensibilmente le forniture. A questo aggiungiamo che Mosca resta il principale fornitore singolo di petrolio in Europa con una quota del 25%. In sintesi il motore dell’economia europea è in mano a Putin e i soldi europei stanno finanziando lo sforzo bellico russo. Ne usciremo?”. O assisteremo, come tutto lascia presagire, al suicidio dell’Europa? Ma può suicidarsi uno zombie, cioè un morto che cammina?