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I Russi stanno distruggendo l’esercito ucraino

di Paul Craig Roberts - 24/08/2022

I Russi stanno distruggendo l’esercito ucraino

Fonte: Come Don Chisciotte

A differenza delle prostitute mediatiche occidentali, William Schryver fornisce un quadro accurato della distruzione da parte della Russia dell’esercito ucraino addestrato dall’Occidente:

La logica dei Russi in Ucraina è proprio la “smilitarizzazione” dell’Ucraina. Il loro obiettivo principale, come esplicitamente espresso fin dall’inizio dal Presidente Vladimir Putin nel suo storico discorso del 24 febbraio 2022, è quello di “smilitarizzare” l’Ucraina – di distruggere il suo esercito.

All’inizio della guerra, le forze ucraine più capaci, esperte, ben armate e ben posizionate NON erano a Kiev, ma nel Donbass e a Mariupol. Erano posizionate lì da mesi, con l’obiettivo finale di riconquistare il Donbass e la Crimea – un obiettivo sempre presente nella mente dei leader ideologici e politici dell’Ucraina.

Infatti, ne parlavano apertamente e senza riserve. Credevano fermamente che le loro forze armate, dopo otto anni di preparazione, avessero raggiunto un tale punto di forza da poter effettivamente raggiungere quell’obiettivo.

I loro benefattori nella NATO li avevano incoraggiati a crederlo, perché anche il sogno più grande della NATO era quello di innalzare i propri vessilli sulla base navale di Sebastopoli e quindi dominare l’intero Mar Nero e il Bosforo.

In virtù di questo e di molti altri obiettivi geostrategici – primo fra tutti l’arresto della rinascita russa – per anni la NATO ha fornito armi all’Ucraina, e queste spedizioni sono state ampliate e accelerate drasticamente alla fine del 2021.

Decine di migliaia di truppe ucraine sono state addestrate all’uso di questi armamenti della NATO. E, come era noto a chiunque prestasse anche solo un po’ di attenzione, migliaia di agenti dei servizi segreti occidentali, forze speciali e mercenari (prevalentemente americani, britannici e francesi) sono stati incorporati nelle forze ucraine di prima linea, dove molti sono stati uccisi o catturati, anche se è ancora presente un sostanziale contingente.

Molte di queste truppe occidentali sono lì principalmente per coordinare la ricezione, l’interpretazione e l’uso “fattibile” di dati “ISR” (Intelligence, Surveillance & Reconnaissance) USA/NATO, molto preziosi e ancora più riservati.

La madre di tutti gli eserciti per procura

All’inizio del 2022, l’esercito costruito dagli Stati Uniti e dalla NATO in Ucraina era diventato la forza terrestre più grande e meglio armata d’Europa. In quasi tutti i suoi aspetti, era più potente degli eserciti combinati di Germania, Francia e Italia (vedi tabella in testa articolo).

L’esercito ucraino è stato costruito appositamente per servire gli interessi dell’Impero Americano nel suo obiettivo, da tempo stabilito, di paralizzare la Russia e di impedirle di esercitare un’influenza a livello globale, effettuare il suo definitivo smembramento e ridurla ad un debole frammento del suo precedente status e gloria – per arrivare al risultato geopolitico espresso nel popolare gioco da tavolo RISK, dell’epoca della Guerra Fredda, che cancellava la Russia dalla mappa del mondo.

La decisione russa di invadere l’Ucraina alla fine di febbraio del 2022 era stata motivata e prevista complessivamente da tutti questi fattori ed era stata accelerata dal continuo bombardamento dell’artiglieria ucraina sulla regione del Donbass, iniziato settimane prima.

Distruggere questa potente “Madre di tutti gli eserciti per procura” che gli Stati Uniti e i loro partner della NATO avevano metodicamente costruito ai suoi confini era, logicamente e manifestamente, l’obiettivo principale della Russia.

Non ce n’erano altri.

L’eliminazione di questa minaccia sostanziale alle porte di casa era comprensibilmente vista dai Russi come un imperativo esistenziale.

Distruggere la madre di tutti gli eserciti per procura

E, per raggiungere al meglio questo obiettivo, i Russi hanno messo in atto un classico stratagemma per impedire alle forze posizionate nel nord dell’Ucraina di rinforzare quelle dell’Ucraina orientale e meridionale, una volta iniziati i combattimenti.

Questo è il motivo per cui avevano condotto l’elaborata operazione “fingi e blocca” a Kiev e dintorni.

E, tutto sommato, aveva funzionato perfettamente.

Detto questo, è essenziale capire che le finte più grandi ed efficaci devono essere convincenti. E, per essere convincenti, molto spesso rischiano di essere costose. Le migliori finte si basano su un’analisi costi/benefici il cui “beneficio” rappresenta spesso l’obiettivo principale di una guerra.

Nel caso dell’operazione “fingi e blocca” a Kiev, c’è stato un costo sostanziale, anche se non così elevato come i propagandisti di guerra occidentali hanno cercato di dipingerlo. Questo perché gran parte della finta consisteva in dimostrazioni di intenti, piuttosto che in azioni concrete.

Ad esempio, dopo aver ottenuto il dominio aereo nei primi giorni di guerra, i Russi avevano messo insieme un’enorme colonna corazzata e l’avevano indirizzata come se niente fosse lungo l’autostrada principale dal nord verso Kiev. Poi, in pratica, l’avevano parcheggiata lì per molti giorni, fingendo di tanto in tanto di dirigersi in una direzione o in un’altra, prima di ritirarsi verso i propri confini e unirsi alle forze che si preparavano a lanciare l’offensiva principale nel Donbass.

Tutto ciò che avevano fatto a nord di Kiev era stato solo per fare scena. Non avevano ceduto, le loro truppe non erano scappate, non avevano finito la benzina. Era stata solo una grande “prova di forza.”

Anche la Bielorussia aveva partecipato alla messinscena concentrando truppe e veicoli, spostandoli in modo aggressivo appena al di là del confine con l’Ucraina e minacciando velatamente di unirsi all’assalto russo a Kiev – cosa che, ovviamente, non aveva mai fatto, perché un tale assalto non era mai stato previsto. Queste manifestazioni aggressive da parte della Bielorussia erano cessate quando i Russi avevano concluso la falsa operazione e spostato le loro forze a sud-est.

Il risultato di questa finta operazione era stato che, nel corso di diverse settimane, i Russi avevano, a tutti gli effetti, “bloccato” oltre 100.000 truppe ucraine e il loro equipaggiamento nelle vicinanze di Kiev, preso il controllo dei nodi e dei corridoi di trasporto chiave tra Kiev e il Donbass e, contemporaneamente, condotto una grande offensiva per accerchiare e annientare i 20.000 uomini dell’esercito ucraino dislocati a Mariupol, una città portuale altamente strategica sulla costa del Mare di Azov.

Le forze a Mariupol comprendevano il famigerato “Battaglione Azov” neonazista, il cui armamento e addestramento era da tempo una priorità degli Stati Uniti e della NATO, e che era considerato una delle componenti più temibili dell’esercito ucraino.

Le forze a Mariupol comprendevano anche molte decine di “consiglieri” della NATO (CIA, forze speciali e i cosiddetti “contractors”). Erano presenti anche circa 2500 mercenari stranieri, la maggior parte dei quali veterani della NATO delle guerre in Iraq e Afghanistan.

Mentre i potenziali rinforzi erano rimasti inattivi e immobili a Kiev e dintorni, la potente forza di Mariupol era stata metodicamente circondata e sistematicamente annientata in un’operazione che, ne sono certo, sarà studiata nelle scuole di guerra per generazioni come uno dei più impressionanti combattimenti urbani mai eseguiti.

I Russi hanno completamente invertito il rapporto di perdite generalmente accettato tra attaccanti e difensori, e lo hanno fatto contro un nemico protetto da fortificazioni massicce e complesse preparate per anni all’interno della tentacolare acciaieria Azovstal.

Nel frattempo, le forze russe e i loro alleati delle repubbliche di Donetsk e Lugansk si impegnavano a “modellare il campo di battaglia” nella regione del Donbass in previsione della successiva e più importante fase della guerra.

Si tenga presente che le forze ucraine nel Donbass avevano trascorso otto lunghi anni a costruire un’elaborata serie di fortificazioni nella regione con l’obiettivo di resistere ad un attacco dei Russi e di infliggere loro gravi perdite quando lo avessero fatto.

Naturalmente, i Russi tutto questo lo sapevano e hanno chiaramente pianificato una linea d’azione volta a superare i vantaggi ottenuti dagli Ucraini grazie alle loro fortificazioni e alla loro riprovevole tattica di usare i civili e le loro abitazioni come scudi.

Allo stato attuale, dall’inizio di luglio, è ormai incontrovertibile che l’operazione russa nel Donbass è stata una vittoria schiacciante. Si tratta, a mio avviso, della più impressionante gestione nella storia moderna di un campo di battaglia semi urbano. La forza originaria, composta da oltre 60.000 soldati tra i meglio addestrati ed equipaggiati dell’esercito ucraino, è stata effettivamente distrutta. Ha subito perdite catastrofiche nei suoi quadri professionali più esperti e addestrati dalla NATO. Le massicce perdite di personale sono state parzialmente reintegrate da truppe della milizia territoriale scarsamente addestrate, ma le perdite ancora più importanti in armi pesanti non possono essere reintegrate.

Avevo descritto la strategia e le tattiche russe in un post precedente:

Ecco una breve sintesi dell’approccio tattico russo alla battaglia del Donbass:

Fase 1: avanzata delle unità di ricognizione (spesso in forze, con decine o centinaia di droni in volo) per valutare la situazione, attirare il fuoco, trasmettere ai comandi video grezzi e geo-coordinate.

Fase n. 2: con gli sciami di droni che correggono il tiro e trasmettono i video degli attacchi in tempo reale, si procede a distruggere le fortificazioni con artiglieria trainata e mobile, sistemi a razzo a lancio multiplo (con diversi gradi di forza e precisione) e persino potentissime munizioni termobariche per obiettivi particolarmente ostici.

Lasciare che il fumo si disperda.

Ripetere la fase 1.

C’è ancora qualcosa che si muove?

Ripetere la fase 2.

Ripetere la fase 1.

Cadaveri ovunque?

Fase 3: inviare carri armati e fanteria per le operazioni di ripulitura.

Passare alla serie successiva di fortificazioni.

E così via…

Questo è il motivo per cui l’Ucraina ora subisce centinaia di morti in battaglia ogni singolo giorno. E perché, per mesi, i Russi hanno subito pochissime perdite – almeno in rapporto di 1 a 10 – e molto probabilmente assai più basso.

L’artiglieria (con occasionali attacchi aerei e missilistici di precisione) sta facendo tutto il lavoro di combattimento.

L’obiettivo russo non è MAI stato quello di “prendere Kiev.” Ho sentito un sacco di argomentazioni e razionalizzazioni sul contrario. Sono dimostrativamente fallaci. Il principale obiettivo russo è SEMPRE stato quello di distruggere l’esercito ucraino, i cui gruppi più potenti erano posizionati nel Donbass e a Mariupol. E lo hanno fatto in modo COMPLETO.

Sono altrettanto convinto che la “smilitarizzazione” continuerà ad essere l’obiettivo russo in Ucraina fino a quando gli Ucraini non imploreranno di arrendersi, accettando qualsiasi condizione proposta dai Russi.

Solo allora la disposizione del territorio sarà decisa una volta per tutte e, se la mappa includerà un toponimo per un’Ucraina sovrana.

Possiamo solo sperare che i disperati fanatici di #EmpireAtAllCosts di Londra e Washington non commettano un errore fatale nei loro futili tentativi di mantenere l’egemonia di fronte al risorgere di un mondo multipolare.

Fonte: paulcraigroberts.org
Link: https://www.paulcraigroberts.org/2022/08/19/russias-destruction-of-the-ukraine-military/
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org