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Il dna del potere

di Andrea Colombo - 03/09/2019

Il dna del potere

Fonte: Andrea Colombo

Quando è in gioco la pelle nessuno va per il sottile. Per Renzi, per l'M5S e per LeU le elezioni sarebbero state un'iniezione letale. Se l'alternativa è il trapasso si può capire tutto: l'abbraccio con chi ti disgusta, il far passare un arrivista d'accatto per la reincarnazione di De Gasperi, gli occhi chiusi sull'operazione sgangherata che si sta tentando. Primum vivere.
Ok, posso capire. Ma il Pd? Il Pd che ha avuto l'occasione per eliminare in una botta sola il nemico interno e il più pericoloso competitor e ha scelto di non coglierla? Il Pd che aveva impostato tutto sul ritorno al bipolarismo e quando se lo è trovato di fronte ha passato la mano? Il Pd che, pur di imbarcarsi in questa scialuppa fatiscente, accetta di farsi prendere a schiaffoni proprio da quelli che ha salvato? Il Pd che pagherà più di tutti, tanto per cambiare? Cosa spiega la decisione suicida del Pd?
Mettendo da parte le scemenze sul sacrificio per salvare la democrazia, la risposta può essere una sola. Per il Pd l'opposizione è inconcepibile, l'inferno in terra, qualcosa che va al di là dell'immaginazione. Puro terrore. Panico incontrollato. La politica per il Pd non va oltre lo stare al governo, in un governo purchessia, in qualsiasi governo, a qualunque costo. E' tossicodipendenza. Rota.
Il dna del Pd non è la ditta di Bersani o la superficialità imbarazzante di Veltroni, non è neppure l'opportunismo di Renzi o l'anonimato di Zingaretti. L'anima del Pd è Franceschini, e se Conte, un Elevator umano più che un Elevato, è uomo per tutte le stagioni Franceschini non disdegna neppure le mezze stagioni. Purché ci sia un governo da agguantare.