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Il nulla al potere

di Umberto Bianchi - 15/11/2020

Il nulla al potere

Fonte: Umberto Bianchi

L’intero planisfero occidentale sembra essersi riunito in una squallida e deprimente esibizione coreutica, una specie di disgustoso “peana”, a favore della (presunta sic!) elezione di Joe Biden al soglio della Presidenza Usa. Tutti assieme si tira un respiro di sollievo… Il tanto vituperato e cattivo Trump è stato ricacciato nei meandri della storia.
Già, quel Trump che aveva osato mettere in discussione la Globalizzazione, iniziando ad imporre dazi alla Cina ed a rilanciare quelle industrie americane, piegate da anni ed anni di sfrenata concorrenza cinese a base di manodopera a costo quasi zero. Senza dimenticare che “lui” si era permesso di criticare il presidente della Federal Reserve allorchè questi, anni fa, in vista di una ripresa dell’economia americana, aveva prospettato un aumento del costo del denaro che, tanto avrebbe fatto gola ai locali circoli finanziari e invece…niente! Non solo. Un consistente taglio delle imposte, aveva fatto da volano ad una spettacolare ripresa dell’economia Usa, gravata dai catastrofici effetti della crisi finanziaria globale del 2008.
Certo, sempre presidente della potenza-simbolo dell’imperialismo globalista per eccellenza, Trump è stato: la sua politica estera, altri non ha fatto che ricalcare in senso peggiorativo, i peggiori “clichè” della politica americana. Dall’omicidio Suleymani, ai rapporti con la Corea del Nord, passando per il trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme ed al rapporto conflittuale con la Federazione Russa, sino all’uscita dagli accordi sul clima di Parigi, quella di Trump, è stata una politica estera improntata ad un isolazionismo, troppo spesso, aggressivo ed ottuso, che sembra aver fatto da perfetto contrappeso, ai già citati successi in politica interna.
Un atteggiamento, quello tenuto da Trump che, a causa del suo diretto rapporto con il popolo americano, accompagnato da una profonda avversità per le locali “elites”, animate da una visione geopolitica e geoeconomica “globalista”, si può definire, con un termine oggi molto in voga, “populista”. Un populismo animato da una personalità, nel bene o nel male, ridondante, estroversa, tutta in contrasto con l’immagine del suo presunto successore, l’eterno “vice” Joe Biden, tutto immedesimato nel suo ruolo di slavato portabandiera di una controriforma globalista, all’insegna di slogan e parole d’ordine oramai impregnate di una stantia muffa ideologica, dietro le quali si cela, invece, ben altra realtà.
E il nostro Biden sembra essere la persona giusta al momento giusto. Vecchio quanto basta, per poter essere sostituito da un clone intercambiabile, slavato quanto basta, per adempiere in maniera ligia ed impeccabile ai “desiderata” globalisti, ma anche animato da quel pizzico di simil-idealismo kennediano alla Obama, tanto per galvanizzare il confuso uditorio “democrat” Usa ed occidentale…E, tanto per rassicurare tutti, il nostro quasi-presidente, ha già messo in prima fila nella sua lista di sacri adempimenti, quella lotta al Coronavirus che Trump ha, invece, sottostimato, confidando nell’onda dei suoi successi in ambito economico.
E la ricetta, credetemi, sarà non molto dissimile da quella adottata qui in Europa ed in particolare nel nostro Paese: restrizioni, limitazioni, obblighi, sanzioni, “lockdown”. E poi, finalmente, il business dei vaccini, potrà decollare liberamente, accompagnato da chissà quali altre meravigliose novità, magari sulla falsariga dell’esempio cinese, in questo senso, molto “avanti”. Microchip sottopelle, Pc e Cellulari sempre più invadenti ed indiscreti, programmi per identificare e schedare cittadini, a seconda delle infrazioni amministrative o di qualunque altro comportamento socialmente “scorretto” ed altre delizie di questo genere.
Ma, a fare la parte del leone, a fare da vero e proprio “deus ex machina”, in grado di stabilizzare e rimettere un mondo riottoso agli ordini del Globalismo è Lui, il Virus, quel signor Covid, giunto proprio nel momento giusto e che tanto sta angustiando i sonni dei nostri spauriti benpensanti. Accompagnato da un terrorizzante strombazzamento mediatico, va e viene, sparisce e ritorna, in un susseguirsi di ondate di panico, che tanto contribuiscono alla solidità delle poltrone del nostro immarcescente esecutivo.
E, per ultimo,tanto per rimanere in tema di attualità,è quanto meno strano e sospetto, questo ritorno di fiamma di un virus, la cui carica sembrava essersi definitivamente esaurita con l’arrivo della bella stagione…Un ritorno di fiamma, coincidente con la stretta finale delle elezioni negli Usa e con l’annuncio dell’uscita di uno o più vaccini tra i quali, naturalmente, primeggia quello della britannica Astrazeneca, in stretti rapporti con, guarda un po’, la “Bill and Melissa Gates Foundation”.
A questo punto, viene la tentazione di pensare che quel signor Covid, dalle fattezze così “trendy”, tanto naturale non sia. E che, neanche sia frutto di un incidente, avvenuto in uno sperduto laboratorio cinese. Quanto, che sia il frutto di un lucido piano ordito, guarda un po’, proprio da quei signori che
tanto blaterano di democrazia, diritti e libertà, ma che poi, piuttosto che cedere ad altri le loro poltrone, sono capaci di qualunque cosa, senza porre a sé stessi alcun limite etico o morale che sia.
A questo punto, dietro alla slavata e rassicurante immagine di “uomo-nulla” di Joe Biden, vanno addensandosi le nubi di un presente e di un futuro inquietanti. A questo punto, però, la palla non può non passare che ai popoli ed alla loro volontà di autodeterminare il proprio destino. Sembra che, per ora, il popolo americano, intorpidito da un serrato battage propagandistico, tutto a colpi di parole d’ordine quanto mai generiche e confuse, ma dal forte carattere intimidatorio, abbia deciso in un certo modo. I “lockdown” e tutte le misure repressive che, in questo momento vengono imposte e fatte passare agli europei, quale panacea per curare la pandemia, dovrebbero, invece, rappresentare il detonatore per far definitivamente esplodere il malcontento contro un sistema, quello liberista globale, oramai arrivato alla propria ultima e convulsa, fase terminale.