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Il paradosso della caduta del governo gialloverde

di Thomas Fazi - 30/08/2019

Il paradosso della caduta del governo gialloverde

Fonte: Thomas Fazi

Ho appena sentito il resoconto di Claudio Borghi Aquilini (qui il link: https://twitter.com/borghi_claud…/status/1167194965212106752) sulle ragioni che avrebbero condotto alla crisi di governo tra Lega e 5 Stelle: ovviamente di parte ma comunque meritevole di essere ascoltato, a prescindere dalle opinioni sulla persona.

Una verità di fondo in quello che dice c'è a mio avviso: il paradosso del governo gialloverde è stato di avere da un lato una forza, la Lega, sostanzialmente liberista - basta vedere l'insistenza ossessiva di Borghi sul taglio delle tasse: una misura che se tarata sui ceti bassi è sicuramente auspicabile ma che si situa saldamente nell'alveo delle politiche anti-interventiste - ma abbastanza antirigorista o comunque dotata di una certa consapevolezza della necessità di forzare i vincoli di bilancio europei (e più in generale dell'insostenibilità dell'attuale assetto europeo); e dall'altro una forza, il MoVimento 5 Stelle, che ha una visione economica, per quanto confusa, comunque più interventista (e dunque meno liberista) di quella della Lega (reddito di cittadinanza, nazionalizzazioni ecc.), ma che allo stesso tempo (per ignoranza o per miope opportunismo politico) esprime una visione ultrarigorista della politica di bilancio e non sembra avere la minima consapevolezza delle criticità dell'architettura europea.

In tal senso, una rottura tra i due partiti era per molti versi inevitabile. Allo stesso tempo, però, siamo di fronte a un paradosso nel paradosso: quel poco - o tanto, a seconda dei punti di vista - che i 5 Stelle sono riusciti a ottenere nel governo uscente, sono riusciti a farlo proprio perché avevano a che fare con un alleato tendenzialmente antirigorista o comunque non ultracompatibilista. La nuova alleanza di governo col PD - se andrà in porto - renderà evidente questa cosa.