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Il taglio della lingua

di Pierluigi Fagan - 28/10/2022

Il taglio della lingua

Fonte: Pierluigi Fagan

Il concetto moderno di progresso nacque nella seconda metà dell’Ottocento (Spencer) e quindi era l’istantanea del solo andamento della società britannica nel momento della Rivoluzione industriale poi generalizzato come perno dell’immagine di mondo occidentale generale.
Unitamente all’ignoranza degli studi storici, l’idea di progresso ha retroproiettato una falsa immagine del Medioevo. Il Medioevo è diventato un blocco storico buio, da cui poi si emancipò la modernità ovviamente a guida prevalentemente anglosassone. Va però ricordato che il “peggio del Medioevo” non si verificò all’inizio o a metà dei suoi mille anni, ma alla fine.
L’Inquisizione, ad esempio, fu istituzione precoce (1184), ma la maggioranza degli storici ritiene che per lungo tempo, fino al ‘300 inoltrato, sanzionava in vario modo ma con un uso molto raro delle punizioni corporali (tra cui il taglio della lingua) e della tortura. Da lì in poi, l’Inquisizione diventa centrale e sempre più violenta e repressiva. Quella spagnola nasce nel 1478, la portoghese nel 1536, quella romana contro i protestanti è del 1542.
Letta la faccenda in termini sistemici, si può dire che il sistema culturale medioevale con al centro la Chiesa, si chiude e si irrigidisce internamente quanto più perde controllo esterno. Del resto, chiudersi, rinchiudersi, corazzarsi è strategia di difesa biologica contro minacce esterne ritenute vitali.
Abbiamo quindi la falsa convinzione che il procedere del tempo porti progresso e una dinamica storica che mostra, al contrario, che il procedere del tempo porta regresso. In realtà tali idee sono inconsistenti in entrambi i casi perché non c’è alcuna dinamica propria collegata al tempo, dipende dal sistema che osserviamo nelle sue condizioni di contesto.
Veniamo così alla patria del liberalismo moderno, l’Inghilterra (detta Inghilterra e non Gran Bretagna o Regno Unito), dove il nuovo primo ministro indo-miliardario (dove cioè la classificazione economica di ceto sopravanza quella etnica), ha promesso di chiudere tutti e trenta gli Istituti Confucio inseriti nel complesso universitario dell’isola. Cosa già promessa dalla fugace Truss. Secondo Sunak, la Cina è oggi: “la più grande minaccia per il Regno Unito e la sicurezza e la prosperità del mondo in questo secolo” e gli istituti di cultura cinese sono l’avamposto della subdola penetrazione di lobbisti cinesi che vogliono traviare il tempio delle libertà moderne ed occidentali.
Gli istituti Confucio erano 530 nel mondo al 2019, al pari del British Council ed i vari istituti Dante, Cervantes, Goethe, diffondono conoscenza sulla propria lingua, il cinese. Chi scrive ha frequentato per tre anni quello dell'Università di Roma conseguendo i rudimenti di quella impegnativa lingua che è poi base per comprendere la relativa cultura di riferimento. In due lezioni settimana per nove mesi per tre anni, non mi è mai capitato di ascoltare nulla sulla Cina contemporanea, solo caratteri, grammatica, scrittura, lettura, pronuncia. La pronuncia è fondamentale ed impegnativa poiché il set di componenti base della lingua è limitato ma poi moltiplicato usando quattro diversi accenti per cui capita che il semplice “ma” possa significare: cavallo, mamma, insultare o tessuto di canapa. Per cui se non fate attenzione può capitare vi esca, anche con una certa aria soddisfatta,  un “ieri ho montato tua madre”, invece che “ieri ho montato il tuo cavallo”.
Negli ultimi tempi, in US, Danimarca e Svezia hanno cominciato a chiudere questi avamposti della cultura sinica, dicendo che “cercano di modificare l’immagine di Pechino agli occhi del mondo”. Subdoli cinesi, noi invece propaghiamo i nostri istituti culturali di lingua nazionale per organizzare forum critici sui nostri Paesi, non c’è reciprocità.
Il taglio della lingua è il presupposto per impedire l’interrelazione tra immagini di mondo ed impedire i processi di formazione di una immagine di mondo mischiata in comune è il presupposto per non intendersi, non intendersi è il presupposto per confliggere.
La "società aperta" alza i muri e tagli ai ponti. Vuol dire che si sente debole. Viepiù procederà in questa sindrome da sistema alle fasi terminali che si rinchiude ostinatamente per preservare la sua coerenza interna, tanto più perderà attinenza esterna. Chiudersi porta ad irrigidirsi ed infatti siamo in piena società delle scomuniche.
Il Maestro diceva “Studiare senza pensare è futile, pensare senza studiare è pericoloso” (2.14 t:Leys).
Così oggi veniamo invitati a studiare STEM (Scienza, Tecnologia, Economia, Matematica) senza pensare e pensiamo al Mondo senza studiarlo. Che triste “finale di partita” (Beckett).