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Immigrazione: la fiera dell’ipocrisia

di Paolo De Gregorio - 09/01/2019

Immigrazione: la fiera dell’ipocrisia

Fonte: Paolo De Gregorio

So bene che la politica riesce a complicare e rendere incomprensibili le cose semplici, con lo scopo di portare le persone allo sfinimento e all’allontanamento dalla vita politica. Traducendo questa affermazione nella attualità di questi giorni, che vede due navi sballottate dal mare cattivo con poche decine di africani a bordo, non c’è una sola istituzione politica europea, deliberante, in grado di dare una risposta a questa emergenza.

Eppure la questione è semplice, quasi elementare: la migrazione verso l’Europa è una questione europea, non solo dei paesi mediterranei, e quindi le eventuali quote di immigrati devono essere ripartite in tutti i paesi europei, in proporzione al numero di abitanti. Le navi delle ONG devono essere ritirate nei porti nazionali di appartenenza, quasi tutti europei, perché i trafficanti contano su questo aiuto per rendere possibile la traversata senza perdere barconi e scafisti.

L’Unione Europea, il suo Parlamento, devono dichiarare ufficialmente che la propria economia non è in grado di assorbire manodopera, se non nella forma schiavistica e in nero in mano a mafie e caporali.

Un'altra affermazione che ci aspetteremmo dal Parlamento europeo è quella di evidenziare il profondo disagio dei popoli europei di fronte ad una invasione straniera, che ormai ha raggiunto il 10%, disagio che riguarda soprattutto le periferie delle grandi città, e si è tradotto in intolleranza, frustrazione, razzismo, spostamento a destra del voto popolare, paura per l’estremismo islamico che si annida all’interno degli immigrati.

Sarebbe una buona difesa contro le quotidiane omelie vaticane che continuano a parlare di accoglienza e di solidarietà, senza farsi carico dei problemi economici e umani che il fenomeno immigrazione porta con sé, risultando anche autolesionisti nel sottovalutare l’espansione islamica in forza di una forte natalità delle famiglie islamiche, a fronte di una crescita zero delle famiglie europee.

Ce ne dovrebbe essere abbastanza per concludere che i popoli europei nulla hanno guadagnato da questa invasione e che una politica poco lungimirante e lontana dai disagi popolari delle periferie ha lasciato ingigantire questo fenomeno senza capirne tutte le implicazioni.

Le elezioni di maggio del nuovo parlamento europeo devono segnare una svolta, il cui primo passo sia quello di parlare con una voce sola, che dovrebbe essere quella dei cittadini ormai esasperati e incattiviti.

Paolo De Gregorio