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L'epidemia e la complessità: riflettere mentre accadono i fatti

di Pierluigi Fagan - 23/02/2020

L'epidemia e la complessità: riflettere mentre accadono i fatti

Fonte: Pierluigi Fagan

Sino ad oggi, ho evitato volontariamente di dare il mio non richiesto contributo all’entropia cognitiva che accompagna lo sviluppo della nota epidemia. Ma oggi trasgredisco il divieto autoimposto. Sto scrivendo un libro ed in questo libro c’è una parte che cerca di rispondere alla domanda: cosa portò a terminare il medioevo ed ad iniziare il moderno? Alcuni storici, pochi per la verità, sostengono che se un momento decisivo ci fu, non una causa unica ma un innesco di processo, questo fu la Peste del ‘300.
Rispetto a gli eventi in corso, i fatti di allora avevano forme e condizioni ben diversi, ma alcune no. A partire dall’innesco. La Peste Nera era di origine asiatica (tecnicamente un batterio ma le modalità di diffusione sono analoghe), mongolo per la precisione, trasmesso all’uomo per le diverse abitudini che quelle popolazioni avevano in termini di rapporti con gli animali. In realtà, la trasmissione di malattie dagli animali a gli uomini, la zoonosi, segna le società umane sin dai tempi mesopotamici. L’altrettanto longeva tradizione umana alle interrelazioni tra gruppi anche a lunga distanza fece il resto. Così, nel ‘300, il batterio si imbarcò sulle navi commerciali genovesi in quel di Crimea e sbarcò poi a Messina, Genova e Marsiglia. Trasmissione dal regno animale a quello umano e diffusione tra gruppi umani anche a lunga distanza, sono costanti della nostra storia. Ma la Peste Nera ebbe effetti diversi da quelli dell’attuale fenomeno. La mortalità era altissima ed in soli cinque anni scomparve in maniera tra l’altro particolarmente raccapricciante, almeno un terzo della popolazione europea, ma in alcune zone, anche la metà. Sul come la Peste Nera fece crollare organizzazioni sociali ed immagini di mondo medioevali creando i presupposti per l’avvento di una nuova era, non possiamo qui precisare per ragioni di spazio.
Poiché però ci è naturale cercar di far predizioni basandoci su pregresse esperienze, ci viene naturale pensare in termini paralleli, di analogia. Non vogliamo sostenere alcuna tesi, solo una domanda aperta: in che misura quanto sta succedendo cambierà la mentalità e poi le forme sociali, se le cambierà? Potrebbe rientrare nel giro di tre mesi e quindi dare qualche colpo alle strutture materiali e di pensiero, ma non tanto da poi colpirle decisivamente. Il tempo rimarginerebbe le ferite materiali e psichiche, il consueto riprenderebbe il suo corso. Ma a seconda delle forme con cui si svilupperà, potrebbe invece portare a qualche ferita non rimarginabile, qualcosa che dando un colpo alle traiettorie sociali, ne devia il corso anche solo un po’.
Potrebbero entrare in gioco questioni come il ruolo dei cinesi nel mondo nuovo, il rapporto tra Occidente ed Asia, l’autovalutazione della nostra conoscenza scientifica, il rapporto fiduciario tra élite e popolo (già un po’ critico per pregresse ragioni), il senso di fragilità che la nostra enorme complessità sociale potrebbe scoprire all’improvviso, in particolare la forma interdipendente del nostro fare economico, lo stesso affidare al fare economico il ruolo di ordinatore sociale, la mancanza di resilienza delle nostre forme economiche quindi sociali, il senso delle cose davvero importanti, il ruolo della politica, una inversione tra l’epidemia di individualismo competitivo precedente ed una nuova valutazione del benessere collettivo cooperativo, l’importanza di comprendere diffusamente cose complicate ed altro.
Ci sono momenti storici in cui anche una grave epidemia come ad esempio fu l’influenza spagnola primo Novecento con i suoi 50-100 milioni di morti in un mondo di 1,5 miliardi, non cambia lo stato delle cose. Ma ci sono momenti storici in cui organismo sociali già debilitati da complessi di cause generanti crisi, possono “sentire” eventi del genere con maggiore sensibilità. Le società sono solo debolmente analoghe a gli organismi, ma in un certo senso, hanno anche loro un sistema immunitario che reagisce con maggiore o minor forza, a gli assalti esterni. I fatti in cronaca quindi ci diranno in primis che volume ed impatto genereranno, impatto oggi non predicibile. Dall’altro ci diranno lo stato di salute del nostro sistema immunitario sociale.
Certo il fatto che il Paese occidentale con il sistema immunitario apparentemente più fragile, sia poi quello anche maggiormente colpito dalla stramba epidemia, dà da pensare. Quasi che la storia voglia riportare qui da noi quella culla delle trasformazioni storiche che già settecento anni fa cambiò il corso degli eventi. Chissà se sperare sia così oppure no. Stare dentro il centro degli eventi, a volte è scomodo. Ma può portare anche qualche beneficio. Da qualche giorno, forse mi sbaglio, ma mi sembra che improvvisamente, si sia tutto fatto più serio. Il che non è necessariamente negativo. Il fatto che un intero popolo voglia indossare mascherine proprio durante il Carnevale, chissà se è una ironia della storia o un segno dei tempi.