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La gabbia dei popoli

di Umberto Bianchi - 29/12/2021

Fonte: Umberto Bianchi

E così, un altro piovoso e tristagno Natale è passato, accompagnato dalle fanfare dei media “embedded”, intenti a terrorizzare, pardon “informare” gli italiani sui pericoli della nuova variante pandemica “Omicron…Strano a dirsi, forse saranno solo delle coincidenze astrali ma, questa nuova e perniciosa “variante” è uscita fuori, proprio in concomitanza con il montare della protesta cosiddetta “no vax”, nelle varie piazze d’Europa e d’Italia.
Già al manifestarsi delle più vigorose tra le varie manifestazioni, come quella del 9 di Ottobre in Piazza del Popolo o quelle immediatamente successive di Trieste, verso Ottobre, veniva agitato lo spauracchio dell’aumento dei contagi, a dir di Lor Signori, dovuti alla massiccia partecipazione, di cui queste avevano goduto. Tutto sembrava, però, filar sin troppo bene. La popolazione sembrava esser coperta a sufficienza dai vaccini ed a patire più di noi, era la solita Europa, che , sempre a detta dei Soliti Noti, non aveva avuto il buon senso, di seguire le orme della tanto declamata “via italiana”, alla pandemia.
Poi, d’improvviso, annunciata e strombazzata dai media, la nuova variante. Stavolta, tanto per conferire un ruolo da protagonista al Continente Nero, (visto che la penultima ondata era stata di importazione indiana…sic!) di origine sudafricana, molto meno esiziale nelle conseguenze ma, a detta dei Soliti Noti, ancor più contagiosa. E così, in un progressivo crescendo di paura, sono tornate a salire le cifre dei contagiati anche nel Bel Paese e l’Europa tutta, si trova a dover fare i conti con la realtà di vaccini che, non solo funzionano “pro tempore”, ma neanche immunizzano del tutto i riceventi, tant’è che ora, nel Bel paese, anche i vaccinati dovranno eseguire il famoso tampone (sempre a pagamento, è chiaro!).
Il tutto, seguito da una ridda di odiosi provvedimenti restrittivi, quali quello riguardante il “lockdown” per i soli non vaccinati, come accaduto in Germania ed Austria ed ora anche da noi paventato. Ora, il fatto che, tutto questo patimento, avrebbe potuto esser abbondantemente evitato, dovrebbe stare sotto gli occhi di tutti. Il Primo Mondo industrializzato e detentore di elevate disponibilità economiche, avrebbe potuto tranquillamente mettere a disposizione, a titolo gratuito, tutte quelle misure preventive (quali per esempio, mascherine, visiere, grembiali, monitoraggi sanitari quali tamponi, depuratori d’aria per ambienti chiusi, etc.) atte ad evitare o, quantomeno ad attenuare, le conseguenze del contagio, senza bisogno di chiudere nulla.
Ed invece no. Si è voluto, sic et simpliciter, adottare delle draconiane misure da Medioevo, stupide ed inutili e che altro non hanno fatto, che danneggiare le economie di mezzo mondo, oltretutto lasciando che il problema si ripresentasse, come nel presente caso della variante “Omicron”. Bisognerebbe prender atto che l’Italia, l’Europa e tutto il Primo Mondo Industrializzato, non possono più ergersi ad isola felice, indenne da tutte quelle traversie pandemiche che, sinora, avevano tempestato unicamente i contesti del Terzo e del Quarto Mondo e che, da noi erano rimaste relegate alla memoria di settanta e passa anni addietro.
Oramai, anche noi siamo divenuti vulnerabili ad attacchi epidemici prima sconosciuti, principalmente dovuti a quelle politiche di ipocrita solidarismo e buonismo, che hanno caratterizzato tutti o quasi i governi del cosiddetto Primo Mondo e che ora, presentano il conto. Logica e buon senso vorrebbero che, far entrare indiscriminatamente ondate umane di derelitti e disagiati di mezzo mondo, al fine di usufruire di una mano d’opera servile a bassissimo costo, comporti anche l’importarne problemi, quali marginalità, criminalità e, giustappunto, patologie più o meno gravi qui, sinora, assenti o sconosciute.
Ora, sempre secondo un criterio di buon senso ed elementare logica, di fronte alla duplice considerazione sia sull’alea di pericolosità dei vaccini anti Covid che, specialmente, sugli effetti di breve durata degli stessi, sarebbe necessario adottare un altro tipo di approccio, che non sia quello unilaterale ed ottuso sinora andato per la maggiore.
Chi vive in paesi del Terzo Mondo, afflitti da patologie quali la malaria, (solo per fare un esempio…)o altre ancora per le quali sino ad ora, non esistevano o non esistono vaccini dal duraturo effetto, ma unicamente forme di profilassi sanitaria di durata più o meno breve, sa benissimo che l’unica maniera per evitare determinate patologie, sta nell’adottare tutta una serie di comportamenti “virtuosi”, anche perché non è fisicamente tollerabile la continua assunzione di medicinali di profilassi, di qualunque natura essi siano.
Per determinate forme patologiche (quali malaria, ma anche Aids, ora Covid, etc.) l’unica soluzione, sta in quello che, potrebbe tranquillamente definirsi un approccio “multidisciplinare”, ovverosia caratterizzato da un ventaglio di comportamenti preventivi, molto più semplici e meno impattanti sulla generale tenuta socio economica di un paese. Di certo, tali comportamenti dovrebbero esser accompagnati, come abbiamo già fatto presente, dalla messa gratuita a disposizione dei cittadini di tutte quelle misure sanitarie, in tal senso, preventive.
A conferire, però, un carattere di vana inutilità a quanto abbiamo sinora detto sta un problema di conclamata malafede. Quella dell’epidemia virale, ha, in verità, rappresentato, la ghiotta occasione per il “deep state” globalista, per poter congelare o mettere sempre più sotto silenzio, tutte quelle istanze che negli anni precedenti, andavano richiamandosi ad un quanto mai confuso sovranismo “populista” e che rischiavano di mettere in seria discussione il progetto di omolagzione globale che, questi signori vanno perseguendo.
Ora, per quanto riguarda l’Europa e l’Italia, in particolare, sembra che la Storia, quella con la “s” maiuscola, non abbia insegnato proprio nulla. A partire dalle guerre napoleoniche, passando per i vari travagli risorgimentali, attraverso ben due guerre mondiali, arrivando a Yalta ed alla definitiva dissoluzione della Cortina di Ferro, è divenuto opinione comune ed ha alfine assurto a narrazione ideologica ufficiale della nuova costruzione comunitaria europea, due principali considerazioni.
Punto primo. In Europa nessuna nazione può prevalere sull’altra. Punto secondo. Quello dell’Europa e delle sue nazioni, dovrebbe essere uno spazio libero, che preservi e tuteli i diritti e le libertà fondamentali dei suoi cittadini. Bene. Di tutto questo, sembra si sia fatto strame. La costruzione comunitaria europea, anzitutto, è divenuta la scusa per ingabbiare e limitare la sovranità dei suoi stati, al diktat di anonimi organismi ed accordi sovranazionali, che obbediscono unicamente a logiche di interesse finanziario globale. Punto secondo. Quello che avrebbe dovuto essere uno spazio di libertà per i propri cittadini, all’apparire di istanze non conformi alle linee guida ufficiali, si è ben presto trasformato in una vera e propria “gabbia dei popoli”, all’insegna di costrizioni, restrizioni, limitazioni, e sanzioni, sulla falsariga del modello “neopaternalista” cinese, oggi sempre più preso ad esempio dalle classi politiche di mezza Europa, (con l’Italia a fare da apripista, attraverso governi direttamente nominati dall’alto e pertanto privi di qualsiasi legittimazione politica, sic!).
Un modello sicuramente molto più “conveniente” e meno rischioso, (rispetto alla libera circolazione di persone e di idee…) per chi intende assoggettare definitivamente i popoli ad un unico modello di sviluppo, quello per l’appunto, neoliberista. Di converso, uno sguardo a tutte le immani tragedie del nostro recente e lontano passato, dovrebbe essere di monito per noi tutti. La libertà è bene prezioso e non sindacabile, che non può esser barattato, in cambio di pseudo-politiche securitarie, all’insegna dell’intimidazione collettiva e della costrizione.
La Nuova Cacania Europea, non promette nulla di buono. Rammentiamoci della nostra Storia e cerchiamo di porre rimedio a tutto questo, prima che sia troppo tardi e che si debba nuovamente piangere, su distese di macerie materiali e morali.

UMBERTO BIANCHI