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La palude

di Marino Badiale & Fabrizio Tringali - 26/09/2020

La palude

Fonte: Badiale & Tringale

La palude

La prima immagine che ci è venuta in mente dopo la recente tornata elettorale è quella di una palude.

L’Italia appare oggi una paese stagnante. Tanti cittadini dei ceti subalterni, che rappresentano la maggioranza della popolazione, intuiscono che il loro vero nemico, il principale agente della perdita dei loro diritti e dell’impoverimento e incattivimento della loro vita, è l’attuale ceto dirigente del paese, in tutte le sue articolazioni (politici di tutti i colori, grandi mezzi di informazione, grandi lobby affaristiche).

Purtroppo questa intuizione non riesce a tradursi in proposta politica. Anzi, questi cittadini cadono spesso preda del soggetto politico che in una certa fase sembra rappresentare il "cambiamento". Prima Renzi, poi il M5S hanno illuso e raccolto grande consenso, per poi inevitabilmente mostrare la propria vera natura di ceto politico di bassa leva, perdendo quanto raccolto in precedenza.

In questa situazione, il continuo peggioramento della situazione economica, assieme al continuo abbassamento del livello umano, morale e culturale del ceto dirigente, porta a una dinamica elettorale caratterizzata da due elementi: da una parte il voto appare fortemente volatile, i cittadini non sentono forte appartenenza verso un partito e spostano facilmente il proprio voto da uno all’altro; dall’altra parte, questo non determina alcun cambiamento reale, ma solo uno spostamento di forze ed equilibri fra partiti ed esponenti politici del tutto interni all’attuale sistema di potere nazionale e internazionale. Si vota per partiti e coalizioni diverse, che poi faranno tutti le stesse cose.

Oggi il Movimento 5 stelle viene severamente punito dagli elettori, ma i suoi voti tornano ai partiti tradizionali. La Lega di Salvini sembra non avere più il vento in poppa, ma in compenso nella destra guadagna posizioni il partito di Giorgia Meloni.

Tutto questo in un contesto in cui i problemi economici non sembrano trovare soluzioni, ma appaiono anzi aggravati dalla crisi originata dal covid-19. Mentre sullo sfondo incombono le catastrofi che il cambiamento climatico, da nessuno seriamente contrastato, ci sta approntando. Nel breve periodo, l’unica possibilità di cambiamento potrebbe venire dalla dissoluzione del Movimento 5 stelle, eventualità che auspichiamo con convinzione, visto il ruolo totalmente negativo che questo partito ha finito per assumere (l’orribile referendum sul taglio dei parlamentari è solo l’ultimo esempio). La dissoluzione del Movimento 5 stelle aprirebbe probabilmente spazio ad una crisi di questo governo. Ma soprattutto riaprirebbe la possibilità della nascita di una reale forza popolare antisistemica, fino ad oggi impedita proprio dalla capacità del M5S di catalizzare il consenso dei cittadini consapevoli della necessità di rovesciare il potere in mano all'attuale ceto dirigente.

Lì per lì, a livello di governo, ad approfittarne sarebbe ovviamente il centrodestra, e cadremmo da una padella ad un’altra padella. Ma forse potremmo coltivare qualche speranza per la nascita di forze di vera opposizione all'esistente, e magari vedremmo crescere chi ci sta provando, ma, privo di grandi mezzi di comunicazione, ancora stenta a raccogliere consenso