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La ragione illuminista è la folle religione dei moderni

di Francesco Lamendola - 13/02/2020

La ragione illuminista è la folle religione dei moderni

Fonte: Accademia nuova Italia

C’è una tendenza dura a morire, nella storia della filosofia, e cioè l’ingenua concezione secondo la quale le correnti del pensiero, e specialmente quelle che giungono ad influenzare direttamente il potere politico ed economico, o perfino ad impadronirsene, siano qualcosa di perfettamente spontaneo e naturale; come se certi orientamenti filosofici, ad un certo punto, prendessero il sopravvento sugli altri per virtù propria, per la loro bontà intrinseca, o comunque per una loro maggiore plausibilità, o per un più sano realismo, e insomma riuscissero a divenire popolari al punto da far sentire il loro peso al di fuori dell’ambito puramente teorico, esercitando un’azione tangibile per mezzo di uomini che ad essi si ispirano. Ad esempio Federico II di Prussia, o Giuseppe II d’Austria, che s’ispirano esplicitamente all’illuminismo e ai suoi corollari come il deismo, il giurisdizionalismo, il laicismo, il pragmatismo e l’utilitarismo, sono lo strumento per applicare alla società i principi della dea Ragione. Essi, certo, intendono servirsi di quelle idee per rafforzare il proprio potere politico; e tuttavia, a ben guardare, sono quelle idee a servirsi di loro per estendersi, rafforzarsi, penetrare nel mondo della politica e attuare dei mutamenti irreversibili e realizzare un cambio di paradigma, cioè una rivoluzione. Ed è credibile che idee così battagliere non abbiano avuto il sostegno occulto, ma tangibile, di chi detiene il vero potere, ossia quello finanziario?

Citiamo una pagina del classico manuale Filosofia e Pedagogia nel loro sviluppo storico di E. P. Lamanna (Matera, 1885-Firene, 1967), uno dei più chiari testi scolastici degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, destinato agli studenti d’un indirizzo scolastico oggi scomparso, ma allora vitale e assai ben strutturato, l’Istituto Magistrale (Firenze, Felice Le Monnier, 1967, vol. 2, pp. 231-232):

 

Nel nuovo ambiente in cui vengono trasportati, i motivi fondamentali dell’illuminismo inglese trovano condizioni spirituali propizie agli sviluppi più radicali, senza le limitazioni e le attenuazioni prudenti che avevano subite in Inghilterra, sotto l’azione di quel buon senso pratico e di quel certo aristocraticismo proprio della mentalità inglese. Lo spirito logicamente consequenziario dei Francesi, la fiducia sempre più viva e diffusa nella capacità di quelle idee a risanare tutte le piaghe onde la società si sentiva intimamente travagliata in Francia dopo la morte del Re Sole (1714), un’opera di attivissimo e sapiente proselitismo, tendente a far penetrare la scienza e la filosofia - dai salotti mondani dove erano diventate articoli di moda – negli strati più bassi del popolo, tutto ciò fa sì che il movimento illuministico francese metta in piena luce le forze distruttrici e rivoluzionarie delle nuove idee.

La filosofia non è che ragione, e la ragione è uguale in tutti, è “senso comune”; tutti dunque sono e possono essere “filosofi”. La mente umana non è che luce intellettuale, fredda ma chiara; non intorbidata da impeto di passione, non traviata da stravaganze della fantasia - la “folle di logis”, come l‘aveva chiamata Malebranche -, non turbata da brividi di commozione o da scatti di energia o da slanci di sentimento, anche se generosi e eroici. E tutto ciò che differenzia uomo da uomo, popolo da popolo, secolo da secolo, tutto ciò che v’è d’individuale e di particolare, le differenze di costumi e di leggi, perfino le differenze di lingua sono considerate come irrilevanti o, più ancora, come mali da eliminare, appunto perché difformi da quel livellamento egalitario che la ragione esige. Universale il pensiero scientifico e filosofico, universale la lingua che dev’esserne espressione e strumento di diffusione, universale l’organizzazione dei popoli in uno Stato cosmopolitico tutelatore e custode dei diritti naturali eguali in ogni individuo umano sotto tutti i cieli e in tutti i tempi.

La ragione è UMANITARIA ed è PACIFISTA: ciò che è dissenso lotta, contrasto, è effetto e segno d’immaturità spirituale, ossia d’irragionevolezza. La STORIA è costituita appunto da ciò che divide e pone in guerra reciproca gli uomini: essa è la creatura dell’irrazionale. Abbasso, dunque, la storia, con tutti i suoi pregiudizi, con tutte le sue ingiustizie e diseguaglianze, con tutte le sue calamità spaventose.

E in contrasto con l’inferno della vita nella storia appare un paradiso terrestre la vita del selvaggio: il primitivo – una specie di MITO del selvaggio – è presentato come l’ideale dell’uomo: l’uomo secondo ragione, che realizza tutto e solo ciò che è proprio della genuina e schietta natura umana, e mostra ciò che l’uomo DEVE essere.

Certo, si parla anche di progresso, e anzi d’infinita perfettibilità umana: ma in questa celebrazione del progresso si esprime per un lato l’orgoglio del secolo, che è appunto il secolo fulgido dei lumi, contrapposto alla “tenebra” dei secoli passati confusi nell’oscurantismo medievale; e per l’altro lato è una specie d’idea-forza, una specie, anche qui, di mito generatore d’una fiducia ottimistica nell’avvenire, incitamento all’azione realizzatrice dei trionfi della ragione, immancabili dopo che questa era uscita dalla barbarie. Si parla di progresso, piuttosto guardando al futuro da creare, che non al passato da interpretare. È quello l’articolo fondamentale di un nuovo credo, l’oggetto di una fede che vuole affermarsi, pugnace contro tutti gli idoli del passato; d’una fede che nel fiorire delle scienze e delle arti, nelle sempre più brillanti e varie manifestazioni della civiltà  - che rendono ogni giorno più bello e comodo questo mondo qui, dove viviamo – vede i miracoli attestanti la verità e la potenza della nuova religione, la religione della DEA RAGIONE, e della bellezza della vita terrena, quale poteva essere sentita dalla mentalità borghese ormai trionfante in Francia. L’”Enciclopedia” fu la “Bibbia” di questa nuova religione…

 

In questa sintesi, ricca di spunti felici, c’è tuttavia un grande assente: la massoneria. Parlare dell’illuminismo come se fosse stato un movimento d’idee del tutto spontaneo, come altri nella storia, e non già la macchina da guerra pianificata da una potentissima società segreta per scardinare le basi del vecchio mondo, quello dell’Ancien Régime, fino allora ancorato, bene o male, alla tradizione cristiana, e instaurare un Nuovo Ordine Mondiale, giacché le ambizioni di quei signori andavano ben oltre l’Inghilterra o la Francia e abbracciavano, sulla scia del commercio marittimo e della grande finanza nascente, l’intero orbe terracqueo, sarebbe come voler descrivere l’elezione di Carlo V d’Asburgo al soglio imperiale tacendo, però, il ruolo avuto dai banchieri Függer; oppure parlare del Concilio Vaticano II ignorando la parte occulta, ma decisiva, che vi svolsero agenzie estranee alla Chiesa cattolica, prima fra tutte l’ebraica B’nai B’rith.

Gli illuministi del XVIII secolo, dunque, lavoravano per far sì che fosse universale l’organizzazione dei popoli in uno Stato cosmopolitico tutelatore e custode dei diritti naturali: ebbene, a distanza di duecentocinquanta anni si può dire che i loro eredi sono giunti ormai vicinissimi alla completa realizzazione di quel sogno. L’Unione Europea è l’embrione di quel “grande stato cosmopolitico”, che sarà presto tale non per l’affratellamento dei diversi popoli europei, ma per la loro graduale sostituzione con masse di milioni di africani islamici, in gran parte odiatori irriducibili della civiltà europea e suoi nemici occulti o dichiarati; e dunque non in maniera graduale e naturale ma per via brutale e a tappe forzate. A questi miseri cittadini sradicati, atomizzati, privi d’identità e di coscienza di sé, derubati della loro storia e delle loro tradizioni, in pratica di tutto il loro passato, anche con l’opera di distruzione che ormai ha luogo in sede scolastica (si veda la decostruzione dell’insegnamento del latino, a titolo d’esempio) che cosa resterà, a compensare la loro solitudine e la loro palese regressione sul piano economico e sociale? In teoria, resterà la tutela dei loro sacri diritti individuali: in particolare nella sfera sessuale, ove saranno liberi di praticare la sodomia, il matrimonio omofilo, il  cambiamento di sesso e, da ultimo, la pedofilia: perché questo è l’obiettivo finale, non ci si lasci ingannare in proposito; ma in pratica, la realtà sarà molto diversa. In pratica, quando l’Europa sarà stata interamente islamizzata, alla cultura dei diritti subentrerà la Sahri’a, e allora il destino riservato a femministe, omosessuali e transessuali non sarà certo molto roseo. Ma l’Europa non sarà che la prima tappa, il laboratorio del Nuovo Ordine Mondiale: e l’onore di essere sottoposta per prima alla “terapia Kalegi” le viene dal fatto di essere la parte del mondo che, grazie al senso critico presente nella sua civiltà e all’antico retaggio di rispetto per la persona umana, sarà anche il principale nemico da abbattere. Le Nazioni Unite, che sono l’impalcatura del futuro super-stato mondiale, già lavorano per contribuire efficacemente alla distruzione dell’Europa, ad esempio varando dei programmi scolastici e sanitari (ad esempio su aborto e controllo delle nascite) finalizzati a smorzare e piegare la resistenza di quanti hanno cominciato a capire cosa sta accadendo e vorrebbero opporvisi. D’altra parte la specificità della cultura europea, ciò che la rende meritevole di un trattamento speciale da parte dei signori del N.W.O., è il cristianesimo: senza di esso, la loro opera sarebbe stata molto più facile. È dai tempi di Voltaire, se non prima, che si stanno impegnando al massimo, con ogni tipo di strategia, per infiltrarsi nella Chiesa cattolica e per farla crollare operando dall’interno di essa: e ora ci sono riusciti. Dall’elezione di Roncalli si sono impadroniti, direttamente o indirettamente, del suo vertice; poi si sono adoperati, tramite la massoneria ecclesiastica, a somministrare ai futuri sacerdoti nei seminari, e ai sacerdoti stessi, un falso magistero, creando la maggiore confusione possibile e allontanando dalla fede milioni e milioni di cattolici. La lettera aperta scritta il 19 dicembre 2019 da monsignor Viganò sulla crisi della Chiesa è quanto mai esplicita ed eloquente nel formulare un’accusa ben precisa contro il signor Bergoglio e i suoi collaboratori, affermando che la loro opera è volta alla distruzione della Chiesa stessa e all’allontanamento sistematico delle anime dal Signore Gesù, dopo averle gettate deliberatamente nella confusione dottrinale e morale.

Abbasso, dunque, la storia, con tutti i suoi pregiudizi, con tutte le sue ingiustizie e diseguaglianze, con tutte le sue calamità spaventose. Gli illuministi del 1700 odiano la storia perché odiano il passato; e odiano il passato perché in esso non trovano l’uomo come dovrebbe essere, cioè come essi lo concepiscono, ma lo trovavo impegnato ad adorare Dio, a rispettare la gerarchia sociale e ad osservare tutti quei valori morali che essi, spesso inclini al libertinismo, hanno in animo di estirpare dalla coscienza del popolo. Anche in questo caso bisogna convenire che la loro strategia ha avuto, alla fine, il più ampio successo: non vi è dubbio che Voltaire sarebbe soddisfatto nel vedere cosa è diventata l’Europa oggi, e fino a che punto la morale dell’edonismo individuale è passata avanti a qualsiasi altro valore e qualsiasi altro principio. E tuttavia, non si può non notare che l’odio del proprio passato è foriero di esiti disastrosi per il futuro, in quanto nasce da una incomprensione totale, da un radicale disconoscimento della vera natura dell’uomo. Se si accetta l’uomo per quello che è, e non per quello che si vorrebbe che fosse, non c’è ragione di odiare così tanto la storia, perché è la storia che ha tramandato i valori sui quali si regge la vera civiltà. In definitiva, l’illuminismo nasce da una rivolta contro il principio di realtà e da un odio inconfessabile contro l‘uomo stesso: vuol distruggere il cristianesimo perché si basa sul realismo di Gesù Cristo, di San Paolo, di san Benedetto, di san Tommaso d’Aquino, che è anche il realismo di Aristotele.

E in contrasto con l’inferno della vita nella storia appare un paradiso terrestre la vita del selvaggio: il primitivo (…) è presentato come l’ideale dell’uomo: l’uomo secondo ragione, che (…) mostra ciò che l’uomo DEVE essere. Infatti: una volta premesso arbitrariamente che l’uomo naturale è l’uomo secondo ragione, quale conclusione più logica di questa: fare del selvaggio il buon selvaggio, ossia l’uomo che vive perfettamente secondo ragione? Guerre tribali, sacrifici umani, cannibalismo: tutto ciò non conta; e anche se i viaggiatori e i missionari europei ne riferiscono ampiamente, gli illuministi si limitano a non tenerne conto: per loro, il primitivo non può essere che buono, poiché vive secondo ragione e ha il merito di non essere cristiano; è il modello a cui tutta l’umanità dovrebbe aspirare. Ecco perché odiano la storia: perché la storia porta al superamento dello stato di barbarie; ma ciò, per essi, va contro l’innocenza e la spontaneità originaria degli esseri umani. Si noti che, oltre a essere delirante, questa teoria è anche gravemente contraddittoria: gli illuministi adorano il progresso: e come si può aver fede nel progresso, se si odia la storia? Il fatto è che essi vorrebbero uno storicismo fatto a misura delle loro idee: uno storicismo che incrementi il progresso, sì, ma solo quello illuminista; qualsiasi altra forma di evoluzione, sia per i popoli che per gli individui, è una deplorevole deviazione dal sentiero della Ragione. Ed ecco l’idea di costringere gli uomini, con le buone o le cattive, ad evolvere secondo le idee dei philosophes imparruccati e incipriati: a colpi di ghigliottina se necessario; o come faranno nazisti e comunisti, loro eredi, coi campi di rieducazione. Bisogna eliminare le differenze culturali e individuali affinché emerga l’uomo naturale, che è lo stesso in tutto il mondo. E questa non è storia di tre secoli fa, ma di oggi…