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Le guerre, o si vincono o si perdono. Tertium non datur.

di Enrico Tomaselli - 17/08/2025

Le guerre, o si vincono o si perdono. Tertium non datur.

Fonte: Giubbe rosse

Le guerre, o si vincono o si perdono. Tertium non datur. Non c'è l'opzione 'pareggio'.
Ma, all'interno di questa scelta binaria, c'è a sua volta una gamma di sotto-opzioni; fondamentalmente, riguardo al 'come'. È noto che ci sono le vittorie "di Pirro", ma soprattutto che ci possono essere sconfitte più o meno drammatiche, più o meno devastanti. E spesso può accadere che una cattiva pace, sia in effetti foriera di una nuova guerra.
Questa è una lezione che gli europei dovrebbero ben conoscere. Senza andare troppo lontano nel tempo, le potenze 'occidentali' vinsero la Prima Guerra Mondiale sostanzialmente per il rotto della cuffia, ma volendo poi strafare imposero condizioni insostenibili alla Germania - arando e fertilizzando il terreno su cui poi sarebbe germogliato il nazismo, ed a sua volta la Seconda Guerra Mondiale.
Ora, dopo tre anni di guerra in Ucraina, se c'è qualcuno che crede ancora alla possibilità di vittoria di Kiev, dev'essere scappato dal manicomio. La questione, quindi, non è vincere o perdere, ma quale tipo di sconfitta portare a casa. E, ovviamente, questo vale innanzitutto per l'Ucraina, ma anche per la NATO, per l'Unione Europea e per gli Stati Uniti.
Proseguire la guerra "sino all'ultimo ucraino" (e non è più solo un modo di dire...), non cambierà le sorti del conflitto, ma certamente cambierà quella dell'Ucraina. Già così com'è oggi, molto probabilmente ci vorranno una o due generazioni, prima che possa anche solo vagamente riprendersi. Tra l'altro, sinché la guerra continua, volenti o nolenti i paesi sponsor sono costretti a tollerare la vertiginosa corruzione del paese, anche se questa drena un porzione considerevole degli aiuti pagati dalle nostre tasche. Una corruzione, è bene ricordarlo, praticamente endemica, e ad ogni livello. Quando la guerra finirà, scatterà inevitabilmente la stretta dei controlli su ogni centesimo dato, e questo significherà il crollo dell'economia illegale su cui oggi sopravvive il paese.
Quanto più dura il conflitto, quindi, tanto più devastante sarà il 'dopo'. E questo riguarda anche l'UE e la NATO. Gli USA, con Trump, stanno abilmente manovrando non solo per sganciarsi dal ruolo di sostenitori attivi del conflitto, ma soprattutto per sottrarsi alle responsabilità politiche di averlo scatenato ed alimentato per anni. Il disallineamento europeo, in questo, cade a fagiolo, contribuendo a rendere più credibile la manovra statunitense.
Il cerino, quindi, resterà in mano all'Unione Europea ed alla NATO, da cui a sua volta gli Stati Uniti sembrano volersi smarcare, pur mantenendone controllo e comando.
Considerato che entrambe le baracche sono, chi più chi meno, già abbastanza malconce, a Bruxelles dovrebbero porsi la domanda essenziale: andare avanti sino allo spasimo, così da fare la fine della Germania all'armistizio di Compiègne, con una Russia ben felice di farcela pagare, o cogliere la palla al balzo, saltare sul carro americano e lasciarsi traghettare ad una pace sicuramente migliore?
La domanda, ovviamente, è retorica. Con questi leader, andremo avanti sino alla disfatta più totale.