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Il mondo in mano

di Pierluigi Fagan - 15/12/2025

Il mondo in mano

Fonte: Pierluigi Fagan

Spifferi chissà come motivati e da chi soffiati, affermano che esisterebbe una parte “esoterica” (ovvero non rivolta all’esterno) del recente piano New National Security US di cui sia noi che altro hanno parlato di recente. 
L’amministrazione Trump ha più volte usato questo metodo di far uscire “unofficial” qualcosa per vedere l’effetto che fa e magari pre-abituare a qualche nuova iniziativa politica. Ma non abbiamo elementi per dire che è questo il caso. Sta il fatto che il sito Defense One ripreso da Politico (di solito serio e ben informato) afferma che alla Casa Bianca circolerebbe una nuova idea di tavolo per le relazioni mondiali. 
Si tratterebbe della definitiva presa d’atto almeno di tre fatti.
1) Il G7 rappresenta oggi intorno al solo 15% della popolazione mondiale e comunque una minoranza in termini sia di potere economico, che militare destinata a ulteriore declino. Il G20 ha il difetto di essere troppo grande, non si discutono cose e poi mediano gli interessi di cose molto complesse in venti soggetti (vedi UE), ognuno attaccato al suo irrinunciabile punto di vista. Infine, da tempo, si discuteva della riforma del Consiglio di Sicurezza UN dove non si capisce cosa ci facciano Francia e UK mentre non c’è il più grande paese e quarta economia del mondo (oggi, fra poco terza) e potenza atomica ovvero l’India. 
2) In linea più generale, è finita l’epoca dell’idealismo ovvero del governo del paradigma liberale nelle relazioni internazionali, disciplina in effetti nata realista in US quando lì migrarono storici, teorici e intellettuali tedeschi (Morgenthau e il britannico Carr) seguiti poi dalla linea che da Waltz e Gilpin arriva fino a Mearsheimer e Walt. In pratica, il realismo invita a non far interferire i nostri assunti ideologici con la capacità analitica. Specifico, non nega la legittima esistenza di nostre idee o ideologie sull’oggetto di studio, invita però a separarle dall’oggetto stesso. Tra le cose come vorremmo che fossero e le cose come realmente sono, c’è differenza. 
3) Ma il punto forse più importante è rendersi del tutto oggettivamente (uso l’avverbio impegnativo pur nella consapevolezza della sua problematicità) conto che il mondo, al 2025 e così almeno per i prossimi due decenni, non è più quello che c’è stato fino a oggi. Ci ho scritto su un voluminoso libro per invitare a considerare la nostra epoca storica nuova poiché per quantità e qualità, gli ultimi sette o otto decenni hanno prodotto un mondo completamente diverso rispetto a quello che conoscevamo. Ed il contesto fa legge in senso adattivo.
L’idea quindi che pare circoli o che qualcuno ha interesse a far circolare a Washington, è istituire un nuovo formato per la riunione di condominio mondiale, partendo con i condomini più rilevanti, un “Core” 5 o C5, cinque come le dita di una mano che dovrà reggere il mondo. 
Si tratta di USA, Russia, Cina, India e Giappone con gli USA che si pensano come pollice opponibile ovvero indispensabili per fare funzionare la mano che dovrà maneggiare il mondo. 
USA, Cina, Giappone e India sono oggi le prime quattro economie per Pil e Cina, US, India e Giappone per Pil a parità di acquisto. La Russia non va contata per peso economico (sebbene lo sia per forniture di energia necessarie a ogni attività umana economica e non), ma come potenza militare. In caso di scontro tra potenze, è il dotato di potenza nucleare che vale poiché comunque inizi uno scontro (ovvero inizi localmente e con forme belliche tradizionali), la scalata agli armamenti è legge per cui alla fine si arriva lì e lì la potenza US e russa è più o meno pari (per testate, veicoli e modi di farle circolare). 
In cinque si può ragionare e sebbene India e Giappone siano asiatici, hanno e avranno sempre ragioni di bilanciamento per non essere egemonizzate dal buco nero (o rosso per chi è ideologicamente romantico) cinese. In toto, siamo a poco meno del 50% del peso demografico del mondo. 
La Russia rientrerebbe nel salotto che conta per tornare a decidere nel gioco di tutti i giochi (aprendosi alle nuove collaborazioni petro-gasifere con la prima élite che da sempre sostiene Trump ovvero i petro-carboniferi). 
La Cina vi entrerebbe di diritto (riconoscimento) e così l’India. 
Il Giappone a quel punto potrebbe riarmarsi (comprando made in US) e dotarsi perfino di armi atomiche diventando un forte gendarme filostatunitense per il lavoro di guardiania della prima fascia di isole del Mar Cinese sollevando in parte US da costi e impegni militari diretti. 
Così l’India sarebbe incentivata a spendere militarmente di più per adeguarsi al nuovo ruolo stante che l’India compra armi tanto dalla Russia che dagli Stati Uniti. 
Gli USA, come recita la NSS ma anche tutto ciò che già sapevamo della “visione del mondo” (qui in senso letterale) di Trump, sarebbero impegnati nella lenta digestione egemonica completa tanto del Centro e Sud America (la Monroe 2.0, vedi Venezuela e le recenti elezioni in Cile stravinte dai post-Pinochet) che dell’Europa, previo utilizzo di Austria, Polonia, Italia e Ungheria per frantumare la già precaria Unione (e l’euro che libererebbe spazio al dollaro sotto pressione a livello di valuta-mondo). Europa da oggi intenta a recuperare in fretta dotazione militare da comprare per lo più dal miglior rivenditore oggi su piazza ovvero gli US, previo alleggerimento di questi ultimi dei loro impegni NATO. 
Funzionerebbe? È immediatamente chiaro che realisticamente funzionerebbe sotto i più importanti punti di vista (piaccia o meno il mondo è e sempre più sarà multipolare) e comunque senza apprezzabili, possibili, alternative che non ci sono nell’immediato. 
Naturalmente noi viviamo in Europa e l’élite europea (tra cui Francia, Germania e UK retrocesse a vassalli di fatto) aborre l’idea. Attingendo a veri livelli di delirio idealistico, diranno che giammai mischiare quelle che, secondo loro, sarebbero “democrazie” con le orride “autocrazie” (per quanto US, Giappone, India sono rubricate “democrazie” nella gestione allegra della categoria). Invocheranno il “tradimento” e spingeranno come stanno facendo per idealizzare il Grande Nemico Russo che merita “guerra” e non diplomazia. 
Anche perché dati poi gli indici di gradimento politici dei rispettivi leader (una vera debacle del consenso per il trio Merz-Macron-Starmer), non sanno che pesce prendere per giustificare alle proprie opinioni pubbliche l’aumento la spesa militare dato l’abbandono americano. Quindi gli serve un “Grande Nemico” che sta per invaderti anche se dopo quasi quattro anni di invasione dell’Ucraina, non sono riusciti a completare neanche la piena presa del Donbass. L’unica speranza per gli orfani di Biden&Co è tirarla lunga e pregare perché Trump perda le prossime mid-term e soprattutto sperare nel fine mandato al 2028. Calcolo precario per varie ragioni tra cui l’intenzione del gruppo di potere intorno a Trump di andare avanti con o senza parvenze democratiche.
Insomma, non è un mondo per ex-ricchi, piccoli e timorosi anziani abbandonati dalla badante che paventano addirittura l'improbabile Terza guerra mondiale (sindrome del "dopo di noi il diluvio"). 
Menomale che c’è Mark Rutte che arringa le eurofolle con l’orgoglio virile di tornare alla vis bellica dei nostri nonni e bisnonni, un tizio che fino a poco tempo fa viveva con la mamma. Come già noto, lo slittamento semantico dalla desinenza da euro a neuro sembra destino. Dispiace...