Le ragioni del diavolo
di Matteo Mazzoni - 19/08/2025
Fonte: Matteo Mazzoni
L' altra sera il prof. Costa da Gabellini - riassumendo - ha affrontato il problema attuale europeo nei termini di una perdita di identità e, di conseguenza, di progettualità.
L' interpretazione data ai riallineamenti geopolitici in atto è quella relativa al diritto ottenuto, da parte del resto del mondo, di dispiegare la propria rivoluzione industriale, senza però 'occidentalizzarsi'. La Cina è un mondo complesso nel quale, dietro la maschera comunista, agiscono confucianesimo e taoismo. L' Iran sforna di continuo laureati in materie scientifiche, epperò resta una repubblica islamica. L' India è una civiltà complessa e millenaria. La Russia tenta di rifondare la propria alterità attraverso il richiamo all' ortodossia. E molto si potrebbe dire anche della Turchia, che corre a cavallo tra il mito turanico e il neo-ottomanesimo.
Insomma: ogni area del mondo si rifugia all' interno del proprio blocco-civiltà. Ogni blocco-civiltà si riforma su imperi o su egemonie vecchie di centinaia se non di migliaia di anni.
Esistono le eccezioni, naturalmente. Il mondo arabo ad esempio, che potrebbe prosperare sia per unità cultural-religiosa che per geografia e risorse, tarda a liberarsi dalle metastasi coloniali. E l'Africa. Continente vasto, variegato e sconosciuto, che probabilmente non va ricondotto ad un unico blocco, ma ripensato attraverso i suoi grandi imperi del passato (taluni millenari): l'impero del Mali, del Sudan, del Songhai, del Congo...
Crolla lentamente l'idea sciocca secondo la quale, attraverso il mercato, attraverso la tecnica, tutto il mondo avrebbe dovuto diventare 'occidente'. Ossia, in parole povere, soffrire della malattia nichilistica, il cui vettore avrebbe dovuto essere l'egemonia pecuniaria anglo-americana.
Intendiamoci: in parte è anche accaduto. Un moscovita è senz'altro un occidentalizzato, e i politici cinesi vestono in giacca e cravatta. Ma al di là delle contaminazioni, le diverse civiltà hanno offerto una certa resistenza, sicuramente rimodellandosi in funzione della modernità.
Gli Stati Uniti, in fondo prodotto metastasico della psicologia centro-nord europea, fungono oggi da sostitutivo dell' impero talassocratico inglese, con l'aggiunta dell' apporto delle psicologie post-luterane, che fondano la dialettica aspra tra la follia woke e la follia puritana.
Resta appunto da ridefinirsi cosa vorrà essere l'Europa. Che ha eletto per anni una classe dirigente formata culturalmente e carrieristicamente presso i potentati americani, e che ha importato dunque ogni forma di infezione ideologica.
Il prof. Costa nel suo intervento, pur insistendo sul tema 'Europa', si è lasciato sfuggire una frase, con la quale ammetteva che effettivamente riguardo a noi (credo cioè agli italiani), vi è una maggiore affinità culturale con molti paesi del sud america piuttosto che con il nord Europa. Concordo poco, ma ne approfitto. Perché effettivamente il mito europeo, mi sembra ad oggi storicamente un mito incapacitante. Almeno nella contingenza storica.
Non vedo la possibilità di un blocco-civiltà europeo, almeno non dopo Lutero. Esiste invece la possibilità di un blocco-civiltà euro-latino, o euro-mediterraneo. Che recuperi i temi che avrebbero dovuto essere fondanti di una unità europea. Ossia in ordine di importanza cristianità, filosofia greca, diritto latino. Con ciò che ne consegue nei termini dell' economia (dottrina sociale), nei termini dell' etica (concetto greco del limite), nei termini della forma di governo (ecumene), ecc...ecc...
Il fatto che l'Italia, nello scontro Russo-Americano che ha frantumato la possibilità di un'altra strada per una rettificazione europea 'continentale', proprio attraverso l'influenza dell'ortodossia, insista a stare più di altri sul fronte atlantico, è un qualcosa di imbarazzante, sebbene sia chiaro che si tratti di scelta obbligata, perché c'è stata una guerra che è stata perduta, e c'è stata la conseguente occupazione perdurante.
Ma se esiste una possibilità per la ricostruzione di un blocco-civiltà greco-latino, questo non potrà che essere geograficamente mediterraneo. Perciò, sotto a un certo punto di vista, potrebbe persino giovare una accelerazione della frattura interna tra le diverse psicosi europee. Avendo però sempre di mira innanzitutto la liberazione dalle occupazioni esistenti, e l'ostilità irriducibile per altri egemoni possibili nel Mediterraneo. Il riferimento a Israele è evidente, ma lo è anche quello alla Turchia, che probabilmente in Asia Centrale e nel Caucaso compone la prossima linea di faglia con la Russia.
Naturalmente, questo mio è solo un gioco. Perché non considera lo stato di decadimento antropologico dei paesi euro-latini. Che tuttavia va considerato in buona parte come indotto dall' occupante a fini strategici.
Evidentemente è perciò imperativo: se anche il Diavolo in persona muovesse un giorno guerra all' occupante, si tenga a memoria di tifare per il Diavolo.