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Medio Oriente: quelle strane, piccole, coincidenze

di Umberto Bianchi - 29/10/2023

Medio Oriente: quelle strane, piccole, coincidenze

Fonte: EreticaMente

Aalcuno potrebbe sembrare strano o paradossale, invece è proprio così: le ultime vicende internazionali, il cui ultimo episodio è rappresentato dall’improvviso riacuirsi del conflitto arabo-israeliano stanno, sempre più, assumendo la valenza di una tragica commedia, la cui regia è stata scritta molto lontano dagli scenari in cui essa si sta svolgendo. Cominciamo con i tragici eventi che, nei giorni scorsi, si sono svolti nel sud di Israele e che ora si stanno portando, in tutta la loro tragicità, a pieno compimento, in quel di Gaza.
Partiamo un paese, Israele, la cui intera classe dirigente, al momento guidata dal solito, immarcescente, Netanyahu, si è trovata a dover fronteggiare un malcontento ed un disagio da parte della propria opinione pubblica, mai visti in precedenza. Un disagio che, apparentemente innescato da una quanto mai discussa proposta di riforma della giustizia da parte del locale governo, affonda in verità le proprie radici in quel generale malessere che ha investito e ad oggi, ancora investe, le società di mezzo mondo e che attiene a tutte quelle che sono le disastrose ricadute delle politiche globaliste che, in uno scenario di perduranti ed altalenanti crisi finanziarie, caratterizzate da una costante perdita del tenore di vita, a seguito della kermesse pandemica, hanno subito un ulteriore aggravamento.
Uno stato di cose, questo, che non ha mancato di colpire anche lo stato israeliano, ingenerando malcontento ed instabilità politiche tali, da far temere l’esplosione di una guerra civile o, comunque, preannunciando dei radicali cambiamenti nelle politiche del paese. L’attacco sferrato da Hamas sembra, invece, aver ricompattato l’opinione pubblica e l’intero paese attorno ad un Netanyahu, d’improvviso passato da una posizione politica alquanto traballante, al ruolo di salvatore della patria, intento a profferire dichiarazioni bellicose, in mezzo a turme di militari. Punto secondo. Lascia molto perplessi il fatto che un attacco come quello di Hamas, abbia potuto esser portato avanti con tanta rapidità ed efficienza, quanto a dispiegamento di forze in campo e modalità d’azione, in un territorio come quello rappresentato dal confine tra la Striscia di Gaza ed Israele, solitamente soggetto ad una sorveglianza molto minuziosa. E sappiamo bene che, quella per la sicurezza interna, per lo stato ebraico rappresenta da sempre, una priorità assoluta, quasi paranoica. Non solo.
Più di una testimonianza tra quelle raccolte tra gli israeliani sopravvissuti all’attacco di Hamas, si fa portavoce di un evidente stupore, per il ritardo di almeno sei ore con cui l’esercito israeliano è intervenuto a difesa dei civili. Ed in base a quanto detto, viene da chiedersi se è mai possibile che, una struttura informativa di prussiana efficienza, quale quella rappresentata da servizi segreti come il Mossad e lo Shin Bet, non siano stati in grado di accorgersi di quanto si stava preparando nella vicina “strisciolina” di Gaza. Ad aggiungere una nota di maggior incertezza, rispetto alla narrazione “mainstream”, lo scenario geopolitico globale che vede il passaggio in sordina del conflitto in Ucraina, dovuto al fatto che la Federazione Russa in modo lento, ma costante, ha recuperato e sta recuperando visibilmente terreno, contrariamente agli auspici di un Occidente prono ai desiderata degli Usa. Spese militari, sanzioni e quant’altro, sembrano aver danneggiato solo l’Europetta di Bruxelles che, in tal modo, ha involontariamente favorito l’asse tra Federazione Russa e Cina, ora sempre più puntellato dal consenso e dalla vicinanza di molte realtà del Terzo Mondo.
Un’America sempre più isolata, pertanto, cerca di trovare delle vie d’uscita attraverso le quali regolare definitivamente i conti con uno dei “competitors”, con il quale vanta vecchi crediti. E tra questi, c’è proprio quella Repubblica Islamica dell’Iran, la cui influenza è andata via via assumendo un peso di sempre maggior portata, in un’area di rilevanza strategica, quale quella, da sempre rappresentata da tutta la fascia di territorio mediorientale prospiciente al Mediterraneo ed anche oltre. A partire dal supporto alle organizzazioni sciite del vicino Iraq, agli eventi della guerra civile in Siria, sino al massiccio supporto agli sciiti libanesi di Hezbollah, l’Iran ha assurto il ruolo di vero e proprio contraltare strategico, ai desiderata geostrategici Usa, in quest’area rappresentati e sostenuti dalla presenza dello stato-satellite di Israele, posto a sentinella dell’area orientale del Mediterraneo.
A questo punto, l’intera vicenda dell’attacco di Hamas assume tutt’altra connotazione rispetto alla sdilinquita ed ipocrita narrazione dei media embedded, volta a giustificare qualunque nefandezza compiuta dagli Usa o dai suoi inservienti in loco. Diciamocelo pure, l’attacco agli insediamenti israeliani se non è stato direttamente pianificato ed organizzato da Lor Signori è, quantomeno, stato lasciar accadere per la gioia ed il tripudio delle carriere politiche dei vari Netanyahu e, come abbiamo già detto, costituisce l’occasione ideale per far ribadire agli Usa, il proprio dominio sulla scena internazionale.
Tutto questo però, senza dimenticare quello che, di tutta questa storia, costituisce il convitato di pietra, ovverosia la questione del diritto del popolo palestinese ad avere un proprio stato. Una questione, per troppo tempo lasciata a sé stessa, nel completo disinteresse della comunità internazionale ed in special modo, di quell’Europetta di Bruxelles che, ha abbandonato il Mediterraneo al suo destino, in mani americane (ed ora anche turche, come nel caso della Libia, per citarne solo uno tra i molti…sic!). Il non voler concedere uno stato ai palestinesi, l’occupazione delle loro terre anche in tempi recenti, da parte di coloni spesso provenienti da paesi occidentali, la dura repressione nei confronti delle varie rivendicazioni, hanno costituito e costituiscono l’humus ideale per il proseguo ad oltranza di atti di guerra e guerriglia, contro lo stato ebraico.
Il tutto sempre condito da una spaventosa disparità nel numero delle vittime, tutta a discapito dei Palestinesi. Senza spingerci troppo lontani, basterebbe ricordare “Piombo fuso”, ovverossia il nome dell’operazione militare israeliana, lanciata su Gaza del 2008 ove, a seguito di una serie di attacchi di Hamas che, in otto anni avevano provocato una quindicina di morti tra gli israeliani, furono uccisi almeno duemila e passa palestinesi, per lo più civili. Ora, a seguito dell’ultimo attacco di Hamas che, condotto in grande stile, ha provocato sui milleduecento morti tra gli israeliani, questi, come risposta, hanno scatenato su Gaza un’altra raffica di bombardamenti provocando, ad ora, almeno seimila vittime civili. A parte il tragico conteggio delle vittime che, sia dall’una che dall’altra parte, meritano la giusta pietà, rimane, sopra tutto, una considerazione finale, che travalica anche le considerazioni di mera geopolitica sin qui svolte.
Il Globalismo ha oramai mostrato apertamente le sue vere intenzioni, ovverosia il voler depredare ed impoverire i popoli di tutto il mondo, attraverso la creazione di un continuo stato di paura ed emergenza. Pandemia, emergenza climatica, conflitto in Ucraina ed ora apertura di un nuovo fronte nel Vicino Oriente, hanno costituito e costituiscono i pilastri portanti del tentativo di imporre definitivamente le istanze globaliste, con il pretesto di un qualsivoglia motivo. A questo punto, sta ai popoli prendere coscienza di quanto sta accadendo e decidere di prendere in mano le redini del proprio destino, senza più delegare nulla a nessuno, sia che si tratti di singoli, di partiti politici o di istituzioni sovranazionali, che dir si voglia.