Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Su orsi e dintorni: meno animalismo, più totemismo

Su orsi e dintorni: meno animalismo, più totemismo

di Riccardo Paccosi - 12/04/2023

Su orsi e dintorni: meno animalismo, più totemismo

Fonte: Riccardo Paccosi

Col repentino venir meno d'un numero sempre maggiore di specie animali, noi esseri umani cosa stiamo perdendo?
La risposta a questa domanda, penso richieda uno sforzo di riflessione antropologica.
Ritengo positivo che, nell'era contemporanea, sia sorta una coscienza intorno agli animali relativa al loro essere creature capaci di provare felicità e sofferenza e, di conseguenza, relativa al loro essere latrici del diritto a non venire maltrattate o torturate.
Ritengo deleterio, però, che la questione animale finisca ridotta alla valorizzazione delle caratteristiche che avvicinano animali e uomini. In questo senso, l'animalismo - invocando i diritti degli animali sovente in ragione delle loro caratteristiche intellettive e affettive similari a quelle umane - si rivela essere una forma di antropocentrismo mascherato.
La comprensione dell'importanza del rapporto uomo-animale, non passa dall'individuazione della somiglianza ma, al contrario, dall'esaltazione della completa alterità.
L'animale rappresenta infatti quella relazione col cosmo che nell'uomo, come diceva Ernesto De Martino, genera una "crisi di presenza": l'uomo intuisce l'infinito intorno a sé, si interroga su di esso, ma se ne sente anche separato. L'invenzione del sacro e della ritualità - generatrice, secondo i padri dell'antropologia, di ogni patto sociale originario - si declinava per molti popoli nella sacralizzazione totemica di quegli esseri che, al contrario degli uomini, vivevano connessi al cosmo circostante, ovvero gli animali.
Questa sacralizzazione tanto più si esprimeva con forza, quanto più il rapporto uomo-animale era avvolto entro un concatenamento di morte e sopravvivenza: l'animale che veniva ucciso per nutrirsi, era sacro; parimenti, nell'animale ucciso per gli olocausti, si riteneva incarnarsi lo spirito divino celebrando il ciclo indissolubile della vita.
Perdere gli animali, dunque, significa perdere la relazione misterica col cosmo, significa perdere ulteriori elementi di connessione simbolico-rituale della comunità umana.
La riscoperta di una relazione tra uomini e animali, quindi, o sarà totemica o non sarà.
Venendo alle discussioni da social network sugli orsi del Trentino, la vita di questi ultimi va difesa non perché essi siano pelosi e carini, ma perché se gli orsi cessassero di esistere verrebbe meno un archetipo, un elemento di connessione simbolica e ancestrale, fra gli esseri umani e l'Universo.