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Trump non è un'alternativa, solo una anomalia

di Riccardo Paccosi - 12/03/2024

Trump non è un'alternativa, solo una anomalia

Fonte: Riccardo Paccosi

Premesso che la frase "espelleremo i guerrafondai" è sufficiente - in una situazione a rischio guerra mondiale - per auspicare la vittoria di Trump malgrado tutto, è bene anche analizzare la situazione al di là dell'urgenza della fase e focalizzarsi sul resto.
Il buon Donald elenca qui tutti i suoi nemici e tale elenco include tutte le ideologie politiche tranne, guarda un po', il neoliberismo.
Del resto, i suoi sostenitori interni sono quei repubblicani "libertari" affermanti che il welfare state sarebbe nientemeno che l'anticamera della dittatura: dunque un mondo veramente libero, per loro, è quello dove chi si ammala  si paga le cure o altrimenti crepa.
Per quanto riguarda invece i sostenitori internazionali di Trump, abbiamo figure come il presidente argentino Milei: un soggetto affermante che quello di giustizia sociale sarebbe "un concetto sporco".
Alla fine, vale per Trump quello che vale per i Brics: molti, qui da noi, confondono il sistema socio-economico con lo scenario geopolitico e, così, buttano il cuore oltre l'ostacolo attribuendo all'uno e agli altri una valenza di alternativa sistemica ch'essi invero non hanno mai enunciato.
Il conflitto strategico, militare e globale che vediamo dipanarsi nel mondo è mortale, epocale, ma va chiarito una volta per tutte che riguarda gli assetti geopolitici, l'alternativa fra unipolarismo e multipolarismo, NON il tipo di struttura socio-economica.
Così come i paesi Brics non hanno dato alcuna prova di essere alternativi all'agenda egemone del World Economic Forum (al contrario, alcuni di loro hanno dato prova del loro totale allineamento a tale agenda), così Trump intende restare sul sentiero di un sistema neoliberista, ancorché declinato in favore della potenza nazionale anziché di quella governance unica globale tanto agognata dalla sinistra.
E questo significa il suo voler perseverare - proprio come la sinistra - nella costruzione d'una società sottomessa al mercato, dove ogni solidarietà collettiva viene azzerata mentre gli uomini trovano la loro "libertà" nella solitudine e nell'isolamento.
Chi combatte il neoliberismo, oggi, combatte la configurazione definitiva del mondo e la sua stessa dialettica interna.
Chi combatte il neoliberismo, testimonia la volontà di un totalmente altro che è irrudicibile a qualsiasi convergenza con le forze e le ideologie di questo mondo.
Chi combatte il neoliberismo, è solo e assume su di sé il portato tragico di una vittoria impossibile, perché la vita digitalizzata non ha alcuna possibilità di trovare una dimensione esteriore a quella privatizzata e tecnologica del neoliberismo.
Quindi, per ragioni di priorità legata alla guerra mondiale, tifiamo pure per Trump fino al 5 novembre. Ma poi, dal 6 novembre, chi combatte il neoliberismo deve sapere che probabilmente dovrà combattere contro Trump e, soprattutto, contro i suoi emuli in patria.