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Una autentica sovranità nazionale

di Gianni Petrosillo - 25/05/2021

Una autentica sovranità nazionale

Fonte: Conflitti e strategie

Sovranismo e populismo, come abbiamo già scritto, sono stati un camuffamento della realtà. Nessuna delle organizzazioni che nel tempo si è richiamata a queste ideologie ha preso sul serio la questione dell’indipendenza nazionale e dell’autonomia statale. Il sovranismo della cosiddetta destra è identitarismo di bassa “lega e fratellanza”, un campanilismo da strapase portato su scala peninsulare, il populismo dei pentastellati è mero plebeismo, ovvero estensione dell’ignoranza istintuale dal basso verso ogni dove. Al dunque, sia gli uni che gli altri (con l’eccezione della Meloni, comunque filoamericana), si sono schierati sulle solite posizioni subordinate, sia in economia che in politica (soprattutto internazionale), tanto che ora appoggiano lo stesso Presidente del Consiglio, noto esecutore di ordini stranieri.
Per non cadere nuovamente in errore e dare credito a simili dissimulatori della patria occorre chiarire bene alcune cose. Non esisterà mai un' Italia veramente libera finché essa vivrà sotto il tallone di ferro statunitense. In una intervista pubblicata su Limes, nell’ultimo numero, un anonimo generale americano (si fa chiamare Americanus) si esprime in questi termini:
“Dunque vogliamo quel che abbiamo. Che cosa abbiamo? Il controllo militare e di intelligence del territorio, in forma pressoché totale. E quel grado, non eccessivo, di influenza sul potere politico – soprattutto sui poteri informali ma fondamentali che gestiscono di fatto il paese. Quello che voi italiani ci avete consegnato nel 1945 – a proposito, se qualcuno di voi mi spiegasse perché ci dichiaraste guerra, gliene sarei davvero grato – e che non potremmo, nemmeno volendolo, restituirvi. Se non perdendo la terza guerra mondiale. ... In concreto – e vengo, penso, a quella «geopolitica» di cui parlate mentre noi la facciamo – dell’Italia ci interessa…La posizione (quindi le basi)... Siete un gigantesco molo piantato in mezzo al Mediterraneo. Sul fronte adriatico, eravate (e un po’ restate, perché quelli non muoiono mai) bastione contro la minaccia russa, oggi soprattutto cinese...E forse dimenticate che una delle più grandi piattaforme di comunicazioni, cioè di intelligence, fuori del territorio nazionale l’abbiamo in Sicilia, a Niscemi, presso lo Stretto che separa Africa ed Europa, da cui passano le rotte fra Atlantico e Indo-Pacifico?...I nostri nemici di quasi sempre e di oggi, ma soprattutto di domani – insomma russi e cinesi – hanno messo gli occhi su di voi. Noi non possiamo permetterci il lusso di perdere l’Italia. O solo di concedere che diventi un caotico condominio le cui stanze dovremmo spartire con altri. Magari anche con quei cugini di Baviera. È questo il punto. È ormai chiaro che un paese al contempo così sgangherato e attraente sia diventato il ventre molle del nostro spazio di influenza, il luogo in cui si inseriscono – o vorrebbero inserirsi – i nostri principali sfidanti, compresa quella Germania che dopo la seconda guerra mondiale si vuole pressoché innocua. Noi siamo presi da molte altre questioni, sparse per il mondo, geograficamente distanti da quello che chiamano lo Stivale. Ma non possiamo abbassare la guardia in Europa, continente tuttora decisivo per ogni sogno di potenza, perla della nostra epopea, luogo d’origine di gran parte dei miei concittadini. Soprattutto in Italia, nazione bisognosa, sensibile alle lusinghe altrui, non soltanto economiche… Lo stesso vale per la Russia. Nel corso della storia l’Italia ha conservato relazioni fin troppo amichevoli con Mosca, ma un ulteriore sviluppo negativo si è registrato di recente. Nel 2020, durante la prima ondata dell’epidemia, abbiamo seguìto con notevole emozione l’approdo a Pratica di Mare di centinaia di militari russi. Sotto i nostri occhi il Belpaese accoglieva una potenza che combattiamo da decenni, al di là della guerra fredda. Le immagini dei soldati del Cremlino che attraversavano la Penisola – dal Lazio fino alla Lombardia – per offrire il loro presunto aiuto alla popolazione assalita dal virus mi ha confermato quanto labile sia la condizione dell’Italia….Addirittura più complicato è il dossier tedesco. Da molti anni la sopravvivenza economica dell’Italia dipende dalla terra dei miei avi, con la vostra manifattura esistente dentro la catena del valore teutonica. Sicché conviene interrogarsi sulla futura collocazione dello Stivale, adesso che Berlino prova a salvare l’Eurozona offrendo ai mercati la propria solidità finanziaria, mentre continua a flirtare con cinesi e russi, soggetti indiscutibilmente autoritari, nonostante i nostri richiami”.
Ecco quello che dovrebbe essere il programma di una forza veramente nazionale o, almeno, alcuni dei suoi punti imprescindibili! Occorre realizzare proprio quello che il Generale (e l’America) non vuole. Una piattaforma politica di principi e indirizzi da sceverare, elaborare, adattare ai mezzi a nostra disposizione. Chi non ha il coraggio nemmeno di parlarne o chi addirittura nega l’utilità di simili orizzonti (anche se lontani) è l’ennesimo servo o traditore da evitare.  
1. Ripresa del controllo militare del territorio (con chiusura della basi americane)
2. Lustrazione dei servizi segreti e annichilimento di influenze esterne su elementi o organismi doppiogiochisti
3. Rinascita della politica estera con propositi strategici di ampio respiro, per l’attivazione di legami e alleanze in Europa (Germania in primis), nel mediterraneo, e a est con Russia e Cina
4.  Eliminazione dell’influenza straniera sul “potere politico e soprattutto sui poteri informali ma fondamentali che gestiscono di fatto il paese” individuando e annullando gruppi e soggetti che ne sono attori
Nel saggio “Per una forza nuova”, scritto con La Grassa, abbiamo parlato proprio di un asse continentale tra Germania, Russia e Italia, il quale può farsi artefice del cambiamento antiegemonico di cui abbisogna la nostra epoca per rompere la gabbia d’acciaio americana. Gli statunitensi temono come la peste, e non da oggi, una siffatta convergenza. Così com’è il mondo non va più bene, è divenuto troppo asfittico, marcio, prepotente e unidirezionale. C’è in atto una sicura transizione ma gli avvenimenti procedono ancora molto lentamente. Chi prima riuscirà a muoversi verso il futuro si avvantaggerà dei suoi possibili risvolti.